PISTOIA. Si è già detto e scritto molto su questa partita, che rimarrà certamente nella storia sia per com’è maturato il risultato sul campo, sia per quell’autentico girone dantesco che è diventato il PalaCarrara dal terzo quarto in poi. Su questo secondo punto, sull’attaccamento ai colori del pistoiese, voglio portare la mia testimonianza particolare, quella del tifoso all’estero in compagnia di una quindicina di abbonati durante una partita fondamentale per le sorti del campionato.
La palla a due è coincisa più o meno col rientro in albergo dall’escursione giornaliera, tutti in camera a farsi una doccia prima della cena ed a sfruttare il wi-fi per seguire il sito della lega. Chat aperta con alcuni amici dentro al palazzo, la delusione alla fine dei primi venti minuti è palpabile anche a Stoccolma, perché al di là del parziale si percepisce chiaramente, sia dalle percentuali dei ragazzi che dai commenti via social, che non ci siamo proprio. La sensazione che la cena possa andare di traverso sembra ormai una certezza.
Poi la musica cambia, i commenti via chat raccontano un qualcosa di meraviglioso ed allora anche nella hall dell’albergo sale una tensione che non ha precedenti. Non ci interessa se il pulman è già arrivato, fino alla sirena non ci muoviamo di lì, il ristorante può aspettare. Un’ansia che si percepisce a pieno, il netcasting racconta che stiamo vincendo e c’è la seria possibilità di ribaltare anche la differenza canestri, tutto questo nonostante un primo tempo da 29 punti segnati.
Qualche occhiataccia a chi si sbilancia dicendo che ormai è fatta – finché non vi è ufficialità la scaramanzia fa da padrona – ed alla fine è festa grande. Una gioia immensa anche da grande distanza, che sarebbe da spiegare anche al nutrito gruppetto di turisti indiani che ci lancia sguardi curiosi. La cena può essere servita, c’è da festeggiare ed anche la miscela esplosiva di salmone, merluzzo carbonaro e cervo – tra l’altro già squisita di per sé – assume un sapore ancora più delizioso. Un brindisi a base di birra a bassissima gradazione e tutti più tranquilli per il volo di ritorno, l’aereo non può cascare perché vogliamo gustarci questi dannatissimi playoff. Non sono ancora sicuri, ma Pistoia li merita più di chiunque altro in questa stagione.
Ho rivisto la partita in replica e voglio proporre un paio di riflessioni. La prima riguarda Antonutti, “the importance of being Michele”, perché domenica ha dato la prova più evidente del motivo per cui sia un uomo di Esposito, un giocatore che il coach vuole assolutamente nella propria squadra. Non mi riferisco, ovviamente, ai numeri da mvp che ha messo in mostra in campo, quelli sono fin troppo evidenti, ma alle parole importanti in conferenza stampa, degne di un giocatore che prima di tutto è uomo vero.
Da un lato l’orgoglio in alcune puntualizzazioni doverose, quando per esempio ha sottolineato che ai ragazzi ha fatto male sentire (o leggere) qualcuno che ritiene che la squadra abbia mollato, oppure quando ha ricordato che per Pistoia questo è un campionato oggettivamente già storico, in attesa di capire se arriverà la ciliegina sulla torta.
Dall’altro la capacità di dividere la standing ovation con tutta la squadra, Michele ha ringraziato per i complimenti ma li ha portati ai compagni perché, parole testuali, nel post partita è stato facile vedere le sue statistiche ma la vittoria è stata possibile grazie alle piccole cose portate da tutti. Caro Michelone, venire da un periodo oggettivamente complesso ed avere la capacità di condividere una vetrina meritatissima è tipico dei leader di spogliatoio. Chapeau!
La seconda riguarda Sua Eccellenza Vincenzo Esposito, limitare Sassari a 27 punti segnati nell’intero secondo tempo è stato un piccolo capolavoro difensivo. A mio avviso una delle chiavi di lettura della partita, una scelta oggettivamente coraggiosa, è stata quella di non raddoppiare sulle penetrazioni di Logan e Stipcevic per sporcare le linee di passaggio in scarico sulla linea.
Insomma, meno area intasata ma molta più efficacia sulla difesa dal perimetro, dove i sardi sanno essere letali. Incomprensibile, sulla sponda opposta, lo scarso utilizzo di un Alexander efficace e la totale assenza di una palla sotto degna di questo nome. Così a pelle verrebbe da dire che i soldi spesi per l’ingaggio di Varnado siano tra i più sprecati di tutta la lega, ma non è comunque un nostro problema.
Adesso manca l’ultimo passo. Li meritiamo. Di più, se gli dei del basket hanno seguito le vicende dei nostri biancorossi sanno che sulla bilancia della giustizia vanno considerati tanti fattori, dunque immaginare di chiudere anche un paio di gradini sopra l’ottavo posto non è blasfemia, ma costituirebbe oggettivamente il finale di stagione più giusto per i ragazzi e tutti noi appassionati pistoiesi. Sono ad un passo, andiamoli a prendere. Forza ragazzi
[Luca Cipriani]