PISTOIA. Il viso l’ha pulito; i piedi meno, ma non potrebbe essere diversamente, del resto. Gli artisti di strada sono così e Passenger, anche se stasera sarà il centro dell’attenzione sul palco del Festival di Pistoia per il quarto appuntamento della 36esima edizione, ai suoi trascorsi non può e non vuol rinunciare.
Per questo, ieri sera, tra il lusco e il brusco, tra i chiarori di una sera caldissima, è arrivato sulla Sala, ha piazzato la sua chitarra amplificata da una minuscola struttura sotto il Pozzo del Leoncino, si è tolto le ciabatte e ha iniziato a suonare.
Qualcuno lo sapeva, di questo pilotato fuori programma; la maggior parte no, ma appena ha iniziato a intonare le noti delle sue struggenti melodie, il capannello umano si è ingrossato a vista d’occhio e la piazzetta, abitualmente ingombra di banchi di frutta la mattina e di strusciatori dopo il calar della sera, ha registrato il sold out.
Le sue canzoni, oggettivamente poche, le sanno tutti, però, almeno il popolo adolescenziale femminile, che è quello che fino a questo momento della manifestazione estiva pistoiese ha condizionato tribune, seggioline e posti sotto le transenne. Così è stato con i Mumford & Sons, così è successo con Hozier e così, non dovremmo sbagliarci, andrà con Passenger stasera, 15 luglio.
Ma torniamo all’anteprima di ieri, una vera e propria incursione nel cuore della città, un flash mob artistico e virtuale come molti altri che dovrebbero letteralmente invadere e paralizzare il nostro centro storico: il concerto è il momento ufficiale; l’incontro in città è l’azzeramento totale delle distanze, la totale immersione nel tessuto popolare, un palcoscenico naturale nel quale vivono protagonisti e spettatori.
Pensate cosa sarebbe se così dovesse succedere lunedì prossimo, 20 luglio, il giorno prima di Carlos Santana; e immaginiamo come sarebbe il centro di Pistoia se giovedì 23 luglio, tra la Vecchia Praga e il Gargantuà, si aggirasse un englishman in Pistoia?
Ha eseguito tre pezzi, Passenger, oltre I’m on fire, del Boss, un omaggio ad uno dei suoi punti di riferimento e un soccorso indispensabile alla modestia del suo giovanissimo repertorio. Su Let her go si è soffermato più del dovuto, dialogando con il pubblico, sempre quello delle giovanissime, che almeno conoscono la lingua inglese, indispensabile, con Passenger e con tutto il resto, nell’epoca globalizzata per poter capire cosa stia succedendo e come stia cambiando il mondo.
Finita la piccola esibizione, struggente, emozionante, soprattutto osservando gli sguardi delle ragazzine che l’hanno accompagnato in questo piccolo girotondo cittadino, Passenger si è offerto al sacrificio degli autoscatti, anzi, dei selfie, lasciandosi immortalare in compagnia di uno stuolo di sconosciute.
Stasera, alle 21:30, l’adorazione verso l’eroe della musica sarà in versione ufficiale: con il palco, alto e solido sopra e il pubblico, piccolo e fragile, sotto. La prevendita non ha fatto sfracelli, sappiamo: una serata intera, forse, è un po’ troppo per Passenger, anche se le canzoni dell’adorabile busker, le ragazzine, le sanno tutte a memoria.