vicofaro. IL SANTUARIO NO!

Antonio Vermigli con Don Massimo Biancalani

PISTOIA.  La presenza di Don Massimo Biancalani era prevista e, certamente ritenuta inevitabile, quale testimone principale alla Marcia della Giustizia tenuta da Agliana e Quarrata ieri sera, con grande affluenza di cattolici pro-immigrazione primo fra tutti quel don Luigi Ciotti che è noto per le sue attività di lotta all’illegalità e la costituzione in più processi come “parte civile” in difesa anche della solidarietà e fratellanza universalmente intesi.

È superfluo ribadire il fatto dimostrato dallo streaming che un Cattolico che non si dichiari allineato al biancalan-pensiero non potrà dirsi buon cristiano.

Provatevi a discostarvi da questo precetto e riceverete le reprimende di (quasi) tutto il compendio della comunità cristiana e non solo della nostra Diocesi.

Chi scrive, sa bene di soggiacere a questa tacita prescrizione discriminatoria (ne ha viste di peggio) e si discosta dal molto omologato principio per motivi diversi che sono solo quelli del buon senso e della affermazione di una corretta (non fanatica) interpretazione dei fatti storicamente noti: le interpretazioni politiche, vengono dopo, come mere conseguenze deducibili dai fatti.

Le esternazioni dellintraprendente parroco nella Marcia della Giustizia sono sorprendenti e meritano una qualificazione genuina e le conseguenti inevitabili critiche.

Stupisce che un parroco tanto ligio all’ordinamento e alla legge (degli uomini), contesti l’iniziativa della visita ispettiva di forze di polizia municipali e/o sanitarie che si trovano impegnate nel rispetto della legalità (e che dice Don Luigi Ciotti?) in un sopralluogo presso la “pizzeria del rifugiato”.

Il Santuario di Valdibrana sarà surclassato da quello di Vicofaro?

Don Massimo protesta anche – in modo davvero sorprendente e garibaldino – contro il Sindaco Tomasi che, nel caso specifico, avrebbe fatto una “incursione” (?) esercitando una “intimidazione” (!?), divenendo per questo passibile di una formale “denuncia” (!!??).

Sul punto sarà interessante capire quali sarebbero le fattispecie di reati, in ipotesi individuate dal vulcanico presbitero che – ha detto chiaro e forte – si riserva di “avere un parere dai suoi legali”.

Altra rilevante dichiarazione è certamente l’autoproclamazione della parrocchia di Vicofaro, come sede di un “santuario” e specificamente il santuario degli immigrati, primo al mondo.

Il termine santuario è per definizione un “luogo considerato sacro per la manifestazione del Divino, per la presenza di sepolture di importanti personaggi o perché connesso a eventi considerati soprannaturali”.

Nel Tirreno c’è il santuario dei cetacei

“Santuario” è per esempio un termine usato – per il suo significato d’antonomasia – nel mar Tirreno settentrionale atto a definire l’area come un luogo prediletto per la riproduzione di cetacei e delfini.

Nessuno potrebbe equivocarlo come un luogo di preghiera e raccoglimento spirituale, se non nel suo intendimento naturalistico, ovvero ambientale.

Non possiamo credere che Don Massimo, abbia voluto usare il termine per la sola valenza semantica nell’investitura della Parrocchia come un luogo di santità: Vicofaro è sede di un edificio consacrato e dunque, è implicitamente interconnesso al preminente significato di valenza così fortemente spiritualistica.

Dunque, non ci risulta che, la Parrocchia pistoiese, sia un luogo sacro (in senso di luogo celebrativo con qualche referenza di Santi della Chiesa), né che ci siano importanti sepolture e, tantomeno, che ci siano stati eventi soprannaturali, escludendo pacificamente che, il gruppo dei migranti, non siano la reincarnazione di qualche eminente figura della tradizione cristiana.

Insomma, l’iniziativa di autoproclamazione della parrocchia come un “santuario” è – ai nostri occhi – un’altra bizzarria del presbitero pistoiese che non perde davvero occasione per fare accrescere le polemiche e dunque la clamorosa diffusione pubblicistica del suo “centro di accoglienza”.

Ma questa, non è una tecnica propria delle iniziative commerciali per la promozione di prodotti o servizi, conosciuta anche come marketing? 

E adesso, saremmo querelati anche noi di Linea Libera?

[Alessandro Romiti]

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