Nel 2015 il Consiglio di Disciplina dell’Ordine dei Giornalisti della Toscana, composto da Gianfrancesco Apollonio, presidente e relatore istruttore, Giampaolo Marchini, segretario, e Simona Poli membro, decise di infliggermi una censura perché, paragonando le notizie della capufficio-stampa Daniela Ponticelli a uno strumento che si chiama «tromboviolino», sarei stato sessista nei confronti di una disinformatrice seriale che ha sempre lavorato a cottimo per i suoi “caporali” di azienda: Roberto Abati, Lucia Turco (la ricordate la sorella di Luca Turco tanto cara a Coletta?) e Luca Cei, l’avvocato non-avvocato dal partito sistemato. E infine Paolo Morello Marchese
Alle Terme di Caracalla le verità vengono a galla
OGNI POTERE È FONTE DI SVENTURA
MA NON SI DEVE AFFATTO AVER PAURA
In illo tempore Giampaolo Marchini iniziava la sua “resistibile ascesa” (vedi Bertolt Brecht) al soglio di Carlo Bartoli, facendo il censore tutto d’un pezzo e pontificando dall’alto della sua scienza morale.
Vi ho già raccontato questo episodio, ma siccome c’è chi non vuole capire, mi permetto ancora di insistere.
La signora Ponticelli, stranota a tutti per la sua infrangibile fedeltà al Pd (oggi ha cancellato dal suo Facebook, mi dicono, l’esternazione del suo giuramento, ma allora ancora c’era, on line, la prova del suo fideismo), strombazzava e sviolinava ogni sei per quattro la bontà del macellificio sanitario iniziato con Rossi e con quel genio di Luigi Marroni, ex dirigente Fiat-tino e distruttore del sistema in nomine domini.
Erano anni che stavamo dietro alla sanità: ma evidentemente per la commissione di disciplina dei “compagni” (di cui Marchini era segretario), contava di più il diktat che non la veritat. Nel mondo democratico progressista è questo che vale; l’educazione dei cittadini: troncarne uno per educarne cento.
Si divertirono, mi divertirono, ma mi fecero anche schifare. Andammo in sei in commissione. Ma la commissione di disciplina dei giornalisti toscani è stata ed è terza e imparziale come i magistrati di sinistra che operano nelle nostre procure della plebe: la disciplinare prende ordine dal potere costituito e se ne frega della verità oggettiva.
Cinque testimonianze documentate anche da carta-canta non bastarono a far capire, alla comunistica ragione di stato, che l’unica ragione di stato per la stampa è il diritto alla corretta informazione da parte del popolo sovrano.
La Ponticelli uscì col trucco rifatto dalle «autorità costituite», mentre io mi presi del «sessista» perché, come Dio legge nelle intenzioni degli uomini, il trio segretariato da Marchini decise – leggendo nella mia mente – uno sporco pensiero di tromba legato per forza al verbo trombare.
Maledetto chi pensa male, disse Edoardo III nel 1348, quando fondò – secondo tradizione – l’ordine della giarrettiera.
Con otto anni di anticipo sulla tragedia che oggi ci racconta anche La Nazione, giornale in cui Marchini è cresciuto a suon di articolini di sport, noi di Quarrata/news e di Linee Future (oggi Linea Libera) lo avevamo già detto. Perché noi facevamo cronaca quando ancora il Marchini era nella mente di dio.
Marchini, nato il 20 maggio 1969 e iscritto ai professionisti il 24 settembre 2007; di 22 anni più giovane di me, aveva appena tre anni quando l’ordine dei giornalisti, allora guidato da Gastone De Anna, il 4 dicembre 1972 decise di iscrivermi fra i pubblicisti. A quel tempo Marchini si faceva ancora fotografare a culetto nudo sopra il guanciale, e continuava ancora per un bel po’ a girare col lecca-lecca in mano alle feste dell’Unità. E inoltre ero professionista due anni prima di lui: 1995.
Che dire di più di questo defensor fidei che… ma il resto ve lo racconto un’altra volta.
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]