Il commento di Daniela Troncoletti, responsabile politica di Forza Italia per la Montagna Pistoiese, al libro ”Violenzissima” della scrittrice e giornalista Ilaria Bonuccelli.
PISTOIA. L’autrice chiamata a Pistoia da Azzurro Donna nell’ambito delle attività di promozione delle adesioni a forza Italia, nell’incontro che si è svolto a Villa Cappugi, ha tratteggiato con foga e competenza i contenuti della sua seconda opera in materia di violenza di genere.
Lo stile giornalistico e l’abbondanza di documentazione quale fonte certa dei tanti dolorosi eventi riferiti ha indotto ampie e varie riflessioni da parte dei presenti.
La mia personale lettura prende le mosse dal titolo del libro, “Violenzissima” non è solo un adattamento alle esigenze del mercato, un titolo curioso per vendere, è il superlativo assoluto di un sostantivo che se non esiste nella lingua ufficiale serve perfettamente a indicare come anche la violenza possa essere superlativa, in modo particolare quando non è portata avanti solo dal partner, ma anche dai giudici e dalle forze dell’ordine che dovrebbero essere la risposta più forte contro gli abusi.
Ne è un esempio clamoroso il caso della “donna morta in vita”, dopo che il figlio è stato ucciso dal padre con 37 coltellate. Nonostante le ripetute denunce della madre a chi avrebbe dovuto proteggerli è sembrato giusto lasciare il bimbo da solo con il padre per scongiurare il pericolo che fosse la donna a rovinare il rapporto padre figlio. Nessuno ha pagato.
Colpisce anche la vicenda della lavoratrice, una hostess, che si rivolge al sindacato per riuscire a risolvere problemi con la compagnia aerea per cui lavora e riceve un “massaggino alle spalle” e a seguire altre attenzioni non richieste, da parte del sindacalista indicato come il più bravo e efficace. È solo con la sua denuncia che altre donne trovano il coraggio di accusarlo e tutte insieme cercano di farlo sanzionare o rimuovere.
Tra le tante che hanno raccontato la loro storia ce ne sono di poco eclatanti ma non meno dolorose per chi subisce: c’è la ragazza molestata dal professore di ripetizione, più va a ripetizione e peggio va a scuola tanto che i genitori, a maggior ragione, le fanno prendere ancora più lezioni e lei sta male finché non riesce a trovare il coraggio di dire tutto a babbo e mamma e il suo incubo finisce, tranne per il fatto che ancora oggi dopo trent’anni la sua ferita è sempre aperta.
E quella che ha subito le attenzioni molto spinte da parte del ginecologo rimanendo bloccata, di ghiaccio, dallo sbalordimento.
E alla fine l’intervistatrice chiede quindi che cosa si può fare?
La risposta è da manuale “Lo dico sinceramente: io mi sono rotta le palle di vedere le panchine rosse, le scarpette rosse, le giornate contro la violenza, qualche panchina di meno e qualche sentenza decente in più, magari. In Italia noi abbiamo una bella norma per le vittime dei reati di violenza c’è il gratuito patrocinio, per tutte indipendentemente dal reddito. Ciò non significa che gli avvocati lavorino gratis ma vengono pagati con le tasse di tutti noi, quindi cerchiamo di usarli bene. Come? No facendo sentenze strampalate, perché quelle sentenze costringono a fare ricorso in secondo grado e in Cassazione e obbligano a continuare a attingere ai soldi di tutti per il gratuito patrocinio”.
È documentato il fatto che più si cresce il grado di latitudine e più sono frequenti i femminicidi che sembrano andare di pari passo con la libertà e autonomia che le donne si sono conquistate
Le religioni che rendono le donne quasi invisibili, spesso con la loro assertiva partecipazione, le preservano dagli atteggiamenti persecutori e omicidiari dei maschi che però di fatto le rendono schiave per tutta la vita.
Infine si dimostra il permanere di una mentalità che rivittimizza facendo sentire in colpa la stessa donna che è stata violata, anche da parte di giudici non sempre liberi da pregiudizi. Le forze dell’ordine che sottovalutano i pericoli insiti nei comportamenti violenti di fidanzati, compagni, mariti, fanno sì che la cultura anti-violenza non si affermi, non progredisca e che ancora tante donne e mamme si trovino da sole a combattere il mostro che avevano amato o a cui si erano affidate.
Grazie a Ilaria Bonuccelli che con grande passione ha raccolto e riferito di una realtà che è sotto gli occhi ma per vederla chiaramente è necessario cambiare le nostre lenti.