PISTOIA. “Siamo stra-vivi e stra-vegeti”, esordisce così il coach nella conferenza stampa del mercoledì mattina e, dati alla mano, è comunque difficile dargli torto. Abbiamo infatti giocato una partita più che dignitosa anche contro Cantù, che schiera un roster che noi possiamo solo immaginare nei sogni a tinte biancorosse più audaci.
A un paio di minuti dal termine ci siamo effettivamente giocati la palla del nuovo sorpasso, questo è certamente vero e non può che esser segno che la squadra è sul pezzo, nonostante tutto.
Okay, il filotto di sconfitte comincia a pesare, più sull’umore del tifoso medio – compreso il sottoscritto – che sulla classifica che, bene o male, racconta ancora la favola della squadra che, partita per arrivare penultima e nello scetticismo generale, ha archiviato la pratica salvezza nello spazio di un girone, ha messo nel mirino i playoff – ma considerandoli eventualmente solo come la classica ciliegina sulla torta – e staziona tuttora ad un pazzesco quinto posto.
Il calendario, va detto, non aiuta. Adesso scendiamo a Caserta, campo ostico ed avversario in salute, poi aspettiamo Cesare all’ora di pranzo di domenica 13 per affrontare Cremona, poi saliamo a Reggio Emilia a cercare gloria contro una corazzata, quindi tutti siamo perfettamente consapevoli che va messa in conto qualche altra sconfitta.
Il quadro è oggettivamente desolante, è necessario cercare qualche spunto di ottimismo. Uno può essere trovato in Andrea Amato. Finalmente un cambio per Ronald Moore che porta palla senza disagio e che, nonostante i due allenamenti scarsi assieme alla squadra, fa vedere buone cose quanto a circolazione palla e capacità di fare la scelta giusta. Si è presentato bene, senza dubbio. Ottima personalità, buon tiro, bisogna capire cosa potrà dare quando avrà trovato l’intesa vera coi compagni. Aspettiamo con curiosità.
Nel frattempo possiamo far recuperare Filloy, che sarà in campo solo contro Cremona, con la calma del caso perché con Amato abbiamo recuperato la possibilità di alzare l’intensità degli allenamenti.
Il coach lo ha sempre detto, in condizioni di emergenza possono essere affrontate senza subire contraccolpi al massimo un paio di partite, è evidente quindi che lo stato non ottimale di salute della squadra ha inciso non solo per la mancanza dei giocatori, ma anche perché si è turbato quello che Esposito ha sempre definito come un equilibrio delicatissimo e sottile della squadra.
Si spera, dunque, diminuiranno gli errori frutto di stanchezza, inevitabile nelle ultime partite da metà del terzo quarto in poi, e probabilmente ricominceremo ad avere anche un gioco più equilibrato sul piano delle scelte tra sotto canestro e sul perimetro. Troppi tiri da fuori anche contro Cantù, vero?
A me è sembrata la classica squadra che, lingua penzoloni, si affida e spera nel tiro da fuori perché pensare di sviluppare un gioco sui 24 secondi piuttosto che provare a battere l’avversario sul primo passo per una penetrazione e scarico, da un certo punto della partita in poi è sembrato davvero troppo faticoso per le residue energie dei ragazzi. Si rialzerà la qualità della pallacanestro giocata, dunque, nessun dubbio.
Tornerà anche Filloy, che della batteria dei registi è il meno esplosivo ma certo più ragionatore, e che a mio avviso ci è tanto mancato nei momenti importanti delle partite che abbiamo perso. Vista la presenza di Amato probabilmente troverà maggior utilizzo come guardia, ma sarà un cervello in più nella gestione dei momenti chiave. Non è un caso che, senza il play ragionatore, Alex e Wayne siano calati. Staremo a vedere.
Quanto a Kirk, ho chiesto ad Esposito se non fossero comunque troppo pochi i due falli a referto contro Milano ed un misero fallo speso dal centro a Cantù. Tra un polacchino che ci abbandona per 5 personali troppo presto ed uno che dà l’impressione di non spendersi troppo, di non dare una botta, di togliere il braccio, io onestamente non so chi preferire.
La risposta, ancora una volta, è stata che il coach certamente mai chiederà ad Alex di picchiare perché questa squadra non può prescindere da Kirk anche nella sua versione meno splendente.
Non possiamo permetterci di giocare con Antonutti e Wayne troppi minuti sotto canestro e non possiamo pensare che Olek possa restare solo. Mi sono permesso di sottolineare che tra il primo ed il quinto fallo c’è comunque un bel margine di manovra, ma Vincenzo ha ribadito che è un rischio che non può correre.
Molto probabilmente la gestione dei falli è unicamente un fattore del singolo giocatore, che sa capire il metro arbitrale, sa misurarsi, sa quando può osare il contatto in più e quando è meglio subire un canestro. La migliore gestione dei falli, insomma, fa la differenza tra un giocatore che deve ancora crescere, come Alex, ed uno già più esperto e navigato. Speriamo entro la fine della stagione di vedere un Kirk più incisivo anche in difesa.
[Luca Cipriani]