PISTOIA. La pallacanestro è un gioco affascinante, che richiede intelligenza superiore alla media per l’apprendimento corretto della tecnica, della capacità di leggere il gioco e di fare le scelte giuste tra le varie possibili.
Non è una scienza esatta e vi è certamente in tutti noi un tot di autocompiacimento nel provare, ogni volta, a dare chiavi di lettura a chi ci legge o chi ci ascolta.
A volte, però, non è necessario fingere di essere grandi intenditori per spiegare cosa sta succedendo. Nella pallacanestro, infatti, ci sono anche dei concetti basic, talmente banali da essere alla portata anche della classica casalinga di Voghera.
Il primo concetto, cari amici, è che per vincere la partita è necessario fare canestro. Il secondo, anche se qualche guru della panchina insiste nel provare a dimostrare il contrario, è che per giocare a basket non si può prescindere dal costruire la squadra intorno ad un solido asse play-pivot, più o meno atipico possa essere il lungo.
A Caserta le nostre due principali bocche di fuoco – ma, viste le prestazioni, forse è bene specificare trattasi di Corey Hawkins e Terran Petteway – hanno totalizzato la miseria di sette punti in due. A Caserta, dalla lunga distanza abbiamo tirato con il 26%. Sempre a Caserta, abbiamo regalato per la quarta partita consecutiva un americano sotto canestro.
Bene, il pezzo potrebbe chiudersi qui. Cosa vogliamo commentare? Cosa dovremmo sottolineare? Altre considerazioni sono necessarie, le propongo in ordine sparso per poi provare a trovare il filo conduttore.
Il numero totale di rimbalzi, per esempio, clamorosamente a nostro favore nonostante un lungo Usa in meno, è un dato che sembrerebbe dimostrare una qualche forma embrionale di organizzazione di squadra. Stupiscono gli 8 di Moore, i 5 di Lombardi, i 4 di Hawkins, segno che c’è chi taglia fuori mentre tutti gli altri si buttano sulla palla, buon segno.
Poi, però, sempre per quello che riguarda l’organizzazione, guardi la pochezza difensiva e davvero non credi ai tuoi occhi.
Sono sincero, dopo aver visto l’ennesimo appoggio comodo a tabellone degli avversari, dopo averli visti arrivare a canestro con tanti, troppi backdoor su cui i nostri hanno dormito, mi domando se sia più la mancanza di organizzazione difensiva, incapace volta per volta di adeguarsi ed aiutare, oppure sia una questione di mollezza generale, col singolo giocatore costantemente saltato già sul primo palleggio.
Non so cosa pensare, non so cosa sia peggio credere sia successo.
Vi è poi il dato agghiacciante delle palle perse, 17. Queste dovrebbero indicare, evidentemente, il caos sulla metà campo offensiva. Qualcuna in particolare grida vendetta, persa da americani che evidentemente non hanno ancora capito che in questo campionato esiste la possibilità di retrocedere, ma restiamo comunque sul dato generale.
Il problema maggiore davanti, a mio modesto avviso, considerato soprattutto che abbiamo un play come Moore, sta proprio nella mancanza della spalla di Boothe.
Mi si dirà, Crosariol e Magro? Rispondo che stanno facendo bene ma quel tassello manca, sia in termini di peso sotto canestro, sia in termini di possibilità di costruire un gioco davvero ragionato. Signori, se siamo davvero una squadra corri e tira, come si suol dire, allora abbiamo un problema grosso come una casa in regia, oltre che più generale sugli esterni.
Diciamo allora che, anche quest’anno, siamo quello che, budget alla mano, possiamo permetterci di essere, diciamo anche che siamo ad inizio campionato e che abbiamo giocato tre partite su quattro fuori, mettendo comunque in saccoccia due punti pesantissimi in classifica. Possiamo e dobbiamo ragionare così, ci mancherebbe altro.
Non si può negare, tuttavia, che si senta nell’aria qualcosa di strano. Sarà la consapevolezza che, per quello che riguarda la parte bassa della classifica, il livello generale sembra essersi alzato, sarà che domenica la partita è delicata e va vinta – al netto delle dichiarazioni di circostanza – perché poi abbiamo Sassari in casa, Venezia fuori, Trento in casa, Milano fuori e, insomma, così a palla ferma nessuna di queste sembra essere una passeggiata di salute, sarà che ci vuole pazienza per questo benedetto nuovo innesto, sarà quello che sarà ma si respira un allarmismo francamente mal celato.
Qualcuno punta l’indice sulle dichiarazioni di Esposito, il primo a non nascondere i limiti oggettivi di una squadra cui manca qualcosa per essere al completo. Al riguardo del coach, vorrei dire questo.
Questa estate, dopo essersi giocato un quarto di finale di coppa Italia con Mastellari titolare in regia, dopo aver visto la squadra rafforzata, per così dire, dall’innesto del solo Amato, dopo aver ottenuto un pazzesco sesto posto in emergenza continua per tutto un anno, Vincenzo ha chiesto garanzie.
Non era questione di ingaggiare chissà chi, ovviamente, ma di avere in testa una struttura societaria più solida ed obiettivi a medio e lungo termine più chiari. Ora, francamente, stupirsi che l’unico professionista che per i nostri colori davvero sta esponendo il proprio fondo schiena alla finestra – perché di professionisti, in società, ce ne sono almeno altri due, ma è chiaro anche a mio nipote che non rischiano la credibilità che, come coach, Vincenzo ha messo anche quest’anno sulla bilancia – sia quello che mette le cose in chiaro su come lavora e su cosa ci aspetta, beh, pare oggettivamente ingeneroso.
Io, in verità, sono tranquillo. Abbiamo un direttore sportivo, Michele Stilli, che, in accordo con lo staff tecnico, saprà trovare l’uomo giusto al prezzo giusto. Ci vorrà pazienza? Probabilmente sì, perché non si può nemmeno escludere, viste le prestazioni, che si stia valutando di spendere l’ultimo visto in un altro ruolo, al di là del fatto che un lungo va preso.
Nell’ultimo mese sono entrati due nuovi sponsor, che essendo di categoria gold hanno certamente garantito una somma minima non banale. Abbiamo una divisa ormai talmente piena di scritte che, tra piccoli e grandi sponsor, ormai trovi scritte anche sui pantaloncini. Ci vuole fiducia, via, le risposte dal mercato arriveranno.
Nel frattempo, sarà necessario sperare nel solito sesto uomo del PalaCarrara, con l’augurio che sia in grado di spostare l’equilibrio ed i valori della squadra ad un livello più alto. Proviamoci, dove non arrivano con la tecnica sapranno sopperire con l’adrenalina. Io ci credo.
[Luca Cipriani]