violate, fratres! CARO COLETTA, DICA QUELLO CHE VUOLE, MA LEI NON CE LA RACCONTA GUSTA CON I SUOI METODI DA DOPPIOPESISMO GIUDIZIARIO!

Libera critica in libero stato ex articolo 21 di Benigni-Mattarella. Immagino solo cosa accadrebbe al Pm Coletta, valorizzatore delle norme sull’accesso con le sue circolari interne che secretano di tutto (vedi qui la n. 574/22), se gli arrivasse una multa da 500 €…


Le risposte (devianti) di Tom Col. 1


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NON È LA NOSTRA MASSIMA ASPIRAZIONE


 

Le risposte (devianti) di Tom Col. 2

 

Premetto che non sono io il ricorrente di cui si parla in questo documento, a mio parere indegno di un magistrato della repubblica per come previsto dall’art. 54 della Costituzione.

E sottolineo, con grande disappunto di fedele servitore dello stato, deluso e massacrato da una serie di magistrati “irricevibili” (adotto qui la stessa aggettivazione del legalitario PM Coletta, pronto a perseguitare alcuni e a salvare la sorella del suo superiore fiorentino, Luca Turco), che questo discutibile capo dei nostri destini, proprio per il suo doppiopesismo giudiziario, è, in buona sostanza, pericoloso per tutti.

Se lo sia, poi, anche per sé, non rileva, dacché sono affari suoi e la responsabilità morale, come del resto quella giudiziaria, è – ce lo insegna lui stesso da “difensore della fede” – personale.

Con un sacco di giri di parole, che possono imbambolare gli addetti alla sicurezza in servizio agli ingressi del tribunale; o gli uscieri e porta-fogli da una stanza all’altra, ma non certo degli stalker pericolosi come noi, che sanno leggere, scrivere, comprendere e non limitarsi al famoso copia-incolla così in voga in procura;

con un sacco di parole il Pm di Pistoia cerca di fare il gioco delle tre carte, perché non può non sapere – e questo apre legittime considerazioni e preoccupate domande sulla sua buonafede – che ciò che si adopera per concedere e/o impedire qualcosa a qualcuno, negli ordinamenti dei cosiddetti paesi democratici, deve essere strumento pubblico e accessibile a tutti.

Se non è così, chi ragiona in questi termini valorizzatorio-restrittivi, è un’autorità dittatoriale o, secondo il comune sentimento, fascista, nazista, prevaricatrice e perciò – a detta anche di santi cristiani e illuministi – giustamente da abbattere perché “per il bene di tutti il tirannicidio è santo e doveroso”.

Valorizzare significa impedire il libero accesso ai documenti dell’amministrazione?

Immagino solo cosa accadrebbe ai nervi del Pm Coletta, valorizzatore delle norme sull’accesso con le sue circolari interne che secretano di tutto (vedi, qui, la n. 574/22), se gli arrivasse una multa da 500 € (quasi una giornata del suo “prezioso” lavoro…?) ex art. 313 (adopero qui a caso il numero della targa dell’auto di Paperino) da parte della polizia municipale di Pistoia.

Sono certo che, non capendo di cosa si tratta e non avendone opportuno riscontro in una disposizione di legge accessibile, strizzerebbe a dovere la dottoressa Ernesta Tomassetti e lo stesso sindaco Alessandro Tomasi, per avere copia del famoso art. 313.

E chissà come sarebbe soddisfatto, sentendosi rispondere ciò che lui dice alla gente per togliersela di torno: «Il 313 è un articolo interno di valorizzazione (delle fole) e quindi io non te lo do e tu non te lo pigli».

Non basta che lo dica un magistrato per rendere legale ciò che legale non è (anche se a Pistoia tuto questo è “ordinaria follia”)

L’ultima frase è la parodia di una famosa battuta di Gasperino er carbonaro in Il Marchese del Grillo: una mirabile profezia sulla vergogna del nostro decomposto sistema-Italia.

A me, in questi termini, ha risposto il sostituto Luigi Boccia (meditate sulla foto). Tuttavia per chi, protetto da Mattarella, dal Csm, dall’Anm, dalle «prossimità sociali» dei colleghi di qui, di à e di Genova, può permettersi di atteggiarsi a santo subito («lavorerò per la gente comune»), in realtà è, con solare evidenza, un “irricevibile doppiopesista giudiziario”, questo rigorismo fariseo, bianco e sepolcrale, è – a mio avviso, ex art. 21 Cost. che Coletta non ama e non tollera –, la prova inconfutabile dei mali che affiggono, da troppo tempo, almeno da Tangentopoli in poi, uno stato in cui il sovrano è il popolo, ma i veri problemi sono fin troppi elementi del terzo potere che devono essere gentilmente ricondotti all’idea originaria secondo cui la loro funzione non è l’abuso legalizzato del potere, ma il servizio dovuto a chi paga loro lo stipendio (e insisto: fin troppo gratificante) per vedere la giustizia applicata e non violentata ogni giorno, e con la smorfia dello sprezzo del popolo sul viso di chi la violenta.

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]


Anche lui col cappottino non vi sembra un… truffaldino?

 

25 luglio, San Jacopo. Pistoia ha scelto bene il suo patrono. E la storia del suo imbroglio del cappottone rosso è emblematica anche delle sue «autorità costituite», non di rado portate all’azzeccagarbuglismo


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