PISTOIA. Se ricordare bene, Montanelli diceva così parlando del mestiere del giornalista.
Ieri la Tv è tornata sul caso Tortora, perché trent’anni fa Diego Marmo, che era il pubblico ministero, in primo grado, che formulò pesantissime accuse contro Enzo Tortora, poi assolto con formula piena, ha chiesto scusa alla famiglia (vedi).
Riportiamo, senza commento, la notizia che segue, vista da Nazione e Tirreno, aggiungendo solo la dichiarazione dell’avv. della difesa, Aiazzi: «Faremo appello, riteniamo che il giornalista si sia espresso all’interno del diritto di cronaca e di critica, e che comunque le espressioni usate non fossero offensive».
Vedi anche: http://linealibera.it/liberta-di-stampa-liberta-di-stato/
Un mestiere pericoloso per chi lo svolge come chi dirige e scrive per Linee Future.
Per questo GRAZIE!
SIAMO ANCORA UN POPOLO DI ACCAMPATI
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In una città normale una simile circostanza determinerebbe una netta presa di posizione di tutti i singoli giornalisti e dell’ordine professionale: non tanto per la corporativa difesa d’ufficio di un membro della consorteria, ma per la difesa della propria professione e della libertà d’espressione su cui si dovrebbe fondare il giornalismo.
Il carattere essenzialmente programmatico della nostra Costituzione implica che tanti diritti e meccanismi della cosiddetta vita democratica debbano costantemente essere riaffermati e riconquistati sul campo, mai dati per scontati, a partire dall’ articolo 21 della Costituzione (http://it.wikipedia.org/wiki/Articolo_21_della_Costituzione_italiana).
Purtroppo invece la libertà d’informazione, presupposto generale per una più autentica libertà culturale e sociale, viene vista come vicenda folkloristica di qualche isolato pioniere, come Graziella Di Mambro a Latina, vedi http://quarratanews.blogspot.it/2013/12/le-intimidazioni-come-gli-esami-non.html, come la Gabbanelli per citare l’esempio nazionale sotto gli occhi di tutti o come il direttore di «Linee Future» Edoardo Bianchini, che addirittura viene dipinto da un anonimo giornalista del Tirreno come una sorta di Pierino, che «prende spesso di mira figure pubbliche della città».
Cosa dimostra allora il fatto che ancora nessun giornalista si sia sentito chiamato in causa o abbia manifestato disagio per un attacco alla propria professione? Semplice, quello che andiamo ripetendo e dimostriamo da tempo: in Italia (come nazione, in alcuni comuni ed in altre realtà le cose vanno diversamente) e a Pistoia, non esiste ancora una classe dirigente semplicemente perché non esiste una società che la sappia esprimere. Una società intesa appunto come organismo complesso formato da singole categorie, corpi sociali e ordini professionali, che, in contrapposizione e in sinergia, determinano comunque la tenuta dell’intera comunità.
Siamo, a Pistoia e in Italia, fatte salve quelle non poche realtà sparse in giro per la penisola, ancora un popolo di accampati, proprio come ci aveva descritto Churchill.