PISTOIA. Ho visitato domenica sera “Toscana in bocca” nella Cattedrale, ovvero quello che doveva essere una rassegna di aziende e di prodotti tipici, almeno nei programmi sbandierati.
In realtà, come chiunque abbia dimestichezza con analoghe manifestazioni organizzate fuori di qui ha potuto constatare, si è risolto tutto in una grande abbuffata.
In uno spazio ridotto si sono concentrati i soliti “stand” da baraccone già visti e rivisti in simili circostanze, una marea di tavolini improvvisati ultra gremiti e una serie di appoggi volanti per una refezione in piedi decisamente indegne di una mostra che si rispetti ma piuttosto adatte ad una fiera paesana.
Sì una fiera paesana poiché questo è il taglio che si è dato, per non smentire lo stile pistoiese, a quella che avrebbe dovuto o potuto essere una rassegna campionaria che richiamasse insieme i curiosi anche addetti del settore.
In sintesi una sorta di mega paninoteca di rosticceria improvvisata con tutti gli odori intensi che pervadevano l’aria tra schiamazzi e annunci in una calca ove era impossibile orientarsi, figuriamoci poi soffermarsi o informarsi su quel vino o quel piatto.
Se il numero degli intervenuti conforta gli organizzatori, decisamente meno lusinghiero potrebbe essere il numero di coloro che sono giunti a Pistoia da fuori appositamente per l’occasione. Sarebbe bello poter verificare questo dato come fatto da non sottovalutare.
Vedere gente di altre città e registrare presenze di esperti regionali e nazionali richiamati dalla risonanza mediatica e dai contenuti dell’offerta potrebbe essere un sicuro indice che qualcosa sta cambiando.
Non riusciamo ad uscire da un cliché che è divenuto avvilente consuetudine indipendentemente da quale sia il tema della iniziativa. Tutto sembra improntato ad un modello raccogliticcio, paesano, approssimato, non consono ad una città che si appresta ad essere capitale della cultura.
Proprio nella Cattedrale, uscendo dal lato del parcheggio, è ancora visibile, sul pavimento una indicazione “padiglione casa” con freccia disgustosamente e malamente realizzata a pennello, retaggio dell’ “Arts & Crafts” 2013.
Ci sarebbe stata una maniera più elegante per indicare quel padiglione soprattutto alla luce del titolo esotico e pomposo che si è voluto dare alla mostra? Un particolare mi direte ma capace di renderci ridicoli a chi abitualmente frequenta spazi e occasioni di questo tipo.
Stesso discorso per i fogli di carta formato A4, talora scritti frettolosamente a mano, appesi in buste di nyonl ai semafori o ai pali dell’illuminazione con l’indicazione “ospiti” che dovrebbero segnalare, a coloro che vengono in città, da fuori, per il calcio o la pallacanestro lo stadio e il palazzetto. Ammesso che riescano a vederli capiscono al volo dove sono capitati.
Sarebbe opportuno cominciare, umilmente, a frequentare mostre e fiere, rassegne e manifestazioni di città a noi prossime che hanno maggior dimestichezza con l’eleganza, la praticità, la razionalizzazione, la comunicazione? Città che riescono a dare tono nazionale ed eco adeguata a ciò che pongono in essere.
Lucca per esempio che in quanto alla gestione, alla organizzazione e ai risultati propone e realizza, quasi sempre con successo di ampia risonanza e contorno conseguente di autorevoli partecipazioni, analoghe vetrine.
Perché non fare un salto la prossima settimana al Real Collegio di Lucca, appunto, dove si svolgerà “Anteprima Vini della Costa”? Forse potrebbe essere l’occasione per imparare qualcosa.
Mi preme, con l’occasione, segnalare una riuscita esposizione nelle sale affrescate riguardante i pellerossa e la loro cultura. Bella nella forma, curata nei particolari e interessante sotto ogni punto di vista anche che per coloro che di quel popolo apprezzano solo i colori o i tratti più superficiali dei loro costumi.
È stata realizzata in blocco dai due collezionisti ed esperti dell’argomento, uno di Firenze, Alessandro Martire, l’altro di Foiano della Chiana, Sergio Susani, che si sono portati dietro tutto, comprese le bacheche per esporre i preziosi oggetti riuscendo a far giungere in città perfino Cathy Smith, autrice dei costumi del film Balla coi lupi per il quale ha ricevuto anche una nomination agli Oscar.
Il successo e la diversità di questa mostra, che si può chiamare a pieno titolo un evento, è dovuto al fatto che sia il Comune che gli “specialisti” locali sono stati tenuti rigorosamente alla larga e con essi anche l’imprinting casereccio che solo i pistoiesi sanno trasmettere ad ogni circostanza più o meno elevata che sia. Rimarrà aperta fino al 2 di maggio per cui vi invito a visitarla.
[*] – Lettore, ospite