unti, bisunti & mazziati 2. UNA DOMANDA PER PROCURA DELLA REPUBBLICA E COMUNE DI QUARRATA: COME FECE IL GEOM. FRANCO FABBRI A RILASCIARE DUE CONDONI A LECCETO SOLO SU FALSE DICHIARAZIONI E SENZA LA CONSEGNA DEI DOCUMENTI NECESSARI MAI PRESENTATI?

E soprattutto: perché oggi l’ufficio di Iuri Gelli fa orecchio da mercante e si rifiuta di riconoscere questa anomalia che rende nulli gli atti in radice? A chi si intende fornire protezione? Al signor avvocato Ercolani in corsia preferenziale in ogni procedimento accertativo dei suoi clienti? O a chi altri? Come fanno i Pm pistoiesi a rinviare a giudizio me senza voler vedere la “porcata” (cito più o meno da Belpietro) che fermenta libera nelle stanze del Comune di Okkióne?

 

Ma l’ingegner Gelli la smarrì tra le carte dopo che il geometra Franco Fabbri, a forza di rilasciare condoni illeciti, aveva permesso a tutti di snaturare i luoghi a capocchia e a proprio piacere. Perché a Quarrata si sa: «C’è chi pòle e chi ’un pòle». E lo sa anche la procura della repubblica di Pistoia

 

SE TU TIRI LA CORDA DA BAULOPPO

ALLA FIN TI RITROVI IN UN INTOPPO

 


 

Questa cosa che vedo, che sia in regola proprio non credo. Lecceto è zona franca: e chi più abbranca, abbranca…

 

CHE L’ITALIA non sia più il paese del diritto, ma quello del rovescio; che la certezza del diritto si traduca semplicemente in certezza della schizofrenia, lo dimostra anche la storia di due straordinari condoni rilasciati in via di Lecceto, con l’avallo del fu XXL dell’edilizia, il geometra Franco Fabbri, di cui vi ho parlato ieri.

Via di Lecceto, a Quarrata, è, per chi non lo avesse ancora capito, una vicinale-interpoderale disconosciuta dal nuovo XXL geom. ing. Iuri Gelli, che (come prima il Fabbri) crede di essere dio padre onnipotente e ignora qualsiasi segnalazione gli sia sgradita. Non diversamente – va detto – dalla procura di Pistoia che segue la sua strada a prescindere e senza accertare.

Nel 1995 in via di Lecceto (che per il Gelli non esiste) diversi signori (Mara Alberti, Gionni Dainelli, Sergio Luciano Giuseppe Meoni, Margherita Ferri) acquistarono, da Bruno Alberi † e Silvana Bertinelli †, un’abitazione (quella che oggi è un ammasso di abusi edilizi) e perciò fu presentata domanda di condono.

Bruno Alberi dichiarò che ciò per cui chiedeva il condono, era di sua proprietà: ma certa roba era stata realizzata su parte a comune: dunque non essendo di proprietà esclusiva non era liberamente vendibile; e la dichiarazione dell’Alberi era mendace.

Lo sanno tutti – fuorché il democratico Comune di Quarrata – che su una dichiarazione mendace non si costruisce niente. Forse perché la Corte di Okkióne, comunisticamente costruita, considera la proprietà come bene comune su cui ciascun democratico può fare quello che vuole…

Mia madre, Bruna Lapini, comproprietaria dell’area in comunione, su cui sorgevano certi abusi da sanare, si oppose. Il Comune fermò la pratica di condono, intimando al richiedente di fornire un documento pubblico in cui Bruna Lapini dichiarasse di essere consenziente alla richiesta stessa di sanatoria dell’abuso. Il Comune chiedeva anche, fra l’altro, un atto di assenso al condono da parte dei confinanti. Bruna Lapini, dunque, avrebbe dovuto essere d’accordo sotto due vesti: 1. comproprietaria dell’area a comune; confinante del richiedente il condono medesimo.

Dichiarazione falsa di proprietà più mancanza di documenti richiesti (di tutto ciò il Comune e il geometra Franco Fabbri erano a piena e incontestabile conoscenza) non impedirono, com’è accaduto, al deus ex machina degli abusi, oggi in pensione, di rilasciare il condono: ovviamente favorendo la parte in fallo – che peraltro viene tuttora protetta dal geom. ing. Iuri Gelli in contemporanea con il ragionier-Ctu non-dottor Romolo Perrozzi.

