Il sindaco Marco Mazzanti ha condiviso una intensa lettera ricevuta dopo il tragico omicidio de La Briglia
QUARRATA. [a.b.] “Non deve essere semplice scrivere una lettera così. Deve far male ricordare. Considero un onore il fatto che la donna che l’ha scritta abbia pensato di indirizzarla a me, qualche giorno fa”. Così il sindaco di Quarrata Marco Mazzanti d’accordo con chi l’ha scritta ha pubblicato sul suo profilo facebook chiedendo allo stesso tempo la massima condivisione un estratto di una intensa testimonianza in ricordo della giovane madre uccisa dal proprio compagno a La Briglia nel comune di Vaiano – Claudia Corrieri – di cui ieri a Iolo si sono tenute le esequie.
Claudia Corrieri era legata a Quarrata, era una maestra di ballo e una istruttrice di pilates e forse questa sua passione è stata alla base della furia omicida dell’uomo con cui era legata da alcuni anni, padre di una bimba di appena due anni, rimasta senza genitori. L’uomo, come noto, dopo avere ucciso la compagna si è recato sulla Montagna Pistoiese e si è gettato giù dal Ponte Sospeso.
“Credo – scrive il sindaco Mazzanti — che le sue parole possano essere capaci di parlare anche ad altre donne: magari a quelle che sono tuttora vittime di violenze domestiche le quali, leggendo il suo scritto, potrebbero trovare la forza per reagire, oppure a coloro che fortunatamente non hanno mai conosciuto prevaricazioni, soprusi o violenze ed in queste parole potrebbero trovare “gli anticorpi” affinché ciò non debba mai capitare loro.
Vi prego di leggerla e di condividerla e, con l’occasione, ricordo il numero gratuito antiviolenza e antistalking 1522”.
Ecco il testo:
“Buonasera egregio signor sindaco, le chiedo la gentilezza di ascoltarmi per dare ancora voce ad una donna che non c’è più.
Oggi è stata una splendida giornata di sole. Ho accompagnato mia figlia a scuola e mi sono fermata in un bar per fare colazione, con il cuore leggero e programmi nello zaino fatti di viaggi e incanti. Un giornale distrattamente lasciato su un tavolino, passato di mano in mano, non tenendo conto che tra quelle pagine ci sono anche storie di vite spezzate, di amori perduti, di passi finiti.
Una foto. Una donna sorridente, vestita di sole. Claudia Corrieri. Un nome che leggevo ogni volta sulla cassetta della posta sopra la mia, che sentivo parlare al telefono dalla finestra di casa. É stata la mia vicina per tanti anni, che vedevo quando aprivo le finestre, che salutavo stendendo i panni puliti sul balcone, che sentivo tornare con il suo passo ormai quasi familiare quando tornava a casa dopo il lavoro.
Ondeggiava con i suoi capelli biondi e gli orecchini colorati nel vento, nel tempo, piena di sole e dolcezza, di musica, con cui riempiva la sua 500 bianca. Chi avrebbe mai immaginato che quello sarebbe stato il suo ultimo canto, che i suoi passi sarebbero all’improvviso cessati, che sarebbe scivolata in un tempo traditore e beffardo, verso la morte, per mano di chi diceva di amarla?
Le scrivo questa lettera perché in quella foto, sul giornale, avrei potuto esserci io. Pochi metri più avanti da dove abitava Claudia, tanto vicini da poterci stringere la mano e salvarci, c’ero io. Quattro mura, identiche alle sue, dove ogni giorno, mentre anch’io scivolavo nel tempo, dove dimagrivo senza che nessuno se ne accorgesse, dove vomitavo per lo schifo che dovevo subire, dove i miei passi erano solo impronte di una sempre maggiore distanza da chi ero veramente, subivo ogni tipo di violenza e prevaricazione da un uomo. Che mi ha ridotto ad un involucro senza nome, terrorizzata, impaurita. Ad una delle tante donne che si vedono una mattina qualunque sul giornale. Come Claudia. Io i miei passi li ho compiuti per fuggire. Trovando il coraggio di riappropriarmi della mia identità.
Di prendere i brandelli di carne rimasti e anziché gettarli, insieme ad ogni speranza, ricucirli insieme per avere una lieve ma significativa traccia di me da cui ripartire, da cui ricominciare. Perché non tutti gli uomini uccidono, sotto qualsiasi forma, l’anima di una donna. Alcuni le salvano. Alcuni l’esaltano e aiutano a far ritrovare la strada per tornare a casa. Molti le amano.
Avrei potuto esserci io su quel giornale stamattina. Passata distrattamente di mano in mano, non tenendo conto che dietro quel sorriso c’è una figlia, una famiglia, delle amicizie, dei sogni, delle fragilità e paure, della sofferenza, dei passi per tornare a casa. Un cuore di una donna che si è fidata e che poi è stata soffocata in una pozza di sangue, o come me, ridotta ad un mucchio di ossa. Claudia oggi rappresenta il volto di tutte le donne che fuggono, che si nascondono o che trovano come me, il coraggio di reagire”.
La lettera si conclude con la richiesta di collocazione di una panchina rossa a Quarrata, che l’Amministrazione ha installato alcuni mesi fa nel luogo più bello e prestigioso della città: il parco di Villa La Magia, in ricordo di tutte le donne vittime di femminicidio e come monito per tutti, contro ogni forma di violenza e prevaricazione.