PISTOIA — CAPALBIO. Tornando da Capalbio, ci prendiamo una riflessione sulle iniziative di molti appartenenti alla gauche caviar che in queste ore sfoggiano le magliette rosse nello struscio cittadino, in piena attestazione di solidarietà ai profughi.
La mente ci corre al notissimo Don Massimo Biancalani, al quale vogliamo erigere un monumento per la sua coerenza e costanza accompagnata da una determinazione che supera ogni limite, arrivando a fare i famigerati tuffi in piscina.
Ci ricordiamo bene dei fatti di Capalbio di due anni fa, dove un gruppo di residenti radical chic (oggi di rosso vestiti) dopo aver predicato in lungo e in largo accoglienza e solidarietà con i migranti, si oppose con tanto di ricorso al Tar alla loro permanenza sulla più nobile e deliziosa cittadina storica.
Oggi, il principe universale di questa categoria di benpensanti è sicuramente il collega Gad Lerner che, nonostante i suoi afflati di amore universale, non sembra aver per niente accolto nessun migrante nella tenuta piemontese dove produce Barbera e dove – questa volte è confermato in una sua intervista – ospita parenti e amici in solidarietà fatta di tartine e champagne, disponendovi anche di numerose camere.
Nessuna colpa gli contestiamo per avere lui indossato un magnifico Rolex al polso, Gad se lo è meritato e guadagnato con il suo duro lavoro: ma tale sfarzo è davvero esplicito e confermativo di un atteggiamento di dominanza morale che avrebbe almeno dovuto suggerirgli una prudenza nell’indossare la camicia vermiglia e così esaltare la forte contraddizione.
Insomma, il paradosso è compiuto: dopo le notabili facezie di Gad, Don Biancalani è il nostro eroe e noi lo sosterremo per lo sforzo e la sua indefessa coerenza.
È lui che ha dimostrato – con i fatti – che i migranti li tiene in casa e gli apre pure la pizzeria.
A Vicofaro, l’accoglienza non solo viene “predicata”, ma viene anche “praticata” e con quale risalto mediatico e coerenza: una dotazione spirituale che a noi piace tanto.
Gli fanno un baffo le magliette color vermiglio che, comunque, sappiamo abbia indossato quale buon testimone insieme alla intera comunità degli “accoglienti a oltranza” guidata da Don Ciotti.
Adesso, auspichiamo che incominciassero a fare alla stessa maniera anche gli altri presbiteri che ci ammoniscono a ogni omelia di essere più accoglienti e solidali con i migranti trattandoci come degli ignavi, menfreghisti, disumani e insofferenti della peggior specie: chi scrive lo fa già (insufficientemente, lo confesso) e coinvolgendo anche la propria famiglia.
È troppo chiedere che la “predica”, divenga “pratica” e ciò si facesse non solo costruendo scenografici presepi con il canotto o avvalendosi delle remunerate onlus cooperative.
Si chiede forse troppo?
[Alessandro Romiti]