PISTOIA. Come Verdi chiediamo alle istituzioni, Comuni pistoiesi e Regione, se siano davvero consapevoli di cosa comporta la recente legge regionale “ammazza cinghiali”. Il consiglio regionale ha licenziato una legge che per tre anni militarizza il territorio e manda i cacciatori a sparare fucilate per abbattere ufficialmente 250 mila capi. Le istituzioni ignorano così il pericolo per i cacciatori stessi e le vittime civili, di cui purtroppo ogni anno sono piene le cronache. Solo questo anno, 66 vittime di caccia, di cui 22 morti.
Per questo siamo stati in prima linea a livello regionale e locale a sostenere tutte le iniziative delle associazioni animaliste, riunite sotto la sigla Toscana rosso sangue lanciata dalla trasmissione radiofonica Essere Animali.
Per questo critichiamo recisamente l’approccio anti meritocratico del provvedimento: si affida la soluzione di un problema oggettivo, il sovrannumero di ungulati, non a un corpo specifico e professionale come la ex polizia provinciale o la ex forestale, ma a chi il problema lo ha causato negli anni, cioè i cacciatori, che hanno introdotto e alimentato i cinghiali dell’est a fini venatori.
Il tutto aggravato dalla filiera delle carni di cinghiale, addirittura incentivata, che spinge inevitabilmente i cacciatori a mantenere lo status quo: in Costa Azzurra il problema ungulati si è superato proprio eliminando la filiera delle carni gestita dai cacciatori.
Sosteniamo, invece, misure di contenimento non cruente come la sterilizzazione attraverso somministrazione di anticoncezionali che rendono sterili gli animali per molto tempo. Queste pratiche sono state sperimentate con successo in molte parti del mondo con costi di gestione contenuti e riducendo contemporaneamente l’inquinamento da piombo dovuto alle pallottole.
Come Verdi protestiamo per la violazione delle proprietà private boschive e non, assaltate da fucilieri con jeep e fuoristrada da guerra del Golfo che hanno il permesso di sfrecciare su sentieri di bosco vietati, giustamente, a tutti gli altri mezzi.
Denunciamo, inoltre, la scomoda verità, confermata anche da voci dello stesso mondo venatorio e che in troppi fingono di non vedere: gli ungulati abbattuti vengono non di rado sventrati e dissanguati nel bosco o lungo i torrenti producendo così ulteriore inquinamento.
Mentre il pastore che chiede i danni causati dai lupi ha l’obbligo di seguire precise procedure per lo smaltimento delle carcasse di bestiame, l’attività del cacciatore non è regolamentata e i nuovi cinghiali che si prevede di abbattere aumenteranno gli sversamenti di interiora e macellerie a cielo aperto nei boschi.
Un capolavoro di irresponsabilità, questa legge speciale sulla caccia, che neanche il più sprovveduto amministratore avrebbe licenziato. Ci chiediamo: qualcuno ne è consapevole?
[fusari – federazione verdi pistoia]