PISTOIA. Negli ultimi giorni, in assenza di indicazioni e novità di rilievo, tutti gli appassionati si sono sbizzarriti nell’immaginare cosa potrà succedere nella prossima sessione di mercato, cercando di collegare le proprie previsioni ad argomenti più o meno tecnici e provando a non farsi condizionare dall’affetto per questo o quel giocatore.
Salvo qualche eccezione, il presupposto delle varie valutazioni è quello della permanenza di coach Esposito alla guida della truppa biancorossa. A stretto rigore di logica questo presupposto è assolutamente corretto, Vincenzo ha ancora un anno di contratto ed è a tutti gli effetti saldamente alla guida della squadra, che, tra l’altro, continua ad allenare al PalaCarrara lavorando sui fondamentali di un nutrito gruppetto di italiani che, senza l’assillo della partita, stanno impegnandosi duro su tutti quei piccoli aspetti che possono fare la differenza nella crescita tecnica personale.
Vero è, inoltre, che non sembrano esserci all’orizzonte troppe alternative per Vincenzo, almeno in Italia, considerato inoltre che, al netto del piccolo fraintendimento dopo Torino, il rapporto con la piazza è idilliaco, tutto porta a pensare che il matrimonio possa durare ancora una stagione.
Sulla base di questa idea è quindi logico pensare possano restare gli uomini di fiducia – Moore ed Antonutti su tutti – e che si possa immaginare una programmazione che preveda l’ulteriore crescita di Lombardi o l’inserimento in prima squadra di qualche nuovo giovane talento da scoprire ed affidare alle sapienti mani del coach.
Più difficile, anche se pochi lo sottolineano, immaginare in queste condizioni la permanenza di Filloy, che se ricordate bene lo scorso anno fu confermato dalla dirigenza prima dell’annuncio della firma del coach e che, pur disputando una signora stagione e pur avendo avuto un ruolo importante, non sembra – opinione personalissima – essere in cima alla lista dei desideri di Vincenzo.
Il coach, del resto, ha chiaramente riposto le chiavi della regia in mano al suo uomo di fiducia, impiegando spesso Ariel nel ruolo di guardia. C’è poco da fare, se il nuovo allenatore si porta con sé un giocatore che chiede espressamente alla dirigenza e che ha la sua piena fiducia, se io gioco in quello stesso ruolo posso anche essere stato confermato ed essermi guadagnato rispetto, ho comunque un problema in più nel trovare lo spazio che pure meriterei.
Tutte queste considerazioni sono comunque a dir poco premature, personalmente sono tra quelli che ritengono ancora che la vera domanda su cui ruota tutta la sessione di mercato sia a monte, credo in altre parole che la permanenza del coach sia tutta da verificare.
Non è certamente questione di soldi – Vincenzo ha dato più di una dimostrazione di non vivere di pallacanestro, ma al limite per la pallacanestro – non credo nemmeno sia una questione di giocatori, Esposito sa perfettamente che Pistoia siamo e più di tanto non metteremo mai a disposizione di qualsiasi coach, tuttavia fossi nei panni di Vincenzino farei valutazioni a più ampio respiro.
Punto uno, la stagione appena conclusa è, con buona pace dei poeti e dei sognatori, sostanzialmente irripetibile. Una squadra capolista per buona parte del girone di andata, una qualificazione alle F8, un sesto posto ed una qualificazione playoff che ci ha messo contro forse la peggiore squadra dell’intero lotto, un finale di stagione da libro cuore, davvero qualcuno pensa possa andare meglio?
Di più, qualcuno è a conoscenza dell’autentica botta di fortuna che, unita al fiuto ed alla capacità di Iozzelli ed Esposito, ha portato la coppia composta da Kirk e Blackshear a Pistoia?
Qualcuno sa quanto è stato pagato Kirk? Pensate una cifra, vi garantisco che quella di cui sono a conoscenza è sicuramente più bassa di quella che avete immaginato. Il buon Alex, tanto per esser chiari, salvo clamorosi colpi di scena si avvia a guadagnare 4 volte tanto nella prossima stagione. Tutto può e deve ancora succedere, ma la sensazione diffusa è questa.
Domanda: sarà possibile col budget più basso della massima serie riuscire nuovamente a pescare così bene? Ovviamente possibile lo è e la dirigenza ha dato prova di capacità notevoli, tuttavia non sarà semplice trovare americani seri e professionali – fatta salva qualche piccola stravaganza di Preston, ma nulla di particolarmente grave – come quelli di quest’anno.
Attenzione, non sto dicendo che secondo me vanno tutti via, assolutamente no, sto cercando di sottolineare che c’è stata tanta bravura, professionalità e capacità, unita a quel tot di fortuna che è sempre necessaria nelle stagioni memorabili ma che però rappresenta una variabile fuori controllo.
Insomma, se io mi metto nei panni del coach e mi domando se a Pistoia abbiamo capito cos’è successo quest’anno, non sono sicuro della risposta che mi viene in mente. Non è questione del fischio o del singolo episodio dell’insulto, il ragionamento è più generale.
Si diceva che le prime due gare play off ad Avellino erano state giocate male, lo stiamo vedendo cosa sta combinando la squadra di Pino contro Reggio Emilia? Se scorriamo il roster di questa stagione e lo confrontiamo con quello di altre squadre, ci sembra alla nostra portata quel sesto posto effettivamente conquistato sul campo? Ci sembra normale il campionato che ha fatto Cantù con quel roster e quei soldi spesi? Io dico di no. Eppure, se mi metto nei panni del coach, non sono sicuro che alla piazza queste cose siano chiare.
Perché? La domanda non è banale, ma dal tipo di risposta che si prova a dare si può cercare di immaginare il futuro. Perché a Pistoia si fa oggettivamente fatica a far passare un messaggio corretto? Voglio scrivere un paio di cose, poi ognuno trarrà le conclusioni che riterrà opportune.
Ho avuto la fortuna di seguire la stagione dalla sala stampa ed ho visto un allenatore costretto a ricordare troppo spesso chi siamo, da dove veniamo e dove possiamo andare.
L’ho visto quasi scusarsi a volte, sottolineando che ce la saremmo giocata alla morte e che non stava cercando alibi, ma quella squadra che avremmo affrontato era stata costruita con altri traguardi da raggiungere e con altre disponibilità.
L’ho visto affrontare il momento più critico della stagione solo contro tutti, l’ho visto anche sbagliare sotto lo stress di una partita persa male e non l’ho visto supportato per tutta la settimana successiva.
L’ho visto convocare una conferenza stampa congiunta in cui ci dovevano essere tre persone e poi invece c’erano il coach ed il Presidente a chiedere il sostegno del pubblico. Gli ho sentito fare discorsi giustissimi, ma che dovrebbero essere più nelle corde di un dirigente che di un allenatore.
Cari amici, gli ho visto fare una stagione strepitosa e, nonostante tutto, l’ho sentito dare troppe volte giustificazioni al proprio operato. La domanda sorge spontanea: visto le condizioni in cui ha lavorato, perché dovrebbe rischiare dopo una stagione così? Se c’è il serio rischio che un campionato a quote normali venga percepito quasi come fallimentare, perché dovrebbe restare?
[Luca Cipriani]