UN GIOCO DI CARTE COME LA VITA

Il libro di Renzo Berti
Il libro di Renzo Berti

PISTOIA. Paola Bardelli di Tvl e Giuseppe Previti presentano a Pistoia – Villa Cappugi – «Il mazziere di Eleusi», secondo libro di Renzo Berti, ex-Sindaco di Pistoia (vedi).

Lo fanno dinanzi a una sala gremita di gente. Berti si presenta come autore e narra una storia che è un insieme di generi: giallo, thriller, viaggio, diario.

Del diario, in effetti, il libro di Berti ha “la maggior parte”, per usare un’espressione leopardiana: in essa infatti si spende la narrazione che Berti ricorda alla platea avere vergato proprio in tale forma per un suo personale “perdersi” nel Mediterraneo orientale, a Cipro; uno smarrirsi – oggi sentito con nostalgia – che in primis è un itinerario dell’anima. E lo si avverte bene.

Eravamo presenti perché espressamente invitati dall’autore, in grado – lo diciamo senza incertezze – di sapersi esprimere, ben al di là della politica, in una lingua narrativa volutamente (e senza fatica) semplice e diretta.

Il lavoro è breve – gli fu rimproverato anche dell’editor di Rizzoli, ci ha detto –; ma nella brevità, avrebbe sottolineato Callimaco, non c’è colpa come, invece, nella mole eccessiva e ponderosa, nella quale «un gran libro è un libro cattivo», come pensava il capo della scuola alessandrina sul versante modernistico-innovativo del IV secolo avanti Cristo.

Letto anche a pizzichi – e specie nella parte greco-levantino-turcoide –, il breve romanzo/lungo racconto di Berti ha le sue caratteristiche ben connotate di mediterraneità riportata agli anni 70-80: le atmosfere di allora vi si respirano tutte e ben dice Previti nell’affermare che Berti sa raccontare.

Renzo Berti firma la dedica a Tommaso Braccesi
Renzo Berti firma la dedica a Tommaso Braccesi

E fermiamoci qui, perché, come abbiamo detto all’autore stesso, pretendere – come qualcuno vorrebbe – di definire il genere di questo libro, ha la stessa valenza di voler provare a decidere il sesso degli angeli: un’operazione che non ha senso. Uno scritto, infatti, ha il valore che ha e l’autore, quando lo scrive, non lo genera ad altro se non a sua perfetta immagine e somiglianza, per come lo sente e come lo realizza.

Se, dunque, Berti lo avesse scritto – come crediamo – in funzione/finzione di traccia autobiografica, niente altro sarebbe da pretendere che limitarsi al risultato: non solo nessuna colpa c’è stata mai nel narrarsi, ma lo ha fatto sempre ogni scrittore; si sia poi, lo scrittore, più o meno nascosto e mascherato con opportuni infingimenti letterari di varia natura e marchingegni d’altro genere.

Il risultato del mazziere, a nostro avviso, è questo e il prodotto sta bene così. Per i particolari più sicuri e definiti – come ha detto Berti stesso – ne torneremo a parlare in altri momenti in altre presentazioni.

Lasciamo, dunque, ai lettori il tempo per passare il libro al vaglio e scatenare tutte le curiosità. E intanto iniziamo, noi per primi, dalla dedica personalizzata: «A Edoardo, un amico “acquistato” con piacere. Renzo».

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