IL FRATELLO di una vittima ricorda quanto drammaticamente accaduto in Indonesia tra il 1965 ed il 1966 quando il generale Suharto prende il potere iniziando una delle più feroci epurazioni della storia con la complicità dell’esercito indonesiano, consentendo così al film documentario “The look of silence”, per la regia di Joshua Oppenheimer, di ottenere il Gran Premio della Giuria, il Premio Rifresci, Mouse d’Oro, Premio Fedeora come miglior film euro-mediterraneo ed il Premio Human Rights Nights alla 71.a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
Oltre un milione di persone massacrate dai gruppi para-militari di Suharto tra minoranze etniche ed oppositori politici. Adi, nato nel 1968, non ha mai conosciuto suo fratello ucciso nell’eccidio di Silk River.
Grazie ad una serie di eventi il protagonista incontra i responsabili di quell’atroce delitto in un grande viaggio di affermazione della verità. Cercando in loro forse il rimorso, Adi finisce per trovarsi di fronte la mostruosità ed allo stesso tempo la banalità del Male.
Sequel ideale del precedente documentario di Oppenheimer “L’atto di uccidere” (“The act of killing”, 2012) premiato e discusso per gli eccessi di violenza mostrati, il regista mostra il cinema del reale rompendo il silenzio sul genocidio indonesiano con la finalità principe di informare, avvalendosi questa volta in “The look of silence” di una raffinatezza formale che distoglie in parte dall’orrore puro.
Molto combattuto il giudizio sull’opera a Venezia, tanto che il giurato Tim Roth, mettendo da parte il consueto protocollo, ha detto platealmente in pubblico che lui a “The look of silence” avrebbe dato il Leone d’Oro, mentre Errol Morris ha definito la pellicola “uno dei documentari più grandi e potenti che siano mai stati girati, un intenso commento alla condizione umana”.
Il film, prodotto da Final Cut for Real, è arrivato nelle sale italiane grazie alla piccola ma coraggiosa casa di distribuzione I Wonder Pictures legata al Biografilm Festival.