PISTOIA. Palazzo di giustizia di piazza Duomo. Imponente, maestoso, in una semplice parola, bello. Non si può dire la stessa cosa per il suo interno. Nel mezzanino, privo di finestre, gli avvocati in attesa di udienze, sono letteralmente stipati nel piccolo e stretto corridoio al quale si giunge, tra l’altro, dopo un percorso piuttosto labirintico. Mancanza d’aria d’estate e d’inverno, dunque, con tanto di lamentele dei vari principi del foro.
“Si può lavorare in queste condizioni? Non si respira, qui qualche volta una persona si sente male e sviene” commenta qualcuno. “Poi senza una finestra e senza un condizionatore d’estate. Non solo ci fissano le udienze alle 13, ma bisogna anche aspettare in questo buco” fa eco qualcun altro.
Le mura del mezzanino sembrano “mangiarsi” tutti gli avventori del corridoio, soprattutto quando una trentina di persone, quasi tutte in piedi (dato che le sedie sono solo un paio) aspettano dinnanzi alla porticina del giudice civile Laura Maione, in attesa di tenere udienza.
È mai possibile che le udienze debbano essere fatte nel mezzanino? E, soprattutto, quanto può essere a norma quel piccolo imbuto quasi dantesco? Stranamente, la porta in fondo all’angusto corridoio, presumibilmente di una stanza adibita ad archivio, era stata lasciata aperta, fermata da una sedia.
Un’inserviente, passando di lì per caso, decide di chiuderla. Si alza la protesta: “Per favore, non la chiuda – urlano, disperate, alcune avvocatesse – almeno passa un po’ d’aria!”.
“Va bene, la lascio aperta – risponde la donna sorridendo – in realtà dovrebbe rimanere chiusa, ma almeno circola un po’ d’aria. In effetti qui non si respira”.
“Speriamo almeno che non esca qualche topo” conclude, sotto gli occhi sbarrati delle tante avvocatesse…
[Alessandra Tuci]
Vabbè…i soliti lamenti senza conseguenze…da non prendere sul serio. Fate uno scipero e bloccate tutto per 2 mesi. Poi vediamo.