PISTOIA. Rendere “no fly-zone”, cioè permanentemente sgombre da auto o furgoni le facciate di tutte le chiesine del centro, sarebbe un piccolo gesto per impreziosire l’immagine della città e migliorare l’offerta turistica con tutti i risvolti economici del caso.
Lo abbiamo detto a proposito di San Michele in Cioncio, di cui già abbiamo fornito alcune immagini relative alla sosta selvaggia che affligge la facciata del grazioso edificio, e lo ribadiamo anche per le ex chiese di San Salvatore e di San Biagino/Santa Maria Assunta o in Borgo Strada.
Soffermiamoci per un istante sui portali, laterale e frontale, di San Biagino: assediati da auto e da una specie di colonia felina. Niente in contrario alle colonie feline, anzi ben vengano; ma nei luoghi adatti. Poniamoci infatti una domanda: a Lucca, se avessero lo stesso patrimonio storico-artistico, lo ridurrebbero per caso in questa condizione marginale di degrado e, nella migliore delle ipotesi, di irrilevanza?
Con quale logica una città toscana, che dovrebbe fondare il valore aggiunto anche sulla qualità dei centri storici, sulle forme antiche della tradizione, si permette di svilire quello che già a fine Ottocento tutta Europa considerava una ricchezza? Perché allora non cedere direttamente la gestione/organizzazione/programmazione del patrimonio culturale a russi, a giapponesi o americani (ma anche a ferraresi e ravennati) in grado di fare quello che a noi proprio non riesce?
Siamo sicuri che l’unica soluzione per il sagrato di San Salvatore sia una colata di bitume e qualche Suv parcheggiato? O che tutte le pareti esterne di San Biagino, addirittura anche la lunetta ed i leoni, siano tappezzate indegnamente di auto, erba, infiltrazioni d’acqua, sterco e nidi di piccioni?
Certo, pensando che Ruskin, nel suo grand tour in Italia, fotografava – allora c’era il dagherrotipo – i frammenti del romanico pistoiese e li portava poi a Londra per farli ammirare a tutto il mondo, e osservando la miseria del presente, si avverte tanto disagio ma anche l’urgenza di invertire la rotta.
Servirebbe più che mai una vera e propria pianificazione della gestione di quel patrimonio monumentale, tra restauro, riuso e abbandono, che, se usato con raziocinio e anche senza aspettare faraonici investimenti necessari per i casi più critici, potrebbe dare ottimi frutti.
Potrebbe essere utile provare e mettere in rete e in movimento le varie energie cittadine del mondo della cultura, ovviamente da non identificare con i soliti tronfi tromboni che non propongono e non hanno mai proposto niente di innovativo se non la loro noiosa prosopopea.
Una mano la potrebbe fornire l’ufficio invisibile della città storica, che formalmente è operativo da mesi ma la cui effettiva attività non è ancora pervenuta. Cosa aspettano poi il sindaco, la giunta e tutti i consiglieri comunali a Leggere sul serio e per davvero la città?
Si può iniziare a fare un ragionamento nuovo sulle questioni del centro e dire che si possono anche sacrificare 15 posti auto per andare nella direzione del progresso e del decoro o, per non smentire lo spread che ci divide dagli altri Paesi, bisogna essere condannati al dogma che l’auto sotto casa e anche per andare al gabinetto è un diritto umano inalienabile che viene prima di tutto il resto?
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