
NEW YORK. La grande metropoli, capitale del mondo, comincia ad essere antica. Gli edifici, che apparivano mirabolanti fino a pochi anni fa, ripetono se stessi, anche se le nuove generazioni di architetti si sbizzarriscono in esercizi curiosi, mentre i palazzi ottocenteschi, quelli dei gosthbusters per intendersi, testimoniano l’età dell’oro della città e la sua vetustà.
La città “che non dorme mai” vanta ancora la più grande e affascinante mescolanza umana che si possa trovare: qui nessuno parla una precisa lingua, tutti si esprimono in un anglolatino che consente a ognuno di ottenere ciò che vuole, in questo tuttavia la carta Visa gioca un ruolo fondamentale, tutto costa carissimo.
Il senso di appartenenza, l’orgoglio americano si manifesta sempre in modo categorico, come nella sfilata al seguito del carro funebre del soldato morto in Afghanistan.
È il penultimo giorno dell’anno e la Quinta Strada è stata chiusa al traffico, ci sono auto della polizia e agenti schierati all’intersezione di ogni Street con la Fifth, un dispiegamento di forze imponente per un atto di rispetto senza se e senza ma al soldato americano, l’immagine di un bambino di quattro anni, che saluta con la manina alla fronte, il padre morto per la patria rimbalza su tutte le televisioni nell’ultimo giorno dell’anno.

New York accoglie, offre tutto quello che si può tra arte, cultura, cibo e luoghi consegnati, da almeno un secolo di filmografia, all’immaginario collettivo.
Il Central Park, il ponte di Brooklyn, la Grand Central Station, l’Empire State Building, sono la ribalta dei nostri anni e mantengono il loro fascino. Il Museum of Modern Art ed il Guggenhaim Museum offrono alla vista opere d’arte immortali e mostre delle opere dei nuovi artisti allo stesso prezzo (30 dollars) che si paga per raggiungere il top of the rock, ovvero la vetta rotante del grattacielo del Rockfeller Center, punto di vista privilegiato per ammirare Manhattan.
La folla di questi giorni di festa è davvero enorme, come lo è il dispiegamento di forze dell’ordine nelle vie centrali, e in particolare in Times Square, la sera del 31. I poliziotti, temuti e rispettati, indulgono poco ma, tra un ordine e l’altro, ti augurano buon anno.
La capitale dell’Occidente, oggi meno scintillante di quanto lo fosse nell’era Giuliani – il sindaco sceriffo, quello della tolleranza zero – tuttavia cattura per la sua vocazione alla luce, al gusto di vivere.

Ma c’è sempre un dietro le quinte e basta alzarsi un’ora prima degli altri e uscire a camminare per le vie semideserte per vedere un gran numero di persone affaccendate nella pulizia della città, che raccolgono, spazzano, sciacquano le strade e le piazze lordate dalle migliaia di persone che le hanno attraversate nella giornata precedente.
E tutti quelli che vedi al lavoro sono neri e neri sono quelli che fanno i lavori più bassi, nei locali più scarsi. I discendenti di quelli che vennero negli Stati Uniti come schiavi, oggi sono uomini liberi ma per lo più vivono in condizione di inferiorità sociale rispetto ai bianchi.
Questa semplice constatazione basta a smorzare il gusto nell’addentare la Grande Mela, solo che si pensi a quanto sarà difficile garantire la pace nel mondo se gran parte dell’umanità spesso si sente, o è, discriminata e – inevitabilmente – sogna la rivincita…
[Paola Fortunati]