PISTOIA. Danny è così, uno che le cose se le tiene dentro. E le custodisce, gelosamente. Lo ha fatto quando ha capito che se avesse continuato ad impegnarsi tanto, con quella chitarra, le risposte non sarebbero tardate ad arrivare. È vero, è maggiorenne da pochi mesi, ma nell’emisfero musicale è già un punto fermo, tanto che due strumentisti che rispondono ai nomi di Carlo Romagnoli (basso) e Davide Malito Lenti (batteria), da tempo suonano con lui.
Come ieri sera, sul palco del Santomato live, dopo la solita carrellata di voci bianche – qualcuno diventerà anche nera, probabilmente, come quella di Jasmine (un altro nome no, eh?), se studia – dove poco dopo le 22,30, la giovanissima ma sontuosa sei corde di Navacchio, nata a Pontedera, è salita sul palco, a deliziare il pubblico.
«A giugno ho la maturità di liceo linguistico – ci ha raccontato Danny Bronzini, prima dell’esibizione –, poi si vedrà. Studio tanto, soprattutto chitarra, con il mio professore (Riccardo Onori – n.d.r.): una cosa alla volta».
Già, una cosa alla volta. Eravamo convinti di vederlo assai peggio, Danny, reduce dall’improvvisa morte del padre, capitata poco più di una settimana fa, dolorosa, inspiegabile, impreventivabile. Ma Danny è uno che le cose se le tiene dentro, con misura: ha la sua valvola privilegiata di sfogo; la chitarra, abbinata alla voce e basta rileggere Jimi Hendrix per ricordare meglio tutto, altro che dimenticare.
Ce lo ricordiamo agli esordi, allievo di Nick Becattini, essere presente ovunque qualcuno più grande di lui suonasse. Ad accompagnarlo, puntualmente, con un occhio pronto a proteggerlo e l’altro intento ad istigarlo, suo padre, il suo manager, quello che più di ogni altro ha creduto nelle capacità del piccolo, grande Danny.
Dopo una decina di pezzi, uno dei quali dedicato al padre, che lo ha scosso dentro, strappandogli una lacrima, prontamente asciugata e camuffata con una smorfia, è stata la volta delle jam: il primo a salire sul palco, Francesco Biadene, seguito proprio dal prof. Onori. Poi altri, con i musicisti della zona che hanno lentamente popolato l’anfiteatro della Montalese ad ore improbabili.
Sotto il riflettore centrale però. C’è rimasto lui, da solo, con la sua rabbia composta, con i suoi ricordi e con i suoi progetti. Lo sguardo del padre – un occhio per proteggerlo, l’altro per aizzarlo ad osare – non lo seguirà più. Ci penserà da solo, Danny. È diventato un uomo. Improvvisamente,
[Foto di Luigi Scardigli]