vivere o morire. MONTAGNA, È TUTTO E SOLO SFACÈLO

di Grillo Parlante

La Montagna si sta riducendo così

MONTAGNA. Dopo un lungo silenzio (in parte determinato dalla “ingravescens aetas” con i conseguenti acciacchi e malanni e, in parte, scelto in attesa di vedere “fiorire le rose” del nuovo, fantastico e fantasioso momento politico) eccomi di nuovo qui sia pur malridotto a riflettere, spero senza annoiare più di tanto i lettori di Linea Libera, il giornale on line che a mio giudizio dimostra come è e dovrebbe essere il giornalismo.

“I sogni finiscono all’alba” dicevano i nostri vecchi. Ma, questa volta, mi sembra che siano finiti quando la luce mattutina non aveva ancora iniziato a dissolvere il buio.

Per chi – come me – si aspettava di veder affrontati quantomeno i più facilmente risolvibili problemi che affliggono la nostra montagna. Attualmente ridotta a “mera espressione geografica” come puntualmente attestano i tanti cartelli con “vendesi” e “cedesi attività”.

Sparite molte insegne di artigiani, di locali pubblici e di intrattenimento. Chiusi molti opifici, gli alberghi ed esercizi di ristorazione. Chiuse tante abitazioni le cui porte e finestre sono adornate da fasci di ragnatele. Ospedale, servizi ed uffici pubblici accentrati nel capoluogo. Poderi, prati, i boschi (e le stesse grandi foreste demaniali) lasciati a se stessi e in preda ai rovi e alla stramaledetta edera che – infiltrandosi nei muri e succhiando la vita alle piante – le riduce a proprio alimento e sostegno fin quando muri ed alberi sopraffatti franano e si abbattono su strade frequentemente interrotte e “fiorite di cartelli di segnalazione” che – corrosi dalla ruggine – indicano come i lavori siano destinati ad attendere.

Aumentano in modo esponenziale i cartelli annuncianti il decesso di anziani. I matrimoni (sia civili che religiosi) si rarefanno, gli uffici di Stato Civile raramente iscrivono nuove nascite.

C’è, invero, ancora chi riesce a far funzionare (ma fino a quando) le associazioni di Misericordia, della Croce Rossa e delle altre forme di volontariato. Ci sono ancora fortunatamente i volontari delle Pro Loco che – dopo la irragionevole chiusura degli Enti Turistici montani– cercano di valorizzare in qualche modo il loro territorio.

Di contro una classe politica evanescente, inconcludente e litigiosa combatte battaglie che richiamano alla mente la “Batracomiomachia” ben illustrata da quel grande italiano che fu Giacomo Leopardi.

Un mondo distrutto dall’edera vera e da quella politica

Mi chiedo se nessun politico, dirigente politico o benpensante, ha mai pensato che in luogo di mantenere quassù in montagna decine e decine di “profughi” (prima etichettati clandestini, poi extracomunitari ed altro) in un ozio giornaliero, potrebbe munirli di falcetto o pennato e impegnarli nel facilissimo lavoro di taglio alla base delle ramificazioni delle liane, dell’edera e degli arbusti infestanti fossi e ruscelli.

Rammento che negli anni 50 del secolo corso con lo scopo di impegnare i disoccupati in lavori di pubblica utilità un accorto politico aveva varato “i cantieri di lavoro e di rimboschimento”. Ai lavoratori corrispondeva 700 lire al giorno se celibi aumentati per i capofamiglia e per chi aveva persone a carico. Chi lavorava al cantiere (circa 5 ore) riceveva il pasto del giorno. Con questo sistema si realizzarono in montagna molti collegamenti stradali – furono messe a dimora centinaia di migliaia di pianticelle di faggio, di pino e di abete che hanno arricchito le foreste demaniali della Doganaccia, di Pian degli Ontani, di Maresca.

Ora si è invece scoperto e deciso che boschi e foreste debbano essere tutelate dalla pur benemerita Arma dei Carabinieri chiamata (sic!) ad “arrestare” il degrado (??).

Sic transit gloria mundi.

[Grillo Parlante]
redazione@linealibera.it


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