trivelle. SARTESCHI (PD): «SONO PER IL SÌ»

Giovanni Sarteschi, Capogruppo del Pd
Giovanni Sarteschi, Capogruppo del Pd

PISTOIA. [l.c.] Tra due giorni si vota sul rinnovo automatico delle concessioni attive entro le 12 miglia dalla costa “per tutta la durata di vita utile del giacimento”.

Si tratta del famoso referendum abrogativo del 17 di aprile, che interessa 35 concessioni per un totale di 79 piattaforme e 463 pozzi. Titolari delle concessione, dislocate tra l’Adriatico, lo Ionio ed il canale di Sicilia, sono alcune big oil, tra cui l’italiana Eni.

Per avere un’ordine di grandezza delle quantità di idrocarburi in gioco basti sapere che il petrolio in oggetto è pari a meno dell’1% annuo del fabbisogno nazionale, mentre il gas metano supera di poco il 3% annuo del consumo interno.

Contattiamo il capogruppo del Pd in palazzo di Giano Giovanni Sarteschi per una breve opinione. Nei giorni scorsi il consigliere aveva scritto, sulla propria pagina facebook, un post molto chiaro in merito alla partecipazione al voto:

«I costituenti ritenevano che l’esercizio del voto fosse un dovere civico, vale a dire dettato da ragioni di etica pubblica, e lo scrissero a chiare lettere nell’articolo 48 della Costituzione. Non è un dovere giuridico, infatti l’astensione non è sanzionata. Il quorum in materia di referendum abrogativo fu fissato al 50 per cento più uno degli aventi diritto anche perché all’epoca l’astensione fisiologica, cioè quella di coloro che non votano mai, era trascurabile, nonostante la piaga dell’analfabetismo. Oggi invece tocca livelli allora impensabili: più di un quarto degli elettori non ha votato alle ultime elezioni politiche.

Concessioni interessate dal referendum 17 aprile
Concessioni interessate dal referendum 17 aprile

«Approfittare di questo dato – sommando i voti dei contrari al quesito per convinzione agli astenuti per apatia radicale o sfiducia nel sistema – è una scorciatoia, anche se legittima, per boicottare il referendum. Non si compete ad armi pari ma si esce dal campo da gioco e si spegne la luce. C’è poco da fare: non è un’opzione con eguale dignità politica rispetto al sì, al no e alla scheda bianca.

«Il fatto che altri in passato abbiano invitato all’astensione (la Chiesa, la destra, il centro e la sinistra) non sposta di un millimetro la questione. E neppure le lezioni di professori troppo zelanti che confondono, sapendo di confondere, la legittimità giuridica di una condotta con la sua accettabilità politica.

«Prova ne sia che la discussa riforma della Costituzione limita la pratica ostruzionistica del boicottaggio determinando il quorum nella metà dei votanti alle ultime elezioni politiche, qualora la richiesta di referendum provenga da almeno 800.000 elettori. Per intendersi: se la modifica fosse già in vigore, il quorum sarebbe pari al 37,5 per cento. E, va detto, è uno dei migliori aspetti di quella riforma».

Stop Trivelle, 17 aprileIn aggiunta Sarteschi afferma: «Purtroppo il 17 aprile sono fuori dall’Italia, con la famiglia: ho prenotato un breve soggiorno all’estero prima che fosse nota la data referendaria. Però il mio orientamento è per il sì, con assoluta convinzione, perché con il sì viene semplicemente ripristinato il sistema delle proroghe alle concessioni.

«Un sistema che dà garanzie ambientali e non ferma alcuna attività di estrazione. Le attuali concessioni scadono mediamente tra dieci anni e quindi non sono in gioco i posti di lavoro. Le verifiche, preliminari alle eventuali proroghe, le reputo sinonimo di modernità e progresso, non vedo ragione di allarmismo.

«Preoccupazione, semmai, ci dovrebbe essere nel raggiungere gli obiettivi comunitari, e magari superarli, in materia energetica e ambientale. Dalla mobilità all’edilizia e alle generazione elettrica sono tante le professioni che beneficerebbero di una riconversione in tal senso».

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