Una condanna che pesa come un macigno sulla testa di Maurizio Zappalà, ex professore, oggi 58anne, accusato e condannato per violenza sessuale (art. 609-bis c.p.) nei confronti di una sua ex alunna, all’epoca 17enne.
L’avrebbe costretta, secondo l’accusa, “a subire atti di natura sessuale”. Tra gli episodi contestati, fatti accaduti tra il 2011 e il 2012, un palpeggiamento che sarebbe avvenuto durante un compito in classe. Le molestie sarebbero poi continuate anche in rete, tramite messaggi inviati su Facebook.
Zappalà era stato rinviato a giudizio nel luglio del 2013 dal gup Roberto Tredici, oltre ad essere stato rimosso dal proprio incarico e allontanato dalla scuola a seguito del provvedimento firmato dal pubblico ministero Giuseppe Grieco, titolare delle indagini.
Una condanna emessa alle 19:25 di oggi, 28 marzo, dopo più di quattro ore di udienza, dal collegio presieduto dal giudice Luca Gaspari con a latere i giudici Patrizia Martucci e Elena Bizzarri.
Il pm, Giuseppe Grieco, ha chiesto 2 anni di reclusione, così come il difensore di parte civile, l’avvocato Elisabetta Vinattieri, oltre alla richiesta da parte di quest’ultima del pagamento di 50 mila euro di provvisionale immediatamente esecutiva. Gli avvocati della difesa Lorenzo Zilletti e Giada Maggini hanno chiesto invece l’assoluzione perché “il fatto non sussiste”.
Centrale, nella discussione di oggi, un giorno fatidico: quello del 14 dicembre, quando il professore avrebbe palpeggiato il fondo schiena della studentessa durante un compito in classe. Due ragazzi si sarebbero accorti del gesto e ne avrebbero chiesto conferma alla ragazza. Da lì, come un fiume in piena, tutta la vicenda processuale.
Inutile la lunga arringa dell’avvocato Zilletti che ha ripercorso in aula le conversazioni via chat di Facebook tra la ragazza e il suo professore. “Il comportamento del mio assistito è riprovevole, sbagliato, biasimevole – ha ripetuto più volte il difensore – ha varcato la soglia di ogni deontologia professionale. Ma qui c’è un’altra storia. Il professore ha ammesso di essersi invaghito di lei, di essersene innamorato. La ragazza ha avuto un’infatuazione non chiara per questo uomo. Lei lo ha cercato più volte via chat e per prima, gli confidava particolare sulla sua vita privata”.
“Le conversazioni terminavano con la scritta baci, smack – ha continuato Zilletti – perché lei lo cercava? Non penso ad una ragazzina malvagia. Penso ad una ragazzina ferita e sofferente quando, ad un certo punto, dopo più di due mesi di chat di giorno e di notte, il professore ha chiuso bruscamente ogni tipo di contatto con lei, assumendo un comportamento distaccato”.
“Prediligo fare un’analisi complessiva per questa tipologia di reati – ha detto il pm Grieco – mi verrebbe da dire: ma come mi difenderei io da un’accusa del genere? In primo luogo terrei un comportamento esemplare con le persone con le quali sono in contatto; cercherei di avere un comportamento formale con colleghi e colleghe. Poi, ovviamente, devo avere un ruolo chiaro nei confronti delle donne che lavorano con me, dimostrando di non avere alcun interesse per loro. Una persona che tiene questi comportamenti è irreprensibile. Non una di queste ‘barriere’ è stata tenuta dal professore”.
“Non solo c’è una simpatia, un interesse diciamo ‘storico’ nei confronti delle alunne, con le quali il professore ha un rapporto più confidenziale rispetto ai maschi. Addirittura entra nelle conversazioni sessuali delle ragazze, le accompagna alle cene di classe o le riporta a casa con la sua Z4 a due posti; fa battute sul seno, sull’aspetto fisico, conversa sulle chat di Facebook”.
“Può anche essere vero che Zappalà non fosse amato dai colleghi, ma la notizia dei suoi comportamenti nei confronti delle alunne è vera. Se poi sia stata strumentalizzata e sia arrivata più velocemente in Tribunale, questo ha poca importanza”.
L’avvocato Vinattieri, difensore di parte civile, si è invece soffermata sulla vita della ragazza prima del suo incontro con il professore e della difficoltà della stessa ad aprirsi persino con la madre. “La ragazza provava paura e vergogna, paura e vergogna – ripete più volte l’avvocato – non sa come gestire il comportamento dell’uomo”.
[Alessandra Tuci]