DA UN PO’ DI TEMPO faccio strane cose. La notte giro irrequieto per la casa facendo strani versi e il giorno me ne sto appollaiato sull’armadio di camera da letto, con gli occhi semichiusi.
Mia moglie mi ha detto che non sta bene, specie davanti ai bambini.
Il vertice di Bratislava è stato importante, il Nulla ha reso evidente ciò che già si sospettava: Ventotene è stata una bella gita a tre. Infatti la diarchia Francia-Germania ha risposto no a ogni richiesta di Renzi. Il quale ora minaccia di farsi saltare in aria… in un cassonetto della spazzatura.
Cosa voglio dire? Voglio dire che Renzi, può anche sfidare l’Ue sul deficit, perché questo lascia intendere la conferenza stampa fatta in solitario, mentre il duo franco-tedesco faceva la sua; può cioè anche andare dritto, con il Def , verso il 3% dall’attuale deficit/pil al 2.4.
Lo può fare: l’importante è che, con Bratislava, la pianti di additare gli euroburocrati e Juncker come i colpevoli della presunta austerity che ci “affama”.
Gli euroburocrati non decidono nulla, chi decide sono i politici e il loro peso. Nella fattispecie si è visto che i rapporti di forza sono decisamente a favore dei tedeschi.
A questo punto, se Renzi ne è capace, imbastisca delle alleanze politiche, e la smetta di raccontare stupidaggini.
Perché, cari lettori, avete voi notizia che il capo del governo abbia fatto qualcosa di concreto, come per esempio il ripudio del Fiscal Compact (o trattato sulla stabilità, approvato nel 2012 e entrato in vigore nel 2013… riflettete sul fatto che non è stato firmato da Gran Bretagna e Repubblica Ceca e mi risulta che nessuno li abbia cacciati per questo: pensateci quando vi dicono che l’Ue è rigida e cattiva) con apposita modifica legislativa?
O siete a conoscenza che nella riforma costituzionale sia stato cancellato l’articolo che impone il pareggio di bilancio?
Io no (e meno male aggiungo). E quindi penso – ma sicuramente sono io che penso male –che tutta questa indignazione contro gli euroburocrati, oltre che fuori bersaglio, sia strumentale e finalizzata a portare a casa consenso in vista del referendum.
MA NON TUTTI SONO D’ACCORDO
Ma il Mef (Ministero Economia e Finanza) pare non pensarla allo stesso modo, tant’è che, in vista del varo del Def (la vecchia finanziaria oggi pomposamente chiamata Documento di Economia e Finanza), ha bruscamente ridimensionato, l’intervento sui prepensionamenti, ha rimandato l’alleggerimento dell’Irpef al 2018 e, siccome il Pil nel 2016 sarà molto più basso del previsto, è alla caccia di 5 miliardi per tenere i conti in equilibrio.
Le stime del Pil, per il 2017 in particolare, sono drammatiche e si basano su un misero +0,5%
IL MOTIVO DI UN PIL IN PICCHIATA
È semplice e spