QUARRATA. È una storia che pochi conoscono, quella del Piroscafo Oria, una storia di lotta, reclusione e morte che non ha mai trovato finora un giusto riconoscimento.
Il 12 febbraio 1944, ormai 70 anni fa, il Piroscafo Oria affondò a sole 25 miglia a sud di Atene, provenendo da Rodi. Trasportava 4200 Internati Militari Italiani, condotti verso la prigionia dopo aver rifiutato di collaborare con i regimi nazifascisti dopo l’Armistizio.
Meno di 30 si salvarono, pochi ebbero una sepoltura e le famiglie non ebbero notizie sulla sorte dei loro cari per quasi settant’anni.
Solo grazie alle ricerche dei discendenti dei caduti è stato possibile ricostruire una lista, seppur parziale, degli imbarcati e risalire alle famiglie di circa 170 dispersi. Tra queste vi sono le famiglie di due dispersi, che erano a bordo della nave, originari di Tizzana: Domenico Ginanni e Benito Gradi.
La Giunta Comunale di Quarrata, con propria deliberazione, ha deciso di ricordare i due militari quarratini e tutti coloro che persero la vita in quel naufragio per aver rifiutato di prestare giuramento di fedeltà alla Repubblica di Salò, intitolando una piazza ai “Dispersi naufragio del Piroscafo Oria”, una via a Benito Gradi e una via a Domenico Ginanni.
La nuova piazza e le due vie si trovano in una nuova area di circolazione con accesso dalla via Larga.
È stata inoltrata richiesta di autorizzazione alla Prefettura per poter procedere all’intitolazione.
Proprio in questi giorni, in occasione del 70° anniversario del naufragio, sarà inaugurato in Grecia, a Saronikos, vicino al punto in cui affondò il piroscafo, un monumento alla memoria con una cerimonia a cui prenderanno parte anche i familiari delle vittime. Per maggiori informazioni è possibile visitare il sito www.piroscafooria.it.
“Qualche tempo fa sono venuto a conoscenza di questa storia tramite un familiare di uno dei dispersi originari di Tizzana – spiega il Sindaco Marco Mazzanti. – Ne sono stato subito colpito, soprattutto per il fatto che si tratta di un evento così tragico caduto nell’oblio per circa 70 anni. Inoltre, l’impegno dei familiari per ricostruire i fatti e l’elenco delle vittime, che ha trovato nel web un canale di raccordo fondamentale, è davvero ammirevole. Appena si è presentata l’occasione di un’intitolazione ho pensato a questa storia, per poter ricordare due nostri concittadini scomparsi e rendere riconoscimento a tutti i dispersi nel naufragio, esempi di resistenza e dignità”.
Vedi anche: http://linealibera.it/naufragio-delloria-in-grecia-un-monumento-ai-caduti/
Carissimo Andrea,
sono felice per la decisione di ricordare i caduti nella tragedia del piroscafo Oria. Credo che la memoria, anche solo nell’intitolazione di una piazza o di una via, sia importante non solo per chi ha perso i propri cari, ma anche e soprattutto per coloro che in futuro vorranno chiedersi chi erano quelli ricordati in quella targa.
Come sai, da sedicente marinaio e appassionato di storia ho sempre diffuso la notizia da te riportata circa il lavoro di ricerca fatto da alcuni dei familiari dei caduti nel naufragio del pirosca Oria.
Vorrei però fare in proposito una pacata considerazione. Personalmente condivido la scelta di ricordare l’episodio storico del naufragio tragico dell’Oria, meno quella di ricordare due di quei caduti, perché Quarratini.
Non me ne vogliano i familiari dei naufraghi, a loro il mio dispiacere, e in ogni caso il compiacimento individuale per la memoria, l’onore e ricordo.
Credo però che questa scelta possa definirsi parziale e, permettetemi riduttiva.
Nel caso specifico rispetto agli altri caduti dell’Oria. Più in generale, se si dice che sono Quarratini, rispetto a tutti gli altri innumerevoli caduti della nostra città in tutti gli eventi bellici. Se non si possono ricordare tutti individualmente credo che la memoria collettiva sia il più giusto riconoscimento per tutti loro.
Il buon Edoardo Bianchini, con il quale collabori, ricorderà il cippo posto davanti alla chiesa di Lucciano dove io, ancora bambino, lessi il mio “nome” e scoprii che era lo stesso di un mio zio disperso in Russia,
Proprio in questo periodo sto raccogliendo notizie circa il luogo della scomparsa di mio zio. É sparito assieme a migliaia di altri soldati italiani in quella folle spedizione che il Duce volle in Russia. Solo dopo il 1990 sono state esumate le salme di migliaia di soldati senza nome e forse mio zio é fra loro. In questo caso potrei sapere con l’approssimazione di una cinquantina di chilometri dove potrebbe essere caduto. In alternativa sarebbe stato uno di quegli oltre 30.000 prigionieri di guerra morti di privazioni e malattie nei campi di prigionia russi. Anche questa una tragedia della quale si é voluto perdere memoria.
Vogliamo ricordare anche questi caduti? Questi Quarratini morti per la patria? Come?
Come si comporterebbe la Giunta Comunale se ogni familiare di ogni caduto chiedesse l’intitolazione di una via?
La memoria é un esercizio indispensabile per evitare che le nuove generazioni dimentichino; ma per poterla esercitare ci vuole la conoscenza, la consapevolezza che, in questo caso, deve essere complessiva per dare il giusto e più completo messaggio.
Sappiamo quanti sono stati i caduti di Quarrata in tutte le guerre? Sappiamo in quale eventi o episodi sono scomparsi? Quali di questi é opportuno ricordare? Basta il monumento ai Caduti di tutte le guerre nella piazza principale e gli altri cippi sparsi nel territorio oppure é opportuno iniziare un lavoro di studio e di ricerca proprio per esercitare quella pratica della memoria indispensabile per dare il giusto riconoscimento ai nostri cari caduti e la necessaria conoscenza alle nuove generazioni.
Plaudo quindi alla decisione della Giunta, ma solo in parte perché ritengo che quando non é possibile dare lo stesso riconoscimento a tutti quelli che lo meritano, il ricordo collettivo sia quello più giusto per tutti. Non per questo da sempre si é scelto un Milite Ignoto per ricordare tutti i caduti, quelli con un nome e quelli senza nome.
A tutti il mio commosso saluto.
RIP
e che la terra o il mare, pur nella tragedia, siano stati per loro lievi.
Valter Pretelli
Il nipote di Benito Gradi su facebook ha così risposto a Valter Pretelli:
“Caro Pretelli Ti faccio presesente che mio Zio Gradi Benito e il GInnanni periti nella tragedia del naufragio del piroscafo Oria la piu grande tragedia del mare di tutti tempi e da 70 anni tenuta nascosta solamente perche quei 4200 soldati Italini avevano ripudiato e rinnegato il regime fascista e nazionalista tedesco.
Credo sia Giusto ricordare Mio Zio Gradi e il Ginnanni periti insieme nel mare Igeo.
Spero che anche gli altri Martiri di quella assurda guerra abbiano il Loro Giusto e Doveroso riconoscimeto che si meritano
Giancarlo Noci