Non rammentare il nome del magistrato invano e, soprattutto, non scendere al nòcciolo della questione: altrimenti sono dolori. Questa la regola prima ed unica del Regno di Appecorònia
Biancalani e Curreli, due diversi disubbidienti ai doveri
ma faccia della stessa medaglia socio-culturale
NEL SILENZIO GENERÒLE
OGNUN FA QUEL CHE PIÙ VÒLE
Per caso mi imbatto nell’articolo di Giovanni Fiorentino, perlopiù desunto da nozioni di cronaca mutuate dal Tirreno.
Noi di Linea Libera, che ci sforziamo di fare cronaca, commento, riflessione con dati e fatti alla mano, veniamo vergognosamente perseguitati dalla procura di Pistoia (Coletta, Curreli, Grieco, Contesini etc.) perché non siamo “montanelliani” e degni del giornalista di Fucecchio.
Perciò finiamo agli arresti domiciliari per 104 giorni così, a capocchia, per gli umori di una Gip Martucci che va a stimolazioni alternate di sostituti che non fanno indagini. Finiamo rinviati a giudizio per stalking giornalistico, reato inesistente, ma inventato ad hoc dalla procura dei Torquemada. Finiamo – sia io che Alessandro Romiti – condannati in primo grado da un giudice, Luca Gaspari, incapace persino di leggere le carte ufficiali e incontestabili di cui era stato messo in possesso perché facesse solo il suo dovere e non un favore a noi.
Di tutto questo trincìo, come dice il popolo non-radical, nessun accenno né da parte dei giornali locali (zitti e a coda fra le gambe come cani bastonati e per di più umiliati come cani bagnati) né da parte dei giornalisti iscritti all’ordine del culilinguo socio-politico toscano.
Nazione, Tirreno, Report Pistoia e gli altri in fila, àfoni, ciechi e sordi, a Pistoia. Hai voglia ad avvertire e far presente che la politica della procura pistoiese mira a proteggere certe scelte (conformismo buonistico-accoglien-catto/piddino) e a perseguitarne certe altre (narrazione delle verità oggettive basate su carta che canta e non su simpatie e antipatie politico-personali o, per citare Tommaso Coletta, di «prossimità sociale»)!
L’etica dei cosiddetti giornalisti del terzo millennio è quella del così tanto politicamente corretto, che si sbaglia l’esercizio deviato del potere con la santità, indiscutibile, immediata ed eterna.
Per i teologi (vedi Benedetto XVI) non c’è posto oggi. C’è posto per i moralisti e i “dottrinai socialisti della chiesa”: Jaweh può, dunque, andare a prenderselo nello Zipèppe, detto alla pistoiesaccia.
Non rammentare il nome del magistrato invano e, soprattutto, non scendere al nòcciolo della questione: altrimenti sono dolori. Questa la regola prima ed unica del Regno di Appecorònia.
Lo stesso fa il Giornale quando pubblica notizie come questa del Biancalani, che somiglia – mutatis mutandis – e un vero e proprio coito interrotto; pratica, tra l’altro, sgradita pure alla santa chiesa cattolica apostolica romana.
Detta alla maniera di Sgarbi il provocatore, viva don Biancalani che da anni fa come cazzo vuole e nessuno (a partire in primis dalla procura che si occupa perlopiù di stampa clandestina perseguitando noi di Linea Libera), dico nessuno, gli torce un capello.
Anzi! Contrariamente a qualsiasi logica di natura giuridico-giudiziaria, la procura di Coletta alleva e nutre nel suo seno uno dei suoi più tosti magistrati, il sostituto Claudio Curreli, che fa – pure lui – quello che vuole e col sigillo del pubblico ministero il quale, non rilevando alcuna anomalia e presumendosi che non possa non sapere quello che fa lo scout, è – ovviamente – corresponsabile dello stravolgimento del diritto che ogni giorno la procura persegue dal suo terzo, inaccessibile piano blindato.
Dico blindato perché, nei giorni scorsi, si sa che sono persino partite lettere di richiamo alla vigilanza all’ingresso del tribunale; una vigilanza colpevole di far passare troppa gente diretta a turbare la tranquilla meditazione trascendentale dei tutori della legge in forza a Pistoia.
Il Giornale è, a volte, anche un quotidiano simpatico, come quando – ad esempio, ci informa delle mosse di Coletta con la Lucia e Luca Turco. Ma dovrebbe approfondire di più certi altri spunti, come la storia del Biancalani e dei problemi che crea mettendo in crisi, indisturbatamente, l’interesse pubblicistico generale particolarmente caro al Pm e al suo sostituto Grieco.
Se lo chiede, il giornalista di oggi, mai come sia possibile che la storia del Biancalani sia infinitamente viva e vegeta? È possibile che a Vicofaro girino 150 (ma anche oltre…) migranti, di cui qualche decina di problemi psichiatrici, senza che Coletta, che vede una cispa all’occhio di Linea Libera stampa clandestina, si accorga che a Vicofaro (non una frazione, ma un quartiere di Pistoia) ci sono ben 150-200 clandestini con due soli bagni per i bisogni corporali, senza allaccio alle fognature; che Vicofaro non paga acqua né spazzatura, ma genera, non di rado, solo problemi igienici, sanitari, di ordine pubblico e di sicurezza?
Tutto questo insostenibile caos potrebbe mai andare avanti se non fosse tollerato (e perciò, evidentemente, favorito) dalla procura della capitale dei sarcofaghi italici?
Questa riflessione oltre che a Giovanni Fiorentino, la mando anche a il Giornale, su, a Milano. Dove – statene certi – nessuno penserà di farci attenzione neppure un istante.
Perciò… viva don Biancalani e tutta la sua cristiana disobbedienza cara alla procura di Coletta!
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Il paradosso d’Italia e di questa città omertosa sta nel fatto che nessuno vuole occuparsi delle realtà emergenziali: dalla conculcazione dei diritti dei cittadini regolari, al favoreggiamento delle situazioni distorte dinanzi alle quali gli eletti filo-radical rispondono facendo impunemente quello che vogliono, come nello spot del Conto Arancio…
UNA NOTA PER TOMMASO
COLETTA E I SUOI SOSTITUTI
In questo momento (ore 10:50) ci sono ispettori Usl e Comune, e, guarda caso, sono entrati in chiesa… e stanno girando con volti schifati. Hanno visto anche il wc a cielo aperto.
Sono presenti anche vigili del fuoco! È arrivata anche la polizia. I migranti, come sempre soli, stanno scacciando gli ispettori…