Perfino nel contratto di compravendita dell’immobile (vatti a fidare dei notai e dei geometri) risulta che furono vendute, come parti di proprietà esclusiva, manufatti abusivi realizzati su parte a comune. Vi sembra logico e legale?

Scrissi perfino al signor Tommaso Coletta e al presidente del tribunale di Pistoia, chiedendo loro che mi assicurassero che si possono vendere pari comuni come parti di esclusiva proprietà: ma ambedue se ne sono beatamente catafottuti.

Perché è vero: arrivano e si fanno intervistare da Massimo Donati del Tirreno; annunciano pomposamente che saranno lì per aiutare la gente comune: ma poi… chi glielo fa fare di stare ad ascoltare chi è impelagato in mille beghe? De minimis praetor non curat: i giudici non si occupano di caccole – tradotto ottimamente in satiro-metafora.

Machiavelli sarebbe esplicito: nessuno fa caso a ciò che gli gira intorno se non vi trova un qualche interesse. E in questo momento – a mio parere – la priorità è solo una: stroncare le voci di dissenso come la mia, alta e, purtroppo, fin troppo chiara – anche se, per questo motivo, etichettata come follia. Eppure sono stati proprio loro, i democratici di sinistra, che con Basaglia e Pirella hanno fatto chiudere i manicomi perché i pazzi non esistono, no?

Successivamente il gruppo delle locuste (Mara Alberti, Gionni Dainelli, Sergio Luciano Giuseppe Meoni, Margherita Ferri), acquistò anche un’altra unità immobiliare dalla biscugina di mia madre, la signora maestra Nella Lapini †, la quale, per poter vendere, dovette presentare richiesta di condono.

Stessa situazione: chiacchiere dichiarate e non vere; assoluta assenza di documentazione di assenso della proprietaria in comunione Bruna Lapini anche in veste di confinante.

E sempre lo stesso geometra Franco Fabbri piazzò la sua firmona su altro condono farlocco, fasullo e radicalmente illecito e perciò nullo.

Anche se il fiero ardìr tuo non si placa, | devi finir comunque al… Titicaca?

Cinquanta metri più in alto, nel 1998 arrivò anche il ragionier-Ctu non-dottor Romolo Perrozzi: evidentemente più caro della signora Bruna Lapini a tutto l’ufficio tecnico di Quarrata e al Fabbri stesso.

Questa affezione, questo trend comunale perdurano e permangono anche con il treno rinnovato dell’XXL geom. ing. Iuri Gelli, che, con altri tre o quattro suoi subalterni (Emanuele Gori, Andrea Casseri, Caterina Biagiotti e il recentemente pensionato Marco Bai, elettricista-sergente prestato ai vigili urbani) rilascia e sottoscrive false dichiarazioni e certificazioni false che la procura dei signori Claudio Curreli e Tommaso Coletta ignorano con ostinata cecità. Mi chiedo – e chiedo loro –: per quale motivo?

A Pistoia quanto a certezza del diritto siamo a questi punti. Se a voi sembra che si possa andare avanti così, cantiamo insieme un Te Deum e accendiamo un cero alla Vergine di Guadalupe, prima di gettarci dalla rupe. O prima di lasciare sul Taigeto queste amministrazioni (comunale e della giustizia) degne davvero di essere abbandonate alle fiere del monte secondo il costume degli essenzialissimi e pragmatici spartani – che erano paritari, comunistici e di sinistra, ma non Pd di Capalbio.

Buona giornata al sistema! Non basta Draghi a far miracoli da maghi. E se qualcun scherzando cita Otelma, sta accorto, ché finisce nella melma.

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]

Scarica e leggi il documento inviato a Barbarisi e Coletta (ovviamente rimasto senza risposta)

 

Troppi timonieri con troppo potere

 

Dio ci salvi dai timonieri | con troppi poteri e troppo seri!

 

Le riforme? In Italia non servono. Occorre invece solo una vera, autentica, generale rifondazione dello stato attraverso la rimozione dei troppi timonieri con troppo potere.
Che ne pensano l’assessore alla legalità Francesca Marini e i suoi compagni dell’Anpi?
E Simone che tira su, poi smonta il capannone?

 


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