«UN PICCIONE SEDUTO»

Un piccione seduto...
Un piccione seduto…

PISTOIA. Un viaggio attraverso il destino umano, accompagnati da due “Virgilio” dei tempi odierni: Sam e Jonathan venditori ambulanti di travestimenti e materiale per feste.

Questa la trama del film “Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza” del regista svedese Roy Andersson, pellicola vincitrice del Leone d’Oro al Festival di Venezia 2014. L’opera mostra la bellezza, la meschinità, l’ironia o la tragicità di singoli momenti e dentro di noi, a metà strada la consapevolezza della grandezza della vita e la presa di coscienza della fragilità umana.

Una macchina da presa fissa immortala uomini e donne con un trucco al viso innaturale in eterna attesa di qualcosa non chiara nemmeno a loro stessi, forse attendono solo che le loro solitudini abbiano finalmente un epilogo. Un bar con un passato di ben maggiore vitalità, due rappresentanti incapaci di vendere il loro campionario di divertenti prodotti (Sam e Jonathan), un militare in ritardo ad appuntamenti inesistenti, pensionati che al telefono si ripetono con frasi fatte.

Tre incontri con la morte: un uomo muore d’infarto mentre cerca di aprire una bottiglia di vino, un passeggero cade improvvisamente a terra nel bar di un traghetto, un’anziana sul letto di morte che stringe una borsetta di gioielli.

Con un intreccio tra surreale, ironia, tristezza, il regista Andersson mostra il suo originale punto di vista meritandosi il Leone d’Oro in Laguna, originalità un po’ scalfita dalla mancanza di un’evoluzione narrativa concreta della storia.

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