PISTOIA. Finalmente. Vorrei aprire e chiudere questo articolo solo con questa parola. Finalmente, appunto, ci siamo. Una squadra, la nostra Giorgio Tesi Group, che gioca a basket con maggiore equilibrio, diverte e soprattutto porta a casa una vittoria di fondamentale importanza in ottica playoff.
Non si può più fingere che l’ottavo posto non sia un obiettivo. Prima di domenica, in verità, si potevano ipotizzare tanti scenari, perché un eventuale filotto di sconfitte tra Cremona prima, Caserta e Bologna dopo, avrebbe addirittura potuto far sorgere nuovamente qualche preoccupazione in ottica salvezza.
Oggi non è possibile fare i pompieri, anzi diciamolo con sincerità, sappiamo tutti in cuor nostro che, dovessimo battere Caserta alla prossima in casa, invaderemo in massa Bologna per portare a casa la terza consecutiva.
Corro troppo? Forse, ma vorrete concedere un po’ di entusiasmo dopo tante settimane di noia mortale.
Un campionato che pareva destinarci ad una salvezza senza sussulti e, soprattutto, senza divertimento si è trasformato in una corsa entusiasmante ad un grande obiettivo, quello di entrare nelle prime otto del campionato.
Merito di chi? Merito di cosa? Tanti fattori, sicuramente. La maturità della tifoseria, certamente, che è stata tanto critica quanto passionale anche nelle settimane più complesse.
Una critica matura, quella del pistoiese, forse non sempre condivisibile ma assolutamente costruttiva. Una critica che è forma di amore viscerale per una maglia biancorossa e che non trascenderebbe mai oltre l’animato e civile scambio di opinioni. Sì, anche sotto questo aspetto possiamo essere orgogliosi di costituire un’isola felice nel panorama dello sport italiano.
Merito dello staff tecnico, talmente ovvio che non merita approfondire troppo quel che è sotto gli occhi di tutti.
Il merito più grosso? Quello della società. L’ho già scritto a mercato aperto ma merita sottolineare di nuovo quel che è successo, proprio perché se è vero che le critiche, oggettivamente costruttive, non hanno certo minato il nostro ambiente, è oltremodo corretto, quando si ritiene siano state fatte scelte importanti, tornare a spellarsi le mani in un fragoroso applauso.
Nonostante, notoriamente, non si navighi nell’oro, perché l’ottimo lavoro di Galanda e soci nella costruzione di fondamenta più solide si apprezzerà a pieno solo nel lungo periodo, nonostante fosse comprensibile la scelta di scommettere su poche ulteriori vittorie per portare a casa la salvezza, la dirigenza biancorossa ha fatto uno sforzo importante sul mercato. Cosa ne è venuto fuori?
Cari amici, si racconta che Linton Johnson fosse un frutto marcio all’interno del gruppo. Io non ero in quello spogliatoio e non ho motivo di dubitare che fosse effettivamente un pessimo compagno di squadra, anzi se devo essere onesto sono stati tanti i piccoli segnali, visti dall’esterno, che hanno fatto pensare che ingaggiarlo sia stata una pessima scelta. Tuttavia, mi sia permesso, l’impressione da fuori è che il problema con Johnson non sia stato solo di natura caratteriale, ma anche tecnica.
In sintesi, avere una batteria di lunghi composta dal Presidente e da un Magro di cui Moretti non è sembrato mai fidarsi troppo è un conto, dopo il mercato di riparazione poter schierare Easley, Amoroso e, solo all’occorrenza, Magro, è francamente tutta un’altra storia.
L’impressione è che non sia solo una questione numerica, il lungo in più, o caratteriale, Amoroso vera forza della natura. La sensazione è che entrambi gli innesti con cui si è sostituito il Presidente abbiano caratteristiche lontanissime dal giocatore che è stato allontanato. Easley contro Capo d’ Orlando ha esordito con due infrazioni di passi, ma diciamo la verità, sono state le prime due azioni dell’intero campionato in cui abbiamo visto dare palla sotto ad un lungo che sa giocare spalle a canestro.
Non ne avevamo vista mezza, di palla sotto al Presidente, Tony sembra un altro tipo di giocatore. Amoroso, senza nulla togliere a Magro, ha tutto un impatto sulla partita nettamente diverso rispetto al buon Daniele, tanto da aver avuto l’effetto di un piccolo tsunami che ha rinvigorito una squadra un po’ moscia. Con una squadra così diversa, che può far paura anche sotto, le percentuali da fuori hanno ripreso a lievitare già a partire dalla partita con Capo d’Orlando, ed a Cremona si è avuta conferma.
Insomma, per farla breve, c’è soddisfazione, molta, perché oggi la nostra squadra sembra più completa, più equilibrata, sembra avere più frecce nell’arco. Oggi Pistoia può preoccupare molti avversari, la prova di Cremona ne è stata la prima vera conferma.
Un grande ringraziamento, dunque, ai dirigenti che hanno voluto correggere il tiro, per offrire a noi appassionati un finale di campionato che, comunque vada a finire, sarà davvero stimolante fino all’ultima partita.
Adesso Caserta e poi tutti a Bologna: le pagine migliori di questa stagione sono ancora da scrivere.