PISTOIA. Lo aveva detto, Vincenzino: “Non chiamatemi più “El Diablo”, quella pagina della mia vita è stata girata, oggi sono un coach ed all’Esposito giocatore non voglio più pensare”.
Era lecito pensare dimostrasse coraggio, il nostro Vincenzo, perché decidere di abbandonare quel rifugio sicuro dato dalla leggenda che è stata Esposito versione giocatore non è da tutti. Insomma, prendete il Poz, personaggio amatissimo che ha interpretato, per poco tempo e con alterni risultati, il ruolo di folletto del parquet nell’inedita dimensione da primo allenatore.
L’esito dell’ultima stagione a Varese è noto a tutti e per qualche tempo è prevedibile non saranno molte le società vorranno concedergli fiducia, salvo qualcuno che magari cercherà qualche minuto di visibilità. Tuttavia, sono pronto a scommetterci, non vi sarà mai nessun “ardito” che gli farà mancare affetto e supporto, perché quando un giocatore di basket ti ha fatto sognare, gioire e vincere è come il diamante della nota pubblicità, è tuo fratello per sempre.
Vincenzo avrebbe potuto giocare le sue carte con più prudenza, dunque, perché nel mondo della palla a spicchi è già stato gran protagonista. Resterà comunque per sempre nell’immaginario collettivo degli appassionati come lo scugnizzo dello storico scudetto di Caserta, come un cecchino micidiale, come un talento purissimo e soprattutto come il primo italiano a segnare nella Nba quando questa era ancora una lega di marziani.
Invece no, lo disse subito, El diablo non esiste più, nessuna accondiscendenza verso il coach per motivi diversi dai risultati come allenatore. Probabilmente Vincenzo sapeva, in cuor suo, che questa sarebbe stata finalmente una stagione meno avara di soddisfazioni, ed era pronto a scommettere su se stesso ed a giocarsi le sue carte ed i propri talenti in una piazza ideale per il lancio come la nostra.
Del resto non vi è alcuna alchimia o stregoneria, quando si parla con Esposito la pallacanestro sembra un gioco poco adatto a santoni ed ancor più bello perché pensato su concetti semplici. Lo si capisce da tutte le considerazioni che fa, a partire da quelle su Kirk: “Ho sentito parlare di un giocatore sottotono, eppure Alex contro Caserta ha segnato 17 punti e catturato 10 rimbalzi. Allora penso che è facile sbandare nella percezione di questa squadra, perché se Kirk fosse un giocatore da più di 20 punti e 15 rimbalzi di media sarebbe a portare blocchi a Lebron James.
Non cominciamo a pensare che Kirk sia Dwight Howard sennò siamo fuori strada!”. Oppure quando gli viene chiesto un giudizio generale sulla partita: “Sono rimasto infastidito nel leggere qualcuno che ha scritto che è stata Caserta a perdere la partita. Non ci sto, abbiamo condotto per 39 minuti su 45 e siamo stati più bravi a rimbalzo, negli assist e nella valutazione generale finale, piuttosto sono furibondo con la squadra perché ha buttato via più di una volta vantaggi importanti.” Difficile dar torto al coach.
“Le final-eight di Coppa Italia? Non vengono nemmeno prese in considerazione, non scherziamo – prosegue Vincenzo – i nostri programmi tecnici arrivano fino alla partita con Reggio Emilia e, almeno per ora, non si spingono oltre. Anche con Caserta è stata durissima ed i complimenti che ho fatto a Dell’Agnello non erano di circostanza. Abbiamo vinto una grande partita contro una squadra potenzialmente da playoff. Questo concetto deve essere chiaro altrimenti rischiamo tutti un brutto risveglio. Se però cadiamo dal terzo piano, invece che dal letto, rischiamo di farci molto male sul serio”.
Inutile provare a strappare una previsione su dove possa arrivare questa squadra, niente da fare: “E’ fondamentale far meglio possibile nel girone di andata, quando le squadre più attrezzate non hanno ancora oliato tutti i meccanismi e quando gli squadroni sono condizionati dalle coppe, questo è il motivo per cui stiamo spingendo al massimo. Al giro di boa vedremo di capire meglio come organizzarci per il ritorno”.
Gli dico che ho avuto l’impressione che nel terzo quarto di domenica scorsa ci siano state situazioni, forse qualcuna di troppo, in cui gli esterni sono sembrati giocare un po’ col freno a mano tirato e ci sia stata una ricerca della palla sotto forse eccessiva, vista anche la difficoltà nel confronto con Hunt che in quei dieci minuti ha dato il meglio di sé.
Dato che in sede di presentazione il coach aveva detto che per la prima volta si erano preparati occupandosi un po’ più degli avversari e concentrandosi un po’ meno sui propri meccanismi, domando se vi fosse qualche indicazione particolare o se sia stato sbagliato qualcosa in termini di scelte. Anche in questo caso la risposta è tipica del saggio che sa bene che la pallacanestro, a conti fatti, è un gioco più banale di quanto non faccia figo farla apparire.
“Stiamo ancora lavorando sull’equilibrio nelle scelte tra dentro e fuori, non dimentichiamoci che siamo la seconda squadra come tentativi di tiro dalla distanza. Dobbiamo sicuramente crescere ma non scordiamoci che i ragazzi stanno assieme da 3 mesi e molti di loro mi conoscono da fine agosto, quindi ci sta che i meccanismi e le scelte debbano essere migliorate”.
L’ultima battuta non può che essere per Cremona, prossima avversaria della Tesi Group: “Una squadra esperta, capace di una grande difesa e che ha pure recuperato Luca Vitali. Sarà una battaglia ma ci proveremo. Blackshear sarà della partita, siamo ancora in attesa di capire l’entità dell’infortunio ma non sembra niente di preoccupante”.
Ci proveremo eccome, con la consapevolezza di tifare un gruppo di ottimi professionisti guidati da un grandissimo coach. Hai ragione Vincenzo, chiamarti El Diablo, ormai, non ti rende più giustizia.