
PISTOIA. È ancora immersa nel suo personaggio, Monica Piseddu, ma non solo perché stasera e domani pomeriggio, al Manzoni, sarà replicato Lo zoo di vetro, andato in scena venerdì e, come di consueto, il pomeriggio del giorno successivo, nel Saloncino, il cast incontra il pubblico.
È un’attrice, Monica Piseddu, una grande attrice, ma non recita affatto quando si scusa con la platea per la parsimonia con la quale si racconta.
“Il lavoro meno difficoltoso è quello di entrare nella menomazione di Laura – racconta Monica Piseddu al pubblico con l’intermediazione del collega Andrea Nanni –. La cosa veramente difficile è indossare la sua sottovalutazione, la sua rinuncia, la sua sconfitta, la sua arrendevolezza: è stata un’operazione dolorosa e dalla quale non riesco a liberarmi”.
Confermiamo l’ansia dell’interpretazione quanto la difficoltà a spogliarsene, perché la figlia claudicante, senza tempo e senza età, dello Zoo di vetro andato in scena venerdì sera a teatro è una delle tante pagine dell’intera rappresentazione che merita un approfondimento, alla stregua di molti altri punti focali evidenziati dalla profondità originaria di Tennessee Williams, scorporati dalla lucidità di Arturo Cirillo e poi offerti, con umile presunzione, dai quattro mattatori.

Che sono ancora trapassati dall’esperienza e che, seppur felicissimi per gli interminabili applausi ricevuti alla prima e che somiglieranno, immaginiamo, a quelli che arriveranno stasera, come quelli di domani, sono decisamente provati. Il più fresco è il regista, Arturo Cirillo, stanco come i tre colleghi perché è in scena con loro, ma con una carica adrenalinica e una voglia incontenibile di chiacchierare che sembrano rendergli una linfa superiore, quello che gli offre la possibilità di spiegare i retroscena e riformulare l’offerta,
Anche Edoardo Ribatto, l’ex compagno del liceo che ha finito, nonostante gli scintillanti presupposti giovanili, per perdersi per strada, conferma la bellezza e la profondità della messinscena, confidando a voce alta ai presenti come l’immedesimazione nel ruolo di Jim non sia soltanto un lavoro, un effetto scenico.
Milvia Marigliano, la mamma ansiogena, dispotica, nostalgica e commovente, non è da meno. Riconosce che non basta studiare attentamente il copione, occorre immergervisi, lasciarsi possedere e finire, inevitabilmente, per riconoscersi.