paraculo s. m. (f. –a) [comp. di para–1 (ma intendendo parare nel senso di «porgere, presentare») e culo], pop. – 1. In senso proprio, omosessuale maschio passivo (il femm. è talora usato col sign. di prostituta). 2. Più com. in senso fig., chi sa abilmente e con disinvoltura volgere a proprio favore una situazione, o fare comunque il proprio interesse. ◆ Nel linguaggio giovanile è usato anche in funzione di agg.: musichette, lacrime p.; discorsi paraculi.
Treccani
CLÒTO, LÀCHESI, ÀTROPO
Se fossero dei commercianti e vendessero argenteria
vi sentireste sicuri a fare acquisti da loro?
In realtà sono le Parche, il destino mortale che ci tocca
grazie a Europa, Finanza & Mercati, NapoliStalin e Mattarella vari
La Prima Di loro fila l’inciucio alla zingara contro gli italiani
La seconDa, gIallo-MAIOnese, lo assegna a ciascuno di noi
e ci fa vedere le 5 stelle del “Vaffanculo, popolo!”
La terza, inCONTEnibile acqua cheta, taglia il filo
ma solo se glielo ordina il PaDrone
e il puttino svolazzone con i dentini a coniglio
non è Cupìdo, che fa scoccare l’amore universale,
ma il Cùpido, assetato mangia-potere a ogni costo
che, con l’aiuto di Santa Maria Elena Boschi d’Etruria,
ci invita tutti a «stare sereni»
fino alla prossima Leopolda
Poi si vedrà…
AMEN