Viene da chiedersi se è cosa normale che la Procura della Repubblica archivi una questione così delicata che riguarda la comunità intera, dopo una indagine tenuta in congelatore per circa 6 anni dalla polizia giudiziaria-carabinieri
PISTOIA-MONTALE. Torniamo ancora una volta sulla richiesta di archiviazione che la procura della repubblica di Pistoia ha depositato sulla vicenda della discarica di ceneri presenti sotto l’impianto del Cis di via Tobagi.
Linea Libera ha ricevuto la nota depositata dal Pm Leonardo De Gaudio e le dolenti considerazioni di forte perplessità con gli esponenti dei Comitati, Antonio Sessa, Patrizia Rocchetti e Francesca Simoni, che ricordano che sono troppe le archiviazioni e specificamente curiose, alcune ben chiare per la loro dinamica.
L‘odierna presidente Francesca Simoni non si è dimenticata di quella del più surrealistico incendio sull’argine dell’Agna (era un caldo 20 agosto di 4 anni fa), dal quale si svilupparono ceneri grossolane ma ultra leggere, tanto leggere che, vincendo la forza di gravità, caddero, come calamitate in un imbuto, dentro la griglia di aereazione della centrale dell’inceneritore, mandandolo in blocco.
Una narrazione fantastica e irreale, ma che venne raccontata in Commissione Ambiente, e sulla quale, gli uomini dell’Usl Centro e di Arpat, fecero ammuìna.
Un disastro però dovuto a cause di forza maggiore: sembra che il Comitato Antinceneritorista presentò ben due esposti sulla vicenda e, tra qualche anno – diciamo 5, 6 o 7? – sarà informato dell’esito delle denunce.
Oggi la lettera di archiviazione merita una qualche considerazione:
- arriva dopo quasi 8 anni dall’esposto
- richiama la nota di polizia giudiziaria di 18 mesi fa, ma aperta con protocollo 585/15 (dove “15” sta per 2015!), cioè sei anni in mano ai carabinieri (argomento su cui torneremo presto), ma non ci sembra di leggere che che si tratti del N.o.e., Nucleo Operativo Ecologico – come magari dio vorrebbe…
- non ci sorprende sapere che “non emergono fatti di rilevo penale”, visto il lungo periodo di tempo trascorso, oltre due lustri, ovvero otto – cioè 40 anni – dalla realizzazzione illecita (si può dire?) della discarica in questione.
Illecita perché non siamo convinti che i “sudiciumi” dell’inceneritore potessero essere sotterrati come un qualsiasi cadavere di animale abbattuto dalla peste suina…
È tutto giusto e corretto, non si potrà fare altro, con buona pace dell’anima di Paolo Vagnozzi che portò all’attenzione dell’Autorità giudiziaria la grave vicenda: un’ingente massa di ceneri combuste dai rifiuti e provenienti dai malfunzionamenti degli anni 80). Ad archiviare tutto, all’epoca, pensò il capo della procura Renzo Dell’Anno, sostenitore dell’aforisma «la procura non deve andare sulle bandiere dei Comitati ambientalisti».
Infatti, non c’è andata affatto, perché – in ogni caso – Dell’Anno non sbagliava mai; archiviava tutto con una sorta di formula magica tipo «non si ravvisano reati», motivo grazie al quale, per chi non lo ricordasse, fu persino rimosso (per non conferma unanime da parte del Csm) dal timone della procura pistoiese (il neretto è di E. Bianchini).
Non abbiamo sufficienti elementi per fare valutazioni di merito sull’intervenuta prescrizione dell’ipotesi di reato e sulla consistenza delle responsabilità soggettive dei vari teatranti dell’epoca, ma ci chiediamo se è cosa normale che la Procura della Repubblica archivi una questione così delicata, e che riguarda la comunità intera, dopo un’indagine tenuta in congelatore per circa 6 anni dalla polizia giudiziaria-carabinieri.
Il “congelamento” (non ci venga detto che le indagini hanno richiesto sei – ripetiamo sei – lunghi anni) era forse dovuto a indagini geologiche complesse e ripetute attività di laboratorio sui campionamenti delle ceneri raccolte?
Tutto questo da farsi nel contraddittorio delle parti, come obbliga la procedura di legge: un bel casino. Va bene così?
Alessandro Romiti
[alessandroromiti@linealibera.it]