«TIMEO DANAOS ET DONA FERENTES»

La Nazione, 19 agosto 2015-merkel-tsipras
Vàtti a fidare della sinistra radicale [La Nazione, 19 agosto]
«TEMO I GRECI anche quando portano doni», si dice con il Laocoonte virgiliano (Eneide, 2, 49).

In effetti Tsipras aveva portato un referendum ai suoi stessi connazionali e li aveva fatti sognare: uno strumento che, poi, si è rivelato un vero e proprio cavallo di Troia. Dal risultato è uscita fuori Angela.

Ecco, come da inno nazionale, la Deutschen Frau deutsche Treue trionfante.

Osservate bene il linguaggio del corpo dei protagonisti di questa osannata rapina: lei, “miss grinza”, con gli occhi diritti sul vinto che tiene i suoi abbassati. Non sorride, Frau Angela, accenna appena – sai com’è contenta?

Lui, capo chino e più sorridente di lei. Par di capire «gliela abbiamo fatta» – che in un linguaggio da Sud significa, ambiguamente «ce l’abbiamo fatta» e allo stesso tempo «gliela abbiamo fatta (al popolo bue)».

O renziani di buone speranze, non fate finta di vivere in un Paese normale! Aspettatevi tutto questo anche in casa vostra. E più presto di quanto possiate pensare.

E se qualche presidente della repubblica eletto da un parlamento illegale vi parla di pericolo di un terza guerra mondiale, facendo riferimento all’Isis, non lasciatevi prendere in giro.

Se scoppierà di nuovo sarà ancora e sempre per i soliti: non a causa dei carri armati, ma dei pareggi di bilancio di Stati Sovrani che, chinàtisi alla Tsipras, hanno fatto ammuìna e hanno abbassato la testa obbedendo.

Deutschland über alles!

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2 thoughts on “«TIMEO DANAOS ET DONA FERENTES»

