UNA VIOLENTA SOCIETÀ DEMOCRATICA

Un tranquillo week-end di paura, 1972
Un tranquillo week-end di paura, 1972

UN FILM, di molti anni fa e che ha fatto la storia del cinema (Un tranquillo week-end di paura, 1972 – vedi), prima con il suo titolo e dopo anche con il suo contenuto, mi ha scatenato un’associazione di idee che ha stimolato questa riflessione di fondo. Il tutto è partito dalle quattro righe che Paola Fortunati ha scritto sulla vicenda della Manif pour Tous in sala-consiglio della Provincia l’altra sera (vedi).

Viviamo nel mondo più bello possibile, come direbbe Pangloss: ma viviamo anche in un mondo in cui io, personalmente, non mi trovo più a mio agio da anni. Eppure è il mondo più democratico del mondo, un vero paradiso terrestre; nato dalle ceneri della sinistra post-berlingueriana e dalle alte idealità che ispirarono Tangentopoli e il dopo, per poi finire nel mondo perfetto in cui tutti sono perfetti in tutto, e tutto gira perfettamente e i politici sono casti, puri, lindi: e tanto casti, puri, lindi, che non li ferma il tribunale, non li ferma la mafia, non li ferma la legge elettorale (anche perché non si votano: ce li impongono democraticamente), mentre il Papa, quell’omino bianco con le sue idee e con il suo incedere nodeggiante come avesse i piedi con qualche problema di alluce non so se varo o valgo, non li caca neppure; anzi, fa loro la messa, ma li frusta, li schiaffeggia e se ne va senza stringere neppure una mano e senza un sorriso. Com’era giusto che fosse.

Papa Francesco
Papa Francesco

È questa la violenta società democratica (il tranquillo week-end di paura, appunto) che iniziò a diventare com’è, violentando le regole che si era scelte allorquando, a iniziare dalla scuola, decise che tutti dovevano essere uguali a prescindere: perché il merito era una “violenza di classe” – come pure (pensate!) la grammatica italiana! E i somari diventarono dottori; e i dottori diventarono giudici, medici, avvocati, ingegneri e quant’altro. E oggi spargono sì gran messe di saggezza su tutta la società che, con i guizzi lepreschi di Renzi, prende a scurate la Costituzione per la quale lavorarono così tanto e con così tanta attenzione i Padri Costituenti, mentre quattro piccinàccoli che hanno smesso di succhiare il latte ieri, pieni non di esperienza di vita ma di presunzione infinita, la disferanno in una sola settimana, ridendo e ballando come giullari di corte ubriachi.

Dio, che società violenta è questa! Dio, che in-saggezza generale la pervade! Dio, che esegesi del potere puro in ogni forma e manifestazione vi s’appalesa!

La Manif pour Tous nella sala consiliare della Provincia di Pistoia
La Manif pour Tous nella sala consiliare della Provincia di Pistoia

La maggior parte di chi manovra il potere non sa leggere, non sa scrivere, non sa fare di conto, non sa tenere la lingua a freno, non sa mantenersi dentro le righe del pentagramma, non sa – anche semplicissimamente – “farsi i cazzi suoi” se non nel senso peggiore dell’interesse economico: ma ogni volta che altri escono a rivendicare un proprio diritto di parola e di pensiero, in nome dei diritti assoluti di una minoranza o di una dissidenza o del semplice dìssono in una sinfonia di omologati conformi e organici, arrivano e mandano tutti a farsi fottere dando loro di ‘fascisti di merda’!

Provo una pena infinita tale, per tutto questo, che mi viene voglia di fare come Aristìde il Giusto quando, invitato da un democraticissimo cittadino ateniese analfabeta a scrivere sulla sua scheda il nome di Aristìde da mandare in esilio, gli chiese: «Ma perché ce l’hai con lui?». E quel cittadino illuminato rispose: «Non lo so, perché Aristìde nemmeno lo conosco, ma mi sta sui coglioni!». Allora Aristìde scrisse il proprio nome sulla scheda dell’analfabeta democratico ateniese e poi pensò che era giunto il tempo di levarsi di lì, di andarsene dalla città più democratica del mondo.

Mauro Gualtierotti e Ilio Giandonati
Mauro Gualtierotti e Ilio Giandonati

Osservate, ora, questa Pistoia. E non solo nelle battute del Movimento 13 Febbraio, il che sarebbe scontato. Guardatela nelle figure che non si muovono dai centri del potere (mi perdoni l’eccellente Prof. Paci se non credo alla sua personale provvidenzialità, vista almeno sotto il profilo della bella operazione dei Fersh Mps che, forse, altrove, lo avrebbero portato dritto in Tribunale e oltre – ed è solo un esempio); guardatela nei successi della lotta alla corruzione, pensando che se non c’era la Corte dei Conti, né Gualtierotti né Giandonati avrebbero pagato per tutte le furbate poste in essere con i loro rimborsi fasulli (vedi); guardatela nel casino totale della Comunità Montana e in una ruberia di almeno 10 milioni di euro, un Vesuvio di soldi da cui emerge, timidissimo, solo un povero, sparuto reo confesso «SG» che sarebbe, lui, umile “diplomato a forza” all’Università di Calci (nel sedere), l’unico dominus et deus della rapina istituzionale: e gli altri – politici e revisori dei conti – tutti salvi; analizzatela nel silenzio pubblico che circonda l’ospedale San Jacopo e i suoi dimostrati vizi documentali e spese faraoniche, come ce la presenta Maurizio Giorgi (vedi); osservatela (e mi dispiace, ma il vero è vero e non può essere non-vero) in un Vescovo che mi risponde come mi rispose per la festa di San Francesco di Sales (vedi)…

Insomma: godétevela, questa Pistoia, dove vi pare e come vi pare. E poi ditemi: non è questa una civiltà violenta, oppressiva, volgare, insofferibile, iniqua? Non sarebbe degna di colpi di fulmine divini alla Sodoma e Gomorra?

E buon per voi, dico, se riuscite a essere contenti e felici di questa violentissima ovattata e soffice società democratica nata sulle ceneri di Gramsci!

direttore@linealibera.it

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