PISTOIA. Ci siamo sempre chiesti che cosa voglia dire fare “volontariato”, operando nel sociale, incontrando numerose associazioni di volontariato che erogano servizi in favore di fasce deboli della popolazione, anziani, ragazzi e/o disabili.
A queste categorie sociali si sono oggi aggiunte la comunità dei migranti, profughi o richiedenti asilo: oggi sono queste le nuove risorse di business.
Le note di cronaca pervenute alla redazione, ma anche alla pubblica opinione, sono purtroppo impietose permettendo a tutti di recepire come – dietro all’assistenza vestita da solidarietà – ci sia spesso una “solidarietà pelosa”, perché interessata.
Quanti di coloro che si prestano al servizio di assistenza ai deboli e sfortunati, sarebbero altrettanto impegnati se non avessero uno stipendio che li motiva nel loro impegno?
Hanno mai pensato di pagare la mensa scolastica a un minore in difficoltà o accompagnarla da un dentista per delle cure mediche per poi pagarle direttamente?
Oppure comprare più semplicemente qualche abito che è indispensabile, frugandosi le tasche e pagandoli direttamente?
Anche noi abbiamo pianto, insieme a tutto il mondo del volontariato, per la morte di due toscani schiantatisi in Etiopia in un tragico incidente aereo: Carlo Spini, 74 anni e la moglie Gabriella Vigiani 70 sono sicuramente due eroi e possono rappresentare un modello di “volontariato” attivo (che ha lasciato quattro figli e nipoti in patia) per muoversi verso il terzo mondo e aiutare gli altri a casa loro.
Non si sono messi con le cooperative locali che, ovviamente, li avrebbero congruamente remunerati per il loro “lavoro”: what else?
Quindi un abbraccio di solidarietà ai famigliari dei due conterranei drammaticamente scomparsi.
Loro sono un esempio di fattiva donazione, volontarietà e solidarietà.
Sono partiti per recarsi nel paese dove avrebbero portato un aiuto, non hanno pensato di trattenersi comodamente qua, nella loro terra e sollecitare l’arrivo di migranti disperati, disponendo la loro collaborazione in una cooperativa come impiegato, anche “impegnato”. O no?
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