LA NOTTE del 31 dicembre del 2009 chi scrive era a Berlino nella celebre Alexander Platz per festeggiare il nuovo anno e si fece premuroso, con non poca fatica, di rimanere indifferente dinanzi a una insolita circostanza: nel fragore della mezzanotte con lo scoppio di petardi e incitamenti vari, due baldi giovanotti, eccitati, si stavano baciando in bocca in modo tanto intenso che non permetteva equivoci sulla loro attività affettiva.
Insomma eravamo accanto a due gay che salutavano il nuovo anno con disinvoltura a me ignota prima di allora. Ebbi così modo di conoscere un’esperienza innaturale o contro natura (nessuno si provi a dirci che la natura è uncorrect): due maschi che si baciavano e si abbracciavano con trasporto e intense effusioni inequivocabilmente sessuali.
Dopo quell’evento ho cercato di razionalizzare il mio approccio all’evidenza dei fatti: eravamo a Berlino, non a Canicattì; e quindi registrai una tendenza che si sarebbe inevitabilmente affermata nel futuro.
Così è stato: mi sono impegnato a essere più liberal e più libertario, cercando di amministrare questi sentimenti con tutti i più perplessi, invocando la tolleranza e la cristiana comprensione imposta dal buon senso e dalla solidarietà umana che ci deve illuminare nelle scelte di rispetto delle minoranze.
Ieri sera, però, la trasmissione Stato civile di Daria Bignardi mi ha risprofondato, in un flash, al trauma della mia notte berlinese di sette anni fa, poiché esibiva a larga mano scene lacrimose di due uomini che erano stati uniti civilmente (l’Ufficiale di stato civile mica dice “vi unisco in matrimonio”: lo dicono solo, e con tanta enfasi, gli amici dei sedicenti sposi) o, per usare l’espressione di Sgarbi, che stavano festeggiando il loro culimonio.
La popolazione omosessuale è circa un dieci per cento e noi vogliamo essere massimamente garantisti nel rispetto della loro condizione e dei loro diritti conseguiti con le unioni civili (con tutte le conseguenze di aggravamento e ricaduta sul welfare).
Ma non riteniamo giusti che si passi di sopra a milioni di “famiglie naturali” (scusateci le virgolette, ma i cattocomunisti potrebbero insorgere e vogliamo essere davvero politically correct), che, peraltro, pagano il detestatissimo canone della Tv di Stato oramai okkupata completamente e solo dalla sinistra. E alla faccia del pluralismo.
Se qualcuno aveva dei dubbi sulla crescente insinuazione della cultura gender nella coscienza comune, questa trasmissione ne è stata la prova dimostrata: riusciranno gli omosessuali a colonizzare la rimanente parte della società (cioè il restante 90%), schiacciando il “diverso” – cioè il normale e contrapposto ma prevalente – sentimento di conoscenza e coscienza, con delle iniezioni sottocutanee crescenti di tossine gender?
Tutto questo nell’indifferenza generale della comunità “biologicamente naturale” dinanzi alle ripetute manipolazioni dirette della cultura media del regime.
[Alessandro Romiti]