TESI GROUP, UN RICORDO DI MANUEL

Manuel al PalaCarrara
Manuel al PalaCarrara

PISTOIA. Nei giorni che si sono succeduti da venerdì sera ho letto pezzi davvero molto belli di amici che scrivono del grande mondo del PalaCarrara ed ho avvertito un senso di ammirazione e forse anche quella genuina invidia che si prova nei confronti di chi riesce a fare il proprio lavoro nonostante tutto.

In un certo senso vorrei quasi scusarmi con Manuel, perché ne scrivo oggi che non posso esimermi dal mandare un pezzo in pubblicazione, ma davvero nei giorni scorsi ho tentato di farlo senza riuscire. Troppo grosso il senso di disagio che ho avvertito.

Sarebbe bello, infatti, mettersi a raccontare della presentazione dei giorni scorsi, delle belle parole di Galanda, di una curva in cui si rianimano sensibilità diverse che vogliono e sapranno stare assieme, di un torneo di Lussemburgo vinto con tante belle indicazioni dal campo di gioco, ma questo davvero non è possibile, anzi non sarebbe nemmeno giusto, anche in nome di quel senso di grande famiglia allargata che anche e soprattutto grazie a Manuel abbiamo imparato a vivere dentro al palazzo.

Ricordo che venni a conoscenza di Manuel grazie alla passione, direi quasi alla dedizione, che Federico Flori ha avuto per questo bimbo sfortunato. Ricordo di averlo incontrato per la prima volta un giorno qualunque all’ingresso della tribuna del PalaCarrara, mentre stava provando a palleggiare con un pallone da minibasket. Gli scappò di mano la palla, che rotolò verso di me. Decisi di rendergliela facendola ruotare su un dito, un gioco banale che di solito fa molto effetto sui bambini piccoli, ma lui non ci fece troppo caso e riprese in fretta il pallone.

C’era da capirlo, un piccolo guerriero che aveva scelto come proprio eroe un campione del calibro di Galanda non poteva stupirsi per così poco. Aveva più che altro una gran voglia di riprovare subito a palleggiare. Si vedevano, purtroppo, i segni della malattia, ma posso giurare che quei due occhi illuminati dietro un pallone da basket non li scorderò mai. Ci ho rivisto i miei da piccolo, ci ho rivisto quelli di tutti i bambini che ho avuto il piacere di allenare come istruttore di minibasket, uno sguardo di un bimbo felice al di là di tutto con quella voglia di giocare e divertirsi spensierato che dovrebbe essere diritto di tutti i piccolissimi come lui.

Uno dei tanti disegni portati al Meyer
Uno dei tanti disegni portati al Meyer

Poi venne il tempo delicatissimo del ricovero al Meyer e la grande iniziativa, promossa da Federico e Riccardo, di tappezzare la stanza di disegni. Io, non avendo confidenza con questo tipo di programmi, chiesi aiuto ad un mio amico di Milano che riuscì a sovrapporre il visino di Manuel su una foto di Superman in volo, qualcuno vi aggiunse la scritta SuperManuel. Fu un’iniziativa bellissima che coinvolse centinaia di persone, mi piace pensare di aver contribuito in piccola parte ad un risveglio meno traumatico di quello che un bambino può avere in una stanza ospedaliera normale. Mi piace pensare di aver contribuito a generare un sorriso pieno di stupore. Mi piace pensare soprattutto di aver contribuito in piccolissima parte a far sentire una famiglia meno sola nel percorso più difficile che possa affrontare.

Poi venne quella domenica pazzesca. Sapevo che era presente, me lo aveva anticipato la zia, e per questo mi ero avvicinato quanto più possibile al sottopassaggio. Partì la musica, i 4000 presenti si aspettavano di veder uscire i giocatori ed invece sbucò lui in braccio a Gek. Cosa successe non è possibile renderlo a parole, fu una delle più grosse emozioni mai vissute al palazzetto.

Manuel in braccio a Galanda [foto Maestripieri]
Manuel in braccio a Galanda [foto Maestripieri]
Infine è arrivato il giorno dell’ultimo saluto. Tantissime persone, tantissimi amici, tanti campioni di ieri e di oggi, Giacomo Galanda, Daniele Magro tornato da Milano, un professore sceso da Rovigo in rappresentanza di alcune scolaresche. Tante parole bellissime per riflettere e fare i conti con noi stessi, da quelle di Don Baronti a quelle di Federico e di zia Caterina. Tanti tifosi e tifoserie assieme, un commiato affettuoso col tuo coro preferito.

Sarebbero tante le cose ancora da scrivere, perché i mesi passati sono stati pieni di iniziative meravigliose e le adesioni a quel “forza Manuel” sono arrivate da tutta Italia e non solo.

Caro Manuel, personalmente mi piace pensare tu stia giocando con tutti quei piccoli combattenti che sono stati costretti da un destino bastardo ad affrontare in vita un male troppo più grande di loro, finalmente tutti liberi, leggeri e spensierati. Mi piace pensare che tu stia imparando a giocare a basket giocando con Davide, Teo, Chicco, Micio e tutti gli altri. Tutte le volte che i nostri ragazzi scenderanno in campo cercheremo la vittoria per dedicarla a te.

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