  1. Buon giorno Direttore…allora, per quanto ne capisco io la situazione è questa:

    -2008 quel fessacchiotto di Bush lascia fallire la Lemhan Brothers, che si era riempita di crediti inesigibili. Colpirne uno per educarne cento, pensava lui. In realtà era troppo tardi, perchè i cento erano tutti, tutte le banche d’affari e anche no, avevano riversato sul mercato centinaia di miliardi di prodotti derivati, scatole cinesi piene di spazzatura. Nessuno li aveva controllati, nessuna banca centrale aveva vigilato….morale, scoppia una devastante crisi finanziaria in USA. E il Sig. Bernanke (allora presidente della FED, la banca centrale USA) che fa? Inonda i mercati di liquidità, avviando subito un QE che per 5 anni immetterà sui mercati 80 miliardi di dollari al mese.
    – Questo fatto, nessuno lo dice mai, andrà a trasferire rapidamente la crisi in Europa. Infatti gli USA rischiano di saltare. Vanno salvati perchè se cadono loro cadono tutti. Il dollaro si svaluta pesantemente e per le nostre esportazioni sono tempi duri. La crisi finanziaria emerge anche da noi: alcune importanti banche, sopratutto tedesche e inglesi, ma anche olandesi e belghe (si, proprio i virtuosi….i primi della classe) rischiano il fallimento per gli stessi motivi che danno il via alla crisi in USA. Complice il cambio il tutto si trasferisce all’economia produttiva. In pratica ci facciamo carico dei costi della crisi USA accollandoci per 5 anni un cambio irrealistico per evitare guai ancora peggiori.
    – A questo punto che accade? Accade che paesi ben amministrati, come la Germania, da sempre con una moneta forte, e dunque costretti ad essere ben organizzati, si avvantaggiano paradossalmente della crisi, mano a mano che paesi come il nostro, abituati da sempre a svalutare la liretta per compensare la mancanza di competitività, vanno in crisi. Pensate che in Italia in questi 7 anni è stato perso il 30% della capacità produttiva nel manifatturiero, ovvero il settore che regge l’economia italiana. Ovvero, il 30% delle aziende ha chiuso. Il tutto a vantaggio di paesi come la Germania, che in virtù della buona organizzazione ed amministrazione ha visto un incremento occupazionale, di penetrazione nei mercati mondiali e, dulcis in fundo, i rendimenti sui propri titoli di stato passare addirittura, a tratti, in territorio negativo (ovvero, la gente paga per prestare soldi allo stato tedesco!).
    – Si arriva al 2010: gli USA mostrano segni di ripresa, il peggio sembra passato. Ma…in Europa scoppia il caso Grecia. I signori hanno falsificato i bilanci per anni, con l’aiuto di una nota banca d’affari americana (come mai non viene punita?….). Dichiarano infatti un rapporto debito/pil al 6%, mentre invece si scopre che sono al 12% (l’Italia per capirci è al 2.8%). E qui inizia la telenovelas. Il debito pubblico greco ammonta a 350 miliardi (Italia a 2200), potrebbero essere salvati con un piatto di lenticchie: un prestito che copra il debito da rimborsare a 50 anni….insomma una cosa realistica. E invece no! I tedeschi ne fanno una questione morale e anche qui vogliono colpirne uno per educarne 100. Ma come sempre, non funziona (pensate che all’epoca in un solo giorno i mercati bruciarono 800 miliardi di capitalizzazione…per puro panico). I tedeschi impongono un piano di rientro durissimo, non prima di aver provveduto a spostare l’ammontare del debito greco (detenuto quasi per intero dalle banche tedesche e francesi…) dal privato al pubblico…cioè agli stati, ovvero a noi cittadini. Succede così che l’Italia, che fino a quel momento era esposta per soli 7 miliardi di Euro, oggi se ne ritrova 40.
    – I questo contesto i mercati iniziano a puntare i fari sui paesi, che come il nostro soffrono di suo per l’ammontare del debito. L’Italia è da anni un paese tecnicamente fallito. Siamo al 2011, lo spread italiano vola a 500 punti e Berlusconi salta. la Spagna vacilla, Irlanda, Portogallo, Belgio stanno per fallire.
    – Qui entrano in gioco Draghi e la BCE, che saranno determinanti nel supplire al totale vuoto politico dei governanti europei. Dobbiamo solo a lui, se, in aperto contrasto coi i diktat di Schauble (Ministro delle Finanze tedesco) e Weber e Weidmann (banchiere della Bundesbank e membro del direttivo BCE), l’Italia non è esplosa tirandosi giù tutto il resto (caro Renzi…tu non c’entri niente….). Egli prima blocca qualsiasi speculazione dei mercati in una memorabile conferenza stampa dell’estate 2011, quando in piena tempesta dello spread, egli afferma: “La Bce farà di tutto per sostenere l’euro e vi assicuro che sarà abbastanza”. Basta questa frase (e così capiamo una volta di più dove stà il potere vero), i grandi speculatori capiscono che non possono continuare a dispetto della BCE e queste semplici parole porranno fine alla corrida dello spread. Negli anni successivi a Draghi dobbiamo un ruolo di supplenza della politica che risulta ad oggi determinante per l’euro e l’Italia, Egli, sempre in aperto contrasto con i banchieri tedeschi vara una serie di misure che vanno dalla riduzione dei tassi di riferimento ai minimi storici, al varo dei vari LTRTO, ABS, con i quali fornisce liquidità alle banche in carenza d’ossigeno, al varo, nel 2014 del QE europeo (si parla anche qui di cifre ingentissime che espanderanno a dismisura il bilancio BCE), con il quale la BCE compra a mani basse i titoli di stato dell’Eurozona facendo precipitare spread e rendimenti sul debito pubblico ai minimi e deprezzare il cambio eurodollaro di un buon 30%
    – Il tutto mentre negli USA viene posto fine al QE americano e si parla di un imminente salita dei tassi di riferimento: in pratica, l’Europa ha pagato per 5 anni i costi del salvataggio americano, ora, come un elastico questo viene rilasciato affinche anche in Europa si possa procedere ad inondare l’economia di denaro.
    – Questo e non altro salva al momento l’Europa e l’Italia. Infatti ci troviamo con un cambio se non vantaggioso certo più favorevole alle esportazioni, il denaro non costa nulla e ne circola (circolerebbe) tanto, i rendimenti dei Titoli di Stato sono ai minimi e i tedeschi che tanto si sono opposti a Draghi ne sono i primi beneficiari. I bund hanno rendimenti intorno allo 0 e a volte anche sotto. In pratica loro finanziano il (immaginate i vantaggi competitivi che ne derivano)loro debito a gratis. L’Italia, che vede ancora oggi aumentare la spesa pubblica mantiene i conti sotto controllo solo grazie a questi fattori. Altro che Renzi! Il quale è anche fortunato: un paese dipendente dal petrolio come il nostro vede i prezzi ai minimi. Infatti siamo passati da 150 dollari al barile a soli 40 di ieri.

    Ma ricordiamoci e speriamo sopratutto se lo ricordi Renzi: il petrolio prima o poi tornerà a salire, il QE terminerà tra un anno. Quindi abbiamo un anno di tempo per fare qualche riforma vera, che tagli gli sprechi e rimetta un po di soldi in tasca agli italiani. In particolare c’è una riforma che è da anni la più urgente e non viene ancora fatta: la riforma fiscale…

    Per finire che dire di Tsipras: ha semplicemente dovuto prendere atto che comanda chi ha i soldi. E i soldi li hanno i tedeschi. Il resto è puro velleitarsimo. Infatti egli ha dovuto smettere velocemente di fare cavolate dilettantesche. Il PIL greco fino al suo avvento era in crescita in misura del 3% su base annua (noi siamo allo 0.3%). Invece ora chiuderà a -3%. In pratica quello che hanno combinato con Varoufakis è costato ai greci il 6% del loro Pil.

    Massimo Scalas

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