wonderland. IL MITO DELLA SOVRANITÀ MONETARIA

1CHI-PANG E POI NOI…

QUESTA SETTIMANA, sul fronte internazionale, la nota saliente è data dall’attesa del vertice dei paesi Opec e non Opec di oggi a Doha, che dovrebbe decidere un congelamento/riduzione della produzione di petrolio. Vertice che difficilmente produrrà qualcosa di più di un topolino. Infatti la trattativa verte più che altro su un congelamento della produzione sui valori attuali, dopo che molti Paesi l’hanno portata quasi al massimo.

Inoltre l’Iran non vi prenderà parte in quanto indisponibile ad accettare qualsiasi blocco, fino a che non saranno tornati alla produzione ante-sanzioni. E dato che l’attuale produzione si aggira sui 3 milioni di barili al giorno e che il livello ante-sanzioni era di 5,5 milioni di barili al giorno, pare difficile che un accordo al ribasso, come quello del congelamento dell’estrazione ai livelli attuali, possa spingere le quotazioni a rompere la fatidica soglia dei 42 dollari al barile, necessaria per vedere il prezzo compiere una risalita importante e duratura.

Personalmente penso che se non ci sarà un accordo per ridurre la produzione, il prezzo del petrolio, dopo una prima fiammata al rialzo, è destinato, a galleggiare tra i 30 e i 40 dollari al barile ancora a lungo.

Lui le pensa a coppie...
Lui le pensa a coppie…

Intanto, mentre gli Usa continuano a creare 200mila posti di lavoro al mese e a distruggerne altrettanti, mantenendo la disoccupazione intorno al 5%, la Cina ci presenta un Pil annuale sul primo trimestre al +6,7%, ma senza che i mercati gioiscano.

Infatti esso si basa sull’aumento esponenziale degli investimenti pubblici in infrastrutture (ricordo che negli anni d’oro sono state tirate su intere città rimaste deserte) e sull’esportazione manifatturiera che ha ripreso vigore. Cioè su quelle cose da cui il governo cinese vuole in parte allontanarsi per sviluppare i servizi e i consumi interni.

Ma, vorrei qui soffermarmi sul Giappone. Lo faccio, perché l’Italia vive un momento particolare. Diseducata al merito, al gusto della sfida, disamorata di se stessa, è sempre più un paese marginale, provinciale, chiuso in una voglia di autarchia che la storia ha abbondantemente provveduto (e non solo in Italia) ad associare a povertà e miseria. Ma è vero che la memoria è corta e la storia non insegna proprio nulla.

E allora ci troviamo in una fase in cui lo Stato, che ha dilapidato fortune colossali con l’interventismo nell’economia, ora sembra voler ripercorrere le stesse formule sbagliate, supportato in questo, da economisti come Bagnai, che teorizzano e parlano di formule così vecchie e sconfessate dai risultati da apparire… nuove e affascinanti agli immemori e ai giovani, che non sanno perché non c’erano e comunque non hanno i mezzi culturali per comprendere cosa realmente significano.

Renzi e Mister Bean: attenti alle differenze
Renzi e Mister Bean: attenti alle differenze

Si vagheggia di un ritorno ai bei tempi andati senza tenere conto che il mondo, mentre l’Italia è sempre disperatamente uguale a se stessa, si è ribaltato e così, invece di prendere il toro per le corna, dove per toro s’intende il colossale debito pubblico e la produttività nettamente sotto i livelli degli altri Paesi occidentali e ancora decrescente, si preferisce (Bagnai come altri) teorizzare di una sovranità monetaria come panacea di tutti i mali.

Cioè preferiamo, invece di iniziare a crescere, prendendoci le responsabilità che competono agli adulti, restare un popolo bambino che crede ancora nell’intervento magico e risolutore della fata turchina. E allora è bene sapere che la fata turchina è questa roba qua: il Giappone.

Il Giappone per molti versi è nella nostra situazione:

  • – un debito pubblico enorme al 223% del Pil
  • – una popolazione sempre più vecchia: è il Paese più longevo al mondo, i secondi siamo noi: ma… rispetto a noi, hanno la loro moneta nazionale, lo yen.

Quindi cosa ha fatto il Giappone per affrontare il problema del debito unito alla crisi economica? Intanto ha nazionalizzato il debito (così come teorizzano coloro che vogliono l’uscita dall’euro), che è detenuto totalmente dai cittadini giapponesi; poi, con l’arrivo al governo di Abe, la banca centrale ha iniziato il suo bravo Qe. Ma andiamo con ordine.

Venti anni fa in Giappone accade quello che sta accadendo ora in Europa, un crash del sistema bancario. Nel 1999 la BoJ (Banca Centrale Giapponese) introdusse la Zirp (zero interest rate policy), in virtù della quale il tasso overnight (tasso di deposito presso la banca centrale da parte delle altre banche giapponesi) fu condotto “al livello più basso possibile”.

Poi, nel 2001, la BoJ introdusse il suo primo quantitative easing (Qe). Nel 2013, fu presentata ai mercati la sua versione aggiornata, ossia il Qqe (quantitative and qualitative easing), con l’intento dichiarato di fare uscire il Paese dalla ventennale stagnazione accompagnata dalla deflazione, portando l’inflazione al 2%.

Accade così che la base monetaria della banca centrale si amplia fino raggiungere la mostruosa dimensione del 60% del Pil. Peccato che l’inflazione non si avvicini nemmeno a tale obbiettivo (fonte: Sole-24 Ore).

2In compenso il debito pubblico è passato dal 170% del 2007 al 230% di quest’anno e l’economia è ancora, manco a dirlo, stagnante.

Questa è la sovranità monetaria; e l’esempio del Giappone, che può stampare liberamente cartamoneta, ci spiega molto bene che tale via d’uscita autarchica, non risolve i problemi concreti originati da fattori strutturali.

Pare che nessuno a questo mondo voglia più guardare in faccia alle cose per ciò che sono.

Tutti a mettere la testa sotto la sabbia, per non vedere che abbiamo problemi demografici colossali, problemi nella capacità e predisposizione mentale ad accettare i cambiamenti, prodromo indispensabile per poi gestirli, questi cambiamenti. Per quanto tempo ancora possiamo tenere la testa sotto la sabbia senza soffocare?

UNA LEGGENDA METROPOLITANA TIRA L’ALTRA

Ma la leggendaria sovranità monetaria, come soluzione catartica ai nostri problemi (oltretutto se uno ruba con l’euro, non è che poi le tangenti spariscono col ritorno alla lira), non è l’unica che va per la maggiore in Italia.

Infatti, scie chimiche a parte (ma qui si entra nell’esoterico e io scrivo di economia: per consulenze in merito meglio rivolgersi ai 5 Stelle), l’altra grande fiaba di questi anni riguarda la Troika, responsabile di tutti i mali della Grecia, affamatrice dei popoli sovrani, per il gusto sadico di vederli morire di stenti. Del resto già il nome, così duro nei suoi fonemi, non li aiuta a sembrare simpatici.

La Troika è quell’organismo informale, composto da Fmi (Fondo Monetario Internazionale) Bce e Ue, che è pesantemente intervenuto nelle crisi europee di questi ultimi anni: intervento richiesto dagli Stati interessati (meglio specificarlo…).

Il rottamatore e leader dei petrolieri
Il rottamatore e leader dei petrolieri

La leggenda narra che il loro intervento si è risolto in disastri socio-economici, con nazioni espropriate della sovranità e affamate in nome dell’austerity.

Vediamo cosa dicono i numeri. Gli Stati che hanno “subito” la Troika (Grecia a parte) sono: Irlanda, Spagna, Portogallo. Nel 2009 il pil di questi tre Paesi crolla rispettivamente del 6,4%, del 3,6% e del 3%. Scoppia la bolla immobiliare che aveva guidato la crescita dei tre Paesi nei 20 anni precedenti. Il sistema bancario va a gambe all’aria. Gli occupati diminuiscono in modo drammatico.

Questi Stati chiedono aiuto e la Troika risponde. Per ognuno di questi Paesi viene predisposto un piano “lacrime e sangue” . Vengono dati soldi in cambio di riforme. Risultato: dal 2011 questi Stati sono tornati a crescere, l’occupazione è tornata a salire e il 2015 vede il Pil irlandese crescere del +6. 9%, quello spagnolo del 3% e del 2% quello portoghese (ricordo che noi, dopo aver perso, dal 2008, il 9% del nostro pil, il 25% delle nostre aziende, chiudiamo il 2015 con un +0,6%).

Questo dimostra che la Troika non è così troika come sembra… e che avevano ragione loro. Però che bello addormentarsi la sera con le favole!

Voi mi direte: e la Grecia allora? La Grecia è il risultato della micidiale combinazione dello spaventoso ritardo con cui si è intervenuti e dell’indisponibilità greca, ancora oggi presente, a fare ciò che è necessario e che è stato stabilito in sede di accordo… La Grecia poteva essere salvata con un piatto di ceci se nel 2010 si fossero fatte le cose che andavano fatte!

