Per anni la signora Daniela Ponticelli ha imperversato con le sue cronache (?) a base di fake sul potenziamento dell’ospedale Pacini di San Marcello, sulle grandezze degli ospedali di Pistoia e Pescia, sulle leggende metropolitane di grandi interventi chirurgici all’avanguardia nel mondo intero: e il tutto con il sostegno e l’appoggio del progressista Ordine dei Giornalisti di Firenze
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CURA CALLI, DURONI E OCCHI POLLINI
IL POVERO OSPEDALE DEL PACINI. . .
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UN FATTO, successo la notte tra il 3 e il 4 agosto, mi ha riportato in mente un avvenimento di vari anni fa, ma che illumina e fotografa, a flash, il regime dittatoriale stra-marcio dominante nella bella Toscana di Dante Alighieri e del Monte dei Paschi di Siena.
Un amico, che si trovava a Pian degli Ontani, si è infortunato seriamente a una caviglia. Lo hanno dovuto caricare di peso su un’ambulanza e portarlo di corsa a Pistoia, a casa sua, perché l’ospedale (?) di San Marcello serve a curare non più di un callo, un occhio di pernice o un durone: tutto il resto i padroni dell’Asl Toscana-Centro (da Rossi in giù) lo hanno affidato, fideisticamente, alle mani del Signore, che notoriamente non esiste – o altrimenti non esisterebbero loro.
Distanza da Pian degli Ontani a Pistoia, 39,8 km; tempo di percorrenza sulla SS 66, 52 minuti: ma solo se tutto va bene, se non ci sono troppe buche, se non si trova un mezzo pesante che fa da tappo, se non ci sono ghiaccio, neve, pioggia o vento.
Ricorderete tutti che la battaglia per il mantenimento dell’ospedale Pacini di San Marcello fu iniziata e portata avanti da Quarrata/news; fu poi ripresa da Linee Future (il giornale dei costruttori edili di Pistoia, interrotto e chiuso più o meno all’improvviso perché qualcuno aveva seccato due o trecentomila euro che erano in cassa, puppandoseli per suo conto: del resto anche Pistoia è ItaGlia…).
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A memoria doveva essere il 2015 o giù di lì, allorquando la signora Daniela Ponticelli, generala dell’ufficio stampa prima di Roberto Abati e poi di Paolo Morello Marchese, ci tromboviolinava notizie di assoluto potenziamento dell’ospedale di San Marcello, da cui, però, partirono: 1. letti; 2. cucina; 3. reparti; 4. pronto soccorso, chiamato in tutti i modi per pigliare per il culo i montanini. Compresi quelli mononeuronali che, in nome della fedeltà al Partito Del Menga, hanno sempre votato fideisticamente Pd e chi ce l’ha ce lo tenga.
Sparavamo cannonate e non a salve contro le tonnellate di fake news della signora Daniela. Ma un certo avvocato Cei (allora non ancora avvocato, ma spacciantesi per tale), surrogandosi alla distributrice di pop-corn allora semplice capa dell’ufficio stampa (& propaganda), ma al contempo anche portavoce (o portaborse?) del direttore dell’Asl, ci chiamò dinanzi alla disciplinare dell’Ordine dei Giornalisti.
La colpa? Quella di dire la verità: e cioè che che le stronzate dell’ufficio stampa (incarnato dalla Ponticelli) non stavano in piedi neppure coi pali a puntello; ed erano solo opera di velineria di produzione industriale. E che, inoltre, per quanto la generala della stampa Usl ci raccontava con tutte le sue strombazzate e sviolinate, si poteva parlare non di comunicati-stampa, ma di semplici tromboviolinate.
Che parapiglia! Tre gentili (meno male ex) colleghi giornalisti, censori ben disposti a sinistra, s’ingegnarono a dimostrare che quella definizione – nata da uno strumento reale, esistente e documentabile – era uno «sconcio esempio di sessismo».
Sconcio sicuramente perché, anziché servire a far richiamare la compagna generala ai doveri del corretto informare, prendendo le difese della Ponticelli, ne hanno creato una vera e propria macchina da guerra delle fake mews e con tanto di bollino Chiquita.
La generala non solo non fu richiamata ai suoi obblighi di lealtà e correttezza nei confronti dei toscani che le pagano lo stipendio, ma, come accadeva nel vecchio partito comunista sovietico, ha potuto fare carriera e ha continuato a raccontare mozzarelle di bufala d’ogni tipo: perché quel che conta, quando fai il giornalista, è che tu sia di fede Pd, così non ti succede nulla o il meno possibile; non ti mandano agli arresti domiciliari anche se scrivi la verità; e l’Ordine dei Giornalisti si solleva nel caso che qualcuno illustri a tutti chi realmente tu sia nel campo minato della professione.
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Perché la compagna generala Ponticelli – che denunziava all’Asl anche le libere opinioni dei dipendenti, facendoli censurare, come il dottor Fiore di Pescia, per reati di opinione (davvero una grande giornalista, non c’è che dire!), perché non va, ora, di persona a San Marcello, alla Baccarini, a raccontare ai montanini, sia quelli fedeli al Pd (suo partito) che a quelli infedeli, che l’ospedale Lorenzo Pacini, patrimonio della Montagna, è stato potenziato a dovere con le stesse cure con cui la Grande Madre Russia ha mandato due continenti (Europa e Asia) a farsi fottere dopo la caduta del muro di Berlino?
Alla fine c’è quasi da dare ragione a un vecchio presidente dell’Ordine dei Giornalisti (anche se un po’ troppo conservatore e a me personalmente poco simpatico), Ottavio Matteini, che diceva – ma solo in via riservata, come fanno spesso i cattolici – che «quelli degli uffici stampa non sono giornalisti».
Devo aspettarmi un’altra querela dalla compagna generala per quello che ho scritto? Pazienza. Ma non inviti il matto alle sassate. Non mi faccia fare il Palamara dell’Ordine dei Giornalisti di Firenze…
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]