torre-si/torre-no. «NOI, COME “AGLIANA AL CENTRO”, ABBIAMO UNA NOSTRA IDENTITÀ CHE NON È CONFONDIBILE CON NESSUN ALTRO»

Immaginare una giunta più o meno raccattaticcia come sarà quella di Agliana, fa quasi venire in mente una di quelle foto i cui si vede un treno dell’India con la gente perfino sul tetto dei vagoni. Insomma, c’è di tutto e di più



NON MI PESA, NON M’È GIOGO:

PER AGLIÀN SALGO SUL ROGO!


 

Ambra solare spray: spargétevela addosso, senza pensare ai guai. Durevole sarà, allo spirar de’ venti: e gli aglianìn allor tutti gabbati, ma felici e contenti.

Qual torre che non crolla, poi l’Ambra ha preso sbronza: s’è attaccata alla grolla. Chiusa s’è in una bolla insieme a un assessore, che troncherebbe l’Anpi a tutte l’ore. Non al quadrato, al cubo: usando, alla bisogna, pure un tubo.

 

Che faranno gli Anpini questa volta? All’Ambra lasceràn la tesserina de’ valori grandiosi della Costituzione o, in onor di coerenza alla bimbina, le daràn la lezione che ancor non ha imparato, visto che più d’un fosso ha già saltato?

Si rivolse all’Acciaj che la spedì sì tosto a quel paese. Sì: proprio proprio in quel posto. Sgallettava felice, lei insieme a della gente messa a mischia, che più fischia e meno sa fischiar, sicuramente. E fra pretoni e resti di leghisti, messi sù come armata Brancaleone, l’ambra solar s’è distesa a modo sulla pelle aglianese di Pedrito, che ha vinto sì, ma sol perché degli altri nessuno ha scelto Guido, il favorito della braciola svizzera – quell’Elly che sconvolge gli italici cervelli.

Eran tutte rose e fiori, ma celavano dolori… E finalmente ritornò l’amore fra Luca e il vigile Giovannelli, oggi spostato da Pistoia  a Montecatini

E il Benesperi, che sia detto chiaro e ripetuto pure ai quattro venti, pur essendo un somaro fragile, ma ambizioso di se stesso, pur col cervello lesso; lui che prima t’abbraccia e t’accarezza e poi, se cambia brezza, salta il fosso anche lui, perdendosi ne’ vicoli più bui: quel Benesperi lì, tenuto tràlle mani forti del fascio (che gli strizza, senza tanto pensar, le scarse palle), non diverso dal grillo canterino, imbarca in casa ogni ogni caval di Troia, ancor prima che a lui prono all’Acciaj, e indietro risputato. E imbarca guai.

O non lo fece pur nel 19, piangendo qual vitello pargoletto, anzi qual bove, quando a noi si prostrava a mani giunte per passare da sindaco, dandoci prove, in séguito, di non saperlo fare?

Cinqu’anni ha fatto il sindaco aglianese, senza una prova dare se ben voleva a’ suoi, in cose da cavare i peli ai calvi. Ha lambito ben più che volentieri, degli avversari suoi d’un tempo andato, tutte le crespe dei lor bei sfintèri. E ha pisciato sul capo della gente: la quale, nella fine, essendo scema, non s’è accorta di niente e, manovrato, ha distrutto alleati, ha rotto i ponti e coi nemici suoi s’è accomunato. Cinqu’anni da inciuciato.

Parlar di bene è bello, ma vedere che i politici (tutti cacaiole) ti pìglian pel sedere, è un piacere davvero come farla non nelle belle aiole a colorita fioritura antica, ma in un prato verdissimo d’ortica che ti graffia le chiappe e le riduce in fiamme facendoti capir che è un gran bailàmme.

L’Ambra solare allora si prepari a ogni colpo di scena, che neppur penserebbe dovere mai trovarsi innanzi agli occhi nel paese d’Agrùmia e de’ granocchi.

Ma come i peri fanno solo pere e non ciliegie e sorbe e non susine: lei che, per puro spirito altruista, s’è ben sacrificata e è scesa in pista, s’aspetti pure dal suo Minkiabimbo non una tazza di pregiato Kimbo, ma un calcio in culo inaspettato a bomba e, peggio ancor di quello (sistema caro a Luca e al suo squadrista) un colpo di coltello o uno sgambetto o un calcio nei coglioni e poi la tomba.

Ché questo centrodestra così amato non pensa ai partigiàn ma a partigioni e detto per i duri in quel di Agliana: di Magnin se ne fotte e pensa solo a spartirsi la torta e far la grana.

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.info]
© LineaLibera Periodico di Area Metropolitana


«Non lo fo per piacer mio, ma pe’ amor d’Agrùmia & Dio»


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