Narrare i fatti per come avvengono e mostrarli ai lettori fornendone le prove mentre se ne dà un’interpretazione in termini di opinione, deve essere ritenuto oltraggioso oppure è l’unica via per fare vera informazione in una realtà in cui le regole valgono solo per chi non ha sangue blu o un certo cognome sacro e inviolabile?
Credo che si possa parlare di una vera e propria denuncia del… cactus
TRA LITANÌE E ROSARI AL BUON MATTEO
TORNA PIÙ A MANO FARE IL CICISBÈO
Se qualcuno avesse voglia di dire che me la sono presa una volta (anche una sola) con don Biancalani, può tranquillamente andare a impiccarsi al sicomoro di Giuda. Buon pro gli faccia.
Ho sempre ritenuto che il don fa il mestiere di prete – anche se solo a modo suo. Non lo fa, forse, nel migliore dei modi, visto che, come sottolinea – e lo documenta – la leghista Cinzia Cerdini, mette i neri a convivere con dei bei topi e ciò non è accoglienza.
Non lo fa, per intenderci, perfettamente secondo il Vangelo quando querela chiunque non la pensa come lui e lo offende o se ne sente offeso: ma la chiesa stessa, quella che non esiste più da un bel pezzo, e Cristo, insegnavano a sopportare le persone moleste, non a querelarle come il don di Vicofaro e il Piergiorgio da Bottegone, anche lui uomo di poca pazienza, pur se apprezzato da Curreli perché “terrapertista”.
Purtroppo il loro mestiere, cari pistoiesi distratti e ben condizionati, non lo fanno, oggi, le sante patrie istituzioni, quelle che la Gip Patrizia Martucci chiama orgogliosamente le «autorità costituite»: a cominciare dalla procura della repubblica che, stando a quanto si osserva pubblicamente, non ha un verso, un indirizzo, una direzione. Avanza in ordine sparso e, non di rado, secondo direttive contraddittorie e non ponderate.
Non è che la procura di Pistoia si sia mai particolarmente distinta sotto questo punto di vista. Ma oggi, a mio parere, essa è al culmine del disorientamento; e dà chiaramente a vedere di aver perso quel famoso strumento, la bussola, che tradizionalmente rese famoso Flavio Gioia.
La notizia della denuncia di don Biancalani alla procura, mi è arrivata sùbito; non appena il parroco la pubblicò su Facebook su uno sfondino verde di cactus.
Mi proposi di seguirla, ma flemmaticamente. Perché – pensai – cosa aveva da temere don Massimo, con alle spalle un possente alfiere (la cosa è pubblica e tollerata come normalissima da tutto il tribunale e oltre) come Claudio Curreli, sostituto di Coletta, scout “terraperturista” e convinto assertore che giustizia voglia dire poter infrangere la legge come magistrato autoreferenziale che si legittima con il solo pensiero di fare del bene agli umili?
Un Curreli che, al tempo stesso, pretende di fare rispettare la legge da un delinquente come me, che aveva solo chiesto di far luce sui favori concessi dal Comune di Quarrata a un signor ragionier non-dottor come Romolo Perrozzi, Ctu del tribunale di Pistoia e, come tale, intoccabile (penso) dal tribunale a cui è legato. Favori, cari miei, che ci sono stati e hanno prodotto una marea infinita di problemi a cittadini di serie B. Misteri della fede – e dell’Italia democratica e costituzionale.
Stamattina però un lettore dell’unico organo d’informazione davvero libero in Toscana (Linea Libera, perciò perseguitata dalla mala giustizia) mi ha inviato l’articolo di Fabio Calamati. Davvero istruttivo sotto ogni punto di vista. E il lettore ha aggiunto: «Direttore, anche se è caldo, ci faccia ridere un po’».
E invece farò piangere o comunque aggrottare le ciglia. Intanto si viene a sapere – che sconcio, se ho letto bene! – che il don era avvisato sulla data dell’ispezione: e applaudo sùbito per la serietà dell’Asl. Bravi: fate bene ad avvertire quando andate a pescare a strascico. Fatelo però non solo con i neri di don Biancalani, ma anche con i cinesi, contro i quali (e si vede) siete particolarmente feroci e punitivi. E un po’ anche con gli italiani che non hanno bisogno dello ius soli.
Poi, su questa fiera delle vanità istituzionali, si innestano anche i politici al pari di un Salvini che, tra un rosario, con cui va d’accordo con don Biancalani; e una scampanellata da «è qui che si spaccia?», si fa avanti per suggerire una serie di sani princìpi morali a favore della legalità – che in Italia (lo diciamo?) c’è solo per chi si chiama Turco.
È un vero sconcio, tutto questo, caro Matteo! Tu che definisci la magistratura “un cancro” del nostro ordinamento, hai fatto mai qualcosa perché magistrati come Claudio Curreli la smettessero di fare i censori da una parte e i violatori della legge dall’altra? Non credo.
Cosa rischia don Biancalani? Un bel nulla, cari Salvini e fascisti e sovranisti e, in buona sostanza, cazzoni della democrazia alla Fratoianni.
Biancalani – anche se ha quel cognome – è come se si chiamasse Turco o Agnelli o Mattarella o Napolitano. È un intoccabile perché il papa gli dà il dinero; il dinero glielo ha dato Enrico Rossi; il dinero glielo dà anche il buocesiano che prega a Montenero; e quello stato che ai suoi pensionati nega la rivalutazione, mentre paga 1.350 € per ogni nero al mese, con la quasi sconcia certezza che la maggior parte di quei dindi (visto il dilagar senza freno degli scandali) rischia di finire in tasche altre dalla vera, francescana accoglienza.
Un’ultima battuta la spendo sui giornalisti, che lavorano a Pistoia, non per raccontare la verità quotidiana in cronaca, ma per ingegnarsi ad andare d’accordo con poteri reali che si possono definire soltanto in un modo: deviati.
Forza, don Biancalani! Lei faccia il suo. Ma inviti anche gli altri a fare il loro. E i giornalisti li inviti a non aspettare solo che Salvini la prenda a sberle per scrivere pezzi con l’unico scopo di vendere 5 copie in più del loro Corriere dei Piccoli.
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Gli ordini professionali sono una maledetta puttanata. Fossero seri – visto che perlopiù sono infarciti di catto-comunisti – seguirebbero l’indicazione di Cristo: si legherebbero, cioè, una macina al collo e si getterebbero in mare. Fare il giornale di chi comanda sanno tutti: il merito è quello di cercare di aprire gli occhi e le menti dei lettori.