
PISTOIA. Teddy Okereafor, play di poco meno di due metri per 89 kg di stazza – un bel nocciolo di regista, come si usa dire in questi casi – nazionale inglese, giocava in Estonia ed è in prova per qualche giorno agli ordini di Vincenzino. Teddy il faraone, già trovato il soprannome, perché il cognome vagamente ricorda qualche divinità egizia.
Lasciatemi dire, lasciatemi sfogare quella sana dose di ironia che serve per mascherare perplessità più o meno consistenti, devo dire che l’ho visto a palazzo ed è sicuramente un bel ragazzo. Ricorda, tanto per capirsi, Daniel Hackett, nella versione senza capelli rasta. Si potrebbe pensare sia tra noi per provare a dare una mano a Moore, si potrebbe quindi concludere che la dirigenza abbia inquadrato in alcune pecche della coppia in regia il punto dolente su cui intervenire.
In verità, l’unica domanda che angoscia noi appassionati è se Teddy sa fare canestro. Consideriamolo un rinforzo nello spot di 1, piuttosto che in quello di 2, 3 o 4, questi numeri non hanno molta importanza, dateci un ragazzone che sappia fare canestro da tutte le posizioni.
Posso accennare una riflessione amara senza esser tacciato di allarmismo, nemmeno fossi un Lapo Elkann qualunque? Si è messo alla porta Corey, che, pur non essendo un fenomeno, non è che poi avesse queste statistiche così orribili. Ma si sa, su certi aspetti non si può sorvolare ed allora bene sia stato allontanato.
Mi sia concesso – tirando le fila del ragionamento – al di là della classifica il vero motivo di preoccupazione è la brutta sensazione si stia decisamente navigando a vista. Ora, un tot è fisiologico quando per fare mercato sei sempre costretto alle nozze coi fichi secchi, ma siccome Caserta vola, Cremona espunga Sassari e si appresta a giocare in casa contro Pesaro, siccome una tra Varese e Cantù domenica prossima muoverà la propria classifica, la percezione netta è che il tempo degli errori sia finito.
Mi si dirà, probabilmente non a torto, che in queste righe c’è troppa amarezza, bene o male l’imbarcata di domenica scorsa è arrivata a Milano contro una delle squadre più forti di Europa. Rispondo che è vero, a casa di re Giorgio non hai speranze – lì sì che non puoi vincere mai – ma il problema, al limite, è come giochi. Viene spontanea la sensazione che, senza un prestazione quasi miracolosa di Petteway, non l’avremmo spuntata mai nemmeno contro Trento. Il problema, cari amici, è che in questo momento non si fa canestro nemmeno a tirare dal porto in mare aperto.
Poi, per carità, tutto vero. Milano è fuori portata, non ci salviamo con partite come queste. Però, ecco, con Torino – partita, tra l’altro, affatto banale – non ci sono scuse sul piano della trance agonistica. Sugli spalti la festa di un bel gemellaggio, in campo mi aspetto una guerra. La pretendo.
Recita il drappo sopra la curva Firenze che a Pistoia non puoi vincere e fuor di battuta è proprio così. Qui nessuno chiede la luna, nessuno pretende i due punti contro Deron e soci. Si tranquillizzino, domenica non mancheranno applausi anche quando l’ennesimo tiro in ritmo e piedi a terra sarà sbagliato, sarà tifo matto ed appassionato per 40 minuti ed oltre se necessario.
Alla sirena, però, a prescindere dal risultato finale, vorrò essere orgoglioso di essere pistoiese, ma vorrò esserlo davvero e non per espressione di facciata. Tirare fuori gli attributi, insomma, è giunto il momento ed il minimo sindacale per essere considerati beniamini al PalaCarrara. Buona partita a tutti.
[Luca Cipriani]