tribunale. SCARAFUGGI E IL “MODELLO RUFFINI”, IL GIORNALISTA IMPRESCINDIBILE

Alessandro Scarafauggi
Alessandro Scarafauggi

PISTOIA. Seconda udienza della fase dibattimentale del processo nei confronti di Alessandro Scarafuggi, ex direttore generale dell’Asl 3 (per esattezza dal 2007 al 2012) questa mattina, 14 gennaio, dinanzi al collegio presieduto dal giudice Tredici, Tribunale di Pistoia.

Scarafuggi, difeso dagli avvocati Federico Bagattini e Corsinovi del Foro di Firenze, è accusato di abuso d’ufficio: avrebbe ripetutamente affidato l’incarico di addetto alla comunicazione, marketing e ricerca fondi ad una figura professionale esterna all’azienda sanitaria, il giornalista massese Alberto Cesare Ruffini, anche se – questa la tesi dell’accusa – all’Asl vi era già un ufficio stampa funzionante.

Secondo il pm Boccia, tra l’altro, la nomina di Ruffini avrebbe comportato anche un notevole aggravio di spesa. Per questa stessa vicenda la Corte dei conti, il 26 gennaio scorso, aveva condannato Scarafuggi e il direttore amministrativo Stefano Simonetti al risarcimento del danno erariale: poco meno di 130 mila euro il primo, 60 mila il secondo.

Un’udienza durata più di tre ore quella di stamattina, durante la quale al banco dei testimoni si sono seduti Corrado Catalani (per l’accusa), medico infettivologo e direttore del reparto malattie infettive dell’ospedale San Jacopo, Simona Carli, oncologa e direttore saniatrio dell’ex Asl 4, e Beppino Montalti (per la difesa),  medico e presidente della Federazione medici di medicina generale di Pistoia.

Nella scorsa udienza del 27 novembre erano stati chiamati a testimoniare lo stesso Simonetti, l’avvocato dell’Asl Claudia Dami e Stefano Cantini, direttore dello staff della direzione sanitaria.

Una sorta di “modello Ruffini” quello che è emerso durante l’escussione dei testi della difesa, i quali hanno più volte elogiato la capacità organizzativa e la preparazione professionale del giornalista massese, conosciuto da Scarafuggi, come lui stesso ha detto in udienza, negli anni 2002-2003 proprio a Massa, dove entrambi lavoravano.

Una sorta di “Addetto stampa tuttofare” dunque, capace non solo di scrivere comunicati, ma anche di organizzare eventi, manifestazioni e iniziative, con uno stipendio di circa 35 mila euro l’anno. “Ruffini chiese di fare uno stage gratuito in azienda e, al termine del suo stage, mi ritrovai un piano di comunicazione fatto da lui veramente efficiente. Infatti lo chiamai a Pistoia per le sue competenze, tre mesi dopo il mio arrivo”.

“Questo lavoro di comunicazione svolto da Ruffini non poteva essere fatto sfruttando le risorse dell’azienda?” ha chiesto Boccia. “Certo, ma in quel momento non riuscivo a individuare persone competenti ed esperte tra quelle che c’erano” ha risposto senza incertezze Scarafuggi.

Un botta e risposta tra il pm e Scarafuggi nel quale quest’ultimo non ha mai mostrato alcun segno di insicurezza o di agitazione. Risposte precise, dettagliate e ferme quelle dell’ex direttore dell’Asl 3, che ha ribadito più volte di aver avuto rapporti esclusivamente professionali con il giornalista e che nessuno gli ha mai detto che le attività svolte dal Ruffini non servissero. Un comunicatore capace di dialogare con tutti, quindi, dato che “i cittadini non si fidano dell’azienda, la quale necessita di un’organizzazione compatta e coordinata”.

Vedremo quali saranno gli sviluppi della vicenda. Intanto la prossima udienza è fissata per il prossimo 5 maggio, quando saranno ascoltati altri testi della difesa. La data è nobile e famosa: risponde alla morte di Napoleone a Sant’Elena.

[Alessandra Tuci]

Leggi: Promemoria Scarafuggi

Print Friendly, PDF & Email

3 thoughts on “tribunale. SCARAFUGGI E IL “MODELLO RUFFINI”, IL GIORNALISTA IMPRESCINDIBILE

  1. “Questo lavoro di comunicazione svolto da Ruffini non poteva essere fatto sfruttando le risorse dell’azienda?” ha chiesto Boccia. “Certo, ma in quel momento non riuscivo a individuare persone competenti ed esperte tra quelle che c’erano” ha risposto senza incertezze Scarafuggi.
    Avete letto bene? Non c’erano persone adatte, allora.
    Oggi le stesse persone sono adatte? Ma quante sono……?
    Talmente adatte da poter rappresentare l’informazione “ufficiale” dell’area vasta?
    Appare evidente che “qualcosa” non quadra nell’informazione “ufficiale” della sanità.
    Appare evidente che una appartenenza partitica non è garanzia di una buona conoscenza dell’italiano : parlato, scritto ed interpretato. A comando, naturalmente.
    Viva i Ruffini, abbasso i Ruffiani!

Comments are closed.