PISTOIA. Viene spontaneo esordire con una sola parola: finalmente! Finalmente una squadra che gioca a basket e non lo confonde col tiro a segno, finalmente una domenica che sarà ricordata per tanto tempo, finalmente siamo venuti via dal palazzo pensando che, anche fossimo stati sconfitti, ci eravamo divertiti come matti!
Era lecita qualche paura e qualche perplessità sullo staff tecnico, inutile negarlo, era difficile stigmatizzare chi puntava il dito sul curriculum vitae del coach. Personalmente mi sono sempre collocato tra quelli che ritengono che i numeri di chiunque lavori nel basket vadano letti contestualizzandoli nell’ambiente in cui si collocano, sia quando va tutto bene sia quando va tutto male. Insomma, ero tra quelli a cui Esposito aveva fatto una grandissima impressione la scorsa stagione pur finendo retrocesso. Però ecco, è pur sempre vero che se si scorreva lo storico del coach, questo fino ad oggi è oggettivamente gramo di soddisfazioni.
Può una sola partita spostare molto la percezione? Certamente no, è sempre preferibile assumere l’atteggiamento del pompiere ed è più che legittimo aspettare altre conferme di tutto quel buono che si è visto.
Tuttavia, vorrete concedermi tanto entusiasmo. Avevamo voglia di basket e tanta curiosità di vedere i ragazzi all’opera dopo una preparazione piena di indicazioni interessanti e la nostra attesa è stata premiata con una signora prestazione da parte di tutti. Viene logico, ovviamente, esaltare il marziano di nome Alex Kirk. Non sono solo i numeri, che nel basket come nella vita dicono tanto ma non raccontano mai tutto. Kirk è fuori da ogni logica per un livello come il nostro, questo credo sarà vero anche quando le percentuali inevitabilmente si abbasseranno. Alex ha avuto un impatto in termini di presenza e di fisicità su entrambi lati del campo che è difficile spiegare bene a chi non ha visto la partita. Voglio sbilanciarmi, se si considerano le squadre che tradizionalmente occupano il lato destro della classifica, un lungo così non può schierarlo nessuno.
La scelta di Alex, come di tutti gli altri, racconta molto del coach. Vincenzo conosce procuratori, conosce la summer league ed ha oggettivamente messo insieme un gruppo di giocatori a cui non difetta talento. La scelta di Kirk dice però qualcosa in più del coach, concedetemelo. Se è vero com’è vero che il basket non è una scienza esatta e non è un giochino per tutti, è altrettanto sicuro che ci sono alcuni concetti base che semplificano la vita a chi deve gestire un gruppo, creare una squadra e pensare a qualche schema che funzioni. L’umiltà di Vincenzo nel volersi affidare al vecchio concetto dell’asse play vero – pivot puro, idea tanto cara a quelli con qualche capello bianco in testa, è indice di grande intelligenza.
Insomma, non sembra esserci in lui alcuna presunzione di voler inventare il basket o di voler mettere assieme giocatori atipici e polifunzionali che col duro lavoro prima o poi troveranno l’amalgama. Vedi giocare i ragazzi e finalmente non provi la sensazione che manchi qualcosa. Poi quando in conferenza stampa senti lo senti sottolineare che il gioco è stato comunque troppo sbilanciato sul perimetro, lo senti dire che con un maggior affiatamento di Czyz anche le posizioni 3 e 4 saliranno di qualità, quando leggi a referto ben 22 assist di cui 19 collezionati dalla coppia Moore-Filloy, allora ti senti davvero tranquillo.
Insomma, non ho la sfera di cristallo e non so dire cosa faremo e dove ci piazzeremo, anche perché la stagione può essere sempre condizionata da fattori fuori da ogni possibile controllo, però sono sicuro che il coach sa bene di quel che parla e che le scelte sono state giuste. Non mi pare poco, ecco.
Ha deluso Blackshear, forse condizionato dall’emozione ma più probabilmente annullato da una rotazione difensiva brindisina che ha alternato su di lui tre torelli del calibro di Banks, Harris e Scott. Insomma, Wayne non ha visto palla e, di fatto, non è mai entrato in partita. Però va anche detto che in una partita in cui, accanto a Kirk, si sono alternati nella leadership del gruppo i vari Knowles, Filloy, Moore ed Antonutti allora forse più banalmente si può pensare che lo Usa non abbia avuto nemmeno la possibilità concreta di mettersi in mostra. In realtà può essere pure un buon segno si sia messo a disposizione, nell’attesa di vederlo all’opera nelle prossime partite.
Sto correndo troppo? Sono troppo ottimista? Forse sì, ma tutto sommato credo sia giusto godersi questo bell’inizio di stagione, consapevoli che mancano due punti in meno alla quota salvezza.
Domenica a Pesaro, dopo una partita tutt’altro che banale, avremo capito qualcosa in più. Forza ragazzi!