tribunale. SCANDALO DEI CIMITERI, LUNGA ISTRUTTORIA DELLA GUARDIA DI FINANZA

Il cimitero comunale di Pistoia
Il cimitero comunale di Pistoia

PISTOIA. Salme smembrate, resti umani ammassati indistintamente in sacchi neri di plastica, ornamenti di tombe trafugati, giardinetti di lapidi abusivamente installati, il tutto per un ritorno economico di decine di migliaia di euro.

Per più di tre ore un maresciallo della Guardia di Finanza di Pistoia ha spiegato questa mattina, 3 maggio, in sede di istruttoria, le lunghe indagini che rigurdano la macabra storia dei cimiteri pistoiesi dinanzi al colleggio giudicante Gaspari (presidente), Martucci e Bizzarri, nell’aula penale del palazzo di giustizia in piazza Duomo e dinanzi al pm Fabio Di Vizio.

Dodici erano state le richieste di rinvio a giudizio per altrettanti imputati lo scorso marzo, al termine di un’inchiesta portata avanti dagli investigatori della sezione di Pg della Guardia di finanza, con ben 41 capi di imputazione per reati che vanno dalla soppressione e distruzione di cadavere al peculato, dalla violazione di sepolcro all’abuso d’ufficio, dall’omessa denuncia al falso, al riciclaggio di lapidi. I familiari di due defunti si erano costituiti in giudizio come parti civili.

Tra gli imputati: Guido Tesi, ex dipendente dell’azienda Manuten-Coop, ex assegnataria del servizio di gestione dei cimiteri; l’ispettore comunale Nicola Livi (accusato di abuso d’ufficio per aver comunicato a Tesi l’esistenza delle denunce e dell’inchiesta); altri sei operatori cimiteriali (Alessandro Tonini di Pistoia; Diego Traversari di Pescia; Giampaolo Chiesa di Monsummano; Giovanni Matulli di Pistoia; Saverio Folino di Pistoia; Francisco Mori di Monsummano); Gerardo Delle Rose, titolare del negozio di fiori davanti al cimitero comunale; Paolo Pisaneschi, pistoiese, proprietario di due attività di marmista; Stefano Lupi, di Prato, anch’egli titolare di un’attività di rivendita lapidi.

Le indagini erano partite dalle denunce di alcuni cittadini che non sapevano più che fine avessero fatto le salme dei propri cari. Questa mattina il maresciallo della Guardia di Finanza ha parlato a lungo delle denunce di tre cittadini pistoiesi: Raffele Marini, Deanna Venturi e Elio Bellari.

Il Pm Fabio Di Vizio, titolare dell’inchiesta
Il Pm Fabio Di Vizio, titolare dell’inchiesta

“Raffaele Marini aveva espresso perplessità su alcune irregolarità che riguardavano la nonna defunta nel cimitero comunale di Pistoia per la quale dopo dieci anni, come stabilito dalla legge, era prevista l’esumazione – racconta il maresciallo in udienza –. Giunto sul posto insieme ad alcuni familiari, il Marini aveva trovato la tomba della nonna completamente spoglia di ogni ornamento”.

Altra denunciante è Deanna Venturi: la donna si era recata sulla tomba del marito nel cimitero di Valdibrana 15 giorni prima della regolare esumazione, trovando la tomba spoglia non solo di ogni arredo e ornamento, ma anche del corpo del proprio coniuge, sostituito da un altro cadavere.

Il maresciallo racconta come la donna si sia messa in contatto con Guido Tesi che, accompagnata in una stanza poi sequestrata dalla stessa Guardia di Finanza, aveva mostrato dei sacchi di plastica contenenti resti umani, invece delle cassette di zinco previste dalla legge come contenitori.

Altra denuncia è quella di Elio Bellari che, avendo avuto in passato alcuni problemi sulla esumazione del padre defunto, chiese di poter partecipare alla esumazione della madre nel 2012. La donna era tumulata nel cimitero della Misericordia e avrebbe dovuto essere spostata al cimitero della Vergine, accanto al marito. Anche in questo caso il corpo della donna sembra essere scomparso nel nulla.

Solo dopo queste denunce e solo dopo l’intervento della finanza come Pg, con l’ausilio anche della Polizia municipale, arrivano anche altre segnalazioni da parte dello stesso Comune di Pistoia su illeciti connessi a cadaveri e ornamenti di tombe, ha proseguito il maresciallo.

Secondo le indagini, i sopralluoghi e la marea di intercettazioni telefoniche, è emerso che gli arredi cimiteriali trafugati e rimessi in ordine per poi essere rivenduti venivano custoditi in una cappella del cimitero di Sant’Angelo (Bottegone) dove il Tesi avrebbe lavorato in proprio. Per altri lavori più grossi, invece, l’imputato si sarebbe appoggiato alla ditta di Paolo Pisaneschi, secondo quanto riportato dal maresciallo.

Diverso materiale è stato infatti sequestrato a agosto scorso dalla Guardia di Finanza sia nell’abitazione del Tesi, sia nella cappella di via Fiorentina. Altro materiale poi è stato invece sequestrato nell’abitazione e nella ditta di Pisaneschi (più che altro pietre usate per comporre le lapidi), così come nell’abitazione di Alessandro Tonini. Il materiale riguardava prevalentemente pietre, pezzi di granito e ornamenti cimiteriali.

Non solo. Secondo le intercettazioni telefoniche, Guido Tesi si presentava come “marmista” per procacciarsi i clienti, assicurandosi anche una presenza costante nei cimiteri sprattutto nei giorni di sabato e domenica, per la presenza di un maggior numero di persone.

Il prossimo 13 settembre saranno ascoltati tutti i testi di Polizia giudiziaria, mentre il 18 ottobre ci sarà la prosecuzione del processo.

[Alessandra Tuci]

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