PISTOIA. Non mi piace ridurre la pallacanestro a cifre perché il basket è passione e l’amore non si banalizza coi numeri. Dico di più, credo che voler raccontare gli occhi ispirati dei giocatori, la loro grinta, la loro voglia di lottare e vincere ricorrendo alle statistiche sia operazione da nerd, che farebbe miglior servizio dedicandosi ad altro.
La pallacanestro, cari amici, è poesia in movimento, è danza elegante al ritmo di musica struggente. Giocare a basket è elevarsi a canestro, è tendere al cielo, quindi tendere a Dio, quantomeno per chi ha il dono della fede.
La passione di Pistoia è la trasferta di Bologna. Una giornata tra le torri degli Asinelli e Garisenda, un salto a rendere omaggio a Lucio Dalla in Piazza Maggiore, una preghiera a San Petronio tra tante volti conosciuti che, chissà, magari stanno tutti chiedendo una grazia a tinte biancorosse. Un boccone a base di tortellino, mai banale, ed infine di corsa a palazzo, dove la passione pistoiese ti fa ritrovare a fianco con gli amici di una vita venuti in pullman, perché quelli che ti hanno accompagnato in automobile sono inevitabilmente finiti chissà dove in quel marasma biancorosso che è il settore ospiti dell’Unipol Arena.
La passione per la palla a spicchi è risalire in macchina sconfitti e tornare a casa per seguire un rito, quello del panino da baffo, con la testa già alla partita contro Venezia e con l’unica vera preoccupazione nel sapere che una partita difficilissima sarà preparata in pochissime ore. Con una grande consapevolezza, però, quella che il PalaCarrara saprà essere un fattore e che Venezia dovrà giocare contro sei elementi in campo, sperando, mi sia passata la battuta, che i tre grigi sappiano restare spettatori imparziali e non paganti.
Cari amici, hanno ragione da vendere tutti quelli che dicono che mercoledì la giochiamo anche noi, nessuno escluso a prescindere dal settore in cui ci collochiamo. Ci vorranno cinque leoni in campo e 4mila motivatori sugli spalti. Sì perché, se facendoci un pizzico di violenza buttiamo un occhio alle statistiche, queste effettivamente mostrano una squadra che non è in salute. Del resto ci era stato detto dal coach, la squadra è in riserva, quasi a secco. Chi ha tirato la carretta ha il fiatone e chi sta rientrando dagli acciacchi non ha ancora il ritmo partita, ecco spiegata in sintesi la partita oggettivamente modesta di Bologna.
Diciamo la verità, quei cinque canestri realizzati dalla lunga su venticinque tentativi semplificano molto le scelte difensive degli avversari. Il concetto è stra-noto, la difesa efficace non può impedire tutti i tiri possibili, ma deve costringere l’avversario a fare la scelta di tiro più complicata in base alle proprie caratteristiche.
Ora, in verità Bologna non ha dovuto nemmeno fare tutto questo sforzo, dato che abbiamo sbagliato moltissimi tiri ad altissima percentuale. Tiri ben presi, ben costruiti, anche pazientemente ricercati – buon segno questo, la testa in regia è sempre accesa – in questo momento non entrano. Non so se ci avete fatto caso o se è stata una mia impressione, l’ultimo tiro di Knowles dalla lunga, mi riferisco agli ultimi scampoli di partita con Pistoia sotto di tre alla ricerca del pareggio, non è stato fluido com’era lecito aspettarsi.
Preston, completamente solo in transizione, è sembrato caricare troppo il tiro fin dalla spinta delle gambe. Insomma, è sembrato essere un giocatore con la lingua penzoloni alla ricerca dell’ultima goccia di energia. Il tiro è stato sbagliato – sbagliato male se mi passate il concetto – e può anche darsi che la mia sia solo un’impressione errata relativamente a quel singolo episodio, tuttavia è fuori discussione che stia mancando lo smalto di inizio stagione.
Prendete il dato del tiro libero. Abbiamo un roster di mani educatissime, sappiamo bene che il tiro libero è una questione tecnica e mentale, quindi la percentuale del 58% è oggettivamente troppo bassa per noi ed è ulteriore segno della necessità di ricaricare le pile.
Diciamo la verità, Venezia nel turno infrasettimanale non è propriamente l’avversario ideale per una squadra alla ricerca della forma perduta. Quindi, come detto, tocca anche a noi, perché, se è vero che in campo ci vanno i giocatori, è altrettanto vero che lo stesso Esposito spesso chiede platealmente la spinta del palazzo per rifornire i ragazzi di una buona dose di adrenalina pura. Comunque finisca contro Recalcati, comunque, deve esser chiaro che non può turbarci nulla, nemmeno la difficoltà della successiva trasferta in terra sarda.
I nostri sedici punti attuali, infatti, rappresentano già adesso un risultato enorme, a prescindere dalla qualificazione alle F8. Quando, dunque, inevitabilmente inanelleremo un paio di brutti passi falsi consecutivi non potrà esserci delusione.
L’obiettivo è la salvezza, questo non è un concetto di circostanza ma la verità. Kirk non può essere sempre l’uomo dei miracoli e non si possono pretendere da lui doppie doppie continue e percentuali dal perimetro di un esterno, altrimenti non sarebbe a Pistoia.
Lombardi, Severini e Mastellari sono ragazzi che hanno il futuro in mano, ma nel presente è lecito mettere in conto possano commettere qualche ingenuità di troppo, tra infrazioni di passi e tiri sbagliati. Blackshear continuerà a crescere, ma è alla prima esperienza in Italia e deve svezzarsi, oltre che prendere le misure al metro arbitrale medio.
Queste non sono banalità, ma elementi di valutazione oggettiva che, se tenuti in debita considerazione, fanno capire lo straordinario cammino effettuato fino ad ora, che resterà eccezionale anche non dovesse esserci altro oltre la salvezza. Altrimenti saremmo ingenerosi con dirigenza, col nostro immenso staff tecnico e con un gruppo di ragazzi da amare e coccolare. Forza Pistoia!
[Luca Cipriani]