LO STRUZZO DI CASA NOSTRA

Accade così che nel 2016 l’Italia sia governata da un signore che di favole se ne intende e probabilmente prima o poi ci chiederà di seminare il grano negli spartitraffico.

Il nostro beneamato presidente del Consiglio, che non accetta consigli soprattutto se intelligenti, ne fa, ne dice, ne pensa (l’ordine non è casuale) così tante, che alla fine non si ricorda più nemmeno lui cosa ha detto e che deve fare.

Accade così che, dopo aver annunciato in pompa magna la paghetta ai diciottenni e gli 80 euro ai pensionati, di ciò non ci sia traccia nel Def (Documento Economia e Finanza) che dovrebbe metterli nero su bianco.

Accade anche che si metta mano alla riforma del canone Rai in maniera così pasticciata e astrusa, che il Consiglio di Stato sia costretto a sentenziare che non ci si capisce niente: “Pierino, riscrivi la riforma, ché così fa schifo!”.

Io salverò il Paese (di Bagno a Ripoli)...
Io salverò il Paese (di Bagno a Ripoli)…

Accade così che il decreto “Sblocca Italia”, il Codice degli appalti, la Disciplina del licenziamento dei dipendenti pubblici che falsificano la presenza sul lavoro, la Legge sulla trasparenza, vengano tutti più o meno sbeffeggiati dal Consiglio di Stato che invita il Governo a riscriverli.

“Il Consiglio di Stato non ha praticamente salvato uno solo dei provvedimenti esaminati. Quel che impressiona è che i giudici di Palazzo Spada non si sono limitati ad indicare decine e decine di difetti tecnici, tali da rendere le norme esaminate sostanzialmente inapplicabili ed inefficaci, ma sono stati costretti a sottolineare, sempre, l’oscurità delle norme, la forma italiana incerta, prolissa, involuta e di difficile comprensione” (citazione da articolo di Luigi Oliveri su Phastidio.net).

Personalmente penso che il decreto sul canone Rai, non sarà modificato, si presterà a una serie infinita di contenziosi e si risolverà, se gli italiani decideranno per una volta di non chinare il capo, di non farsi intimidire, in un colossale fiasco.

UNA FANTASIA TIRA L’ALTRA

I dati che pubblico ogni settimana, continuano puntualmente a smentire Renzi e Padoan, quando straparlano di un Paese che riparte, di un debito pubblico che scende, di tasse che scendono.

I numeri ci dicono che cala ancora la produttività e gli investimenti, sale ancora la spesa pubblica, la disoccupazione è ripresa a salire a marzo e il Pil dopo una modesta risalita, per la prima volta dal 2008, ora è praticamente fermo.

Via, Vespa...! Son proprio bravo, dài!
«Via, Vespa…! Son proprio bravo, dài!»

Il Fondo monetario internazionale ha abbassato le stime di crescita per l’Italia e chiaramente Padoan dice che sono loro che sbagliano.

La verità è che la “strategia economica” (ma è una parola grossa visto il caos di provvedimenti a pioggia senza coperture, disomogenei, poco incisivi) di questo governo, è chiaramente un flop, costato carissimo, che ha permesso un modesto incremento degli occupati, ma non ha minimamente intaccato le cause strutturali che tengono questo paese sempre sul filo del rasoio.

Certi discorsi risultano poi grotteschi: infatti dopo la paghetta ai diciottenni (non data), dopo gli 80 euro ai pensionati (non dati) ora è il turno del part-time a carico dello Stato per i lavoratori vicini alla pensione. Domande:

  • dove li trovano i soldi?
  • in un Paese dove la forza lavoro è pari a poco più del 50% della popolazione, che senso ha dare agevolazioni a chi già è a posto invece di concentrare gli sforzi sui disoccupati?

L’AMARA VERITÀ DEI GRAFICI COMPARATIVI

3E allora non ci resta che rivedere numeri e statistiche: ecco una serie di grafici comparativi che esprimono meglio di ogni altra cosa la condizione italiana; sono aggiornati al 2014/2015 ma il trend non è stato invertito nel 2016.

Vediamo subito che la crescita del Pil resta nettamente sotto la media Ue, eccezion fatta per la Spagna (e la Grecia). Molto al di sotto il valore della produzione ndustriale… 4Vediamo il tasso di disoccupazione decisamente superiore alla media dei Paesi più importanti dell’Ue (la vecchia Ue a 18).

Se poi andiamo a guardare gli investimenti in percentuale sul Pil il quadro è sconfortante e conferma, una volta di più, che questo è un Paese che procede per chiacchere.

Eppure…

EPPURE UNA SOLUZIONE CI SAREBBE:

SEMPLICE, INDOLORE, ATTUABILE

5Eppure ci sono italiani che hanno dato indicazioni chiare, semplici, fattibili al signor Renzi e in cambio sono stati pubblicamente sbeffeggiati.

Uno di questi è Carlo Cottarelli che dopo una breve parentesi come commissario alla revisione della spesa nel governo Letta prima e Renzi poi, da persona seria quale è, finito il suo lavoro, preso atto che lo stesso veniva tenuto in un cassetto, ha dignitosamente preferito levare le tende, senza sollevare polemiche nemmeno di fronte alle sguaiate sparate di Renzi, che in modo a mio avviso rivoltante, lo canzonò pubblicamente definendolo come “l’uomo che voleva farci spegnere i lampioni”.

Ebbene il “lampionaio” ha da poco pubblicato un libretto semplice intitolato “Il macigno” dove per macigno s’intende il colossale debito pubblico italiano, che ancora cresce al netto delle bugie renziane. Ebbene, Cottarelli suggerisce al riguardo una semplice strategia per ridurlo di 4 punti percentuali ogni anno!

6Basterebbe, non aumentare la spesa pubblica negli anni a venire, e approfittare del modesto ritmo di crescita, che probabilmente ci sarà, per avere prima un pareggio di bilancio e poi un surplus… Tanto semplice da essere stupefacente, spiazzante, roba da terza elementare…

Niente traumatiche uscite dall’euro, niente Troika, niente ristrutturazione o ripudio del debito, niente patrimoniali sui risparmi degli italiani.

MA A NOI PIACCIONO I MITI E LE LEGGENDE

7Ma in Italia non funziona così, capita allora che nasca Atlante, nientedimeno! Colui che nella mitologia greca viene costretto a reggere l’intera volta celeste, come punizione per aver partecipato alla rivolta contro gli dèi dell’Olimpo.

Questo è il nome dato al veicolo, che dovrebbe – udite, udite – non solo trarre d’impaccio Veneto Banca e Banco Popolare di Vicenza, ma addirittura assorbire e rivendere le sofferenze bancarie italiane. O almeno 50 dei 200 miliardi di tali sofferenze.

Orbene, si dà il caso che tale società parte con un capitale di 3 miliardi, di cui 2 messi da Intesa e Unicredit e circa 600 milioni da Cassa Depositi Prestiti, ovvero, dallo Stato, cioè da noi cittadini (a proposito, l’ultimo bilancio della Cdp è in rosso… Sappiate che lì confluiscono anche i vostri soldi, i vostri risparmi… i vostri contributi…).

Il Buon Padoan dichiara che l’obbiettivo è di sostenere le due banche venete nel processo di ingresso sul mercato azionario e di assorbire appunto le sofferenze bancarie ricavandone niente di meno che il 6% di interessi annui.

Ora, io vorrei sapere come pensano di fare a ricavare una remunerazione così forte da crediti inesigibili e come pensano, con tre miliardi che possono arrivare a 6, di capitale, assorbirne 50 di sofferenze… (si, c’è la leva finanziaria… ma è dinamite da usare con cautela…).

E il suo governo...
Renzi. E il suo governo…

La verità, secondo me molto più prosaica, sta nella valutazione che i mercati danno del Banco di Vicenza, il quale dopo aver fatto già un aumento di capitale di 1,5 miliardi, oggi ne vale… 1/3 di meno!

Questa e Veneto Banca vanno ora a chiedere altri soldi ai mercati per un nuovo aumento di capitale da 1 miliardo a testa per restare in vita: la paura è che i mercati non assorbano tale aumento e quindi… quindi il fondo Atlante serve solo a evitare che le due banche esplodano come bombe atomiche disintegrando i risparmi dei 200mila correntisti. I quali come sempre non ci hanno ancora capito nulla.

Questa è la verità e Renzi, finite le spacconate ora è col cappello in mano a Bruxelles per supplicare il via libera a questo aiuto di Stato mascherato per evitare che l’implosione di queste due banche scateni un contagio generalizzato che vedrebbe la gente assaltare le banche per ritirare i propri risparmi.

Bene, con questo siamo a posto e… tranquilli!

[Massimo Scalas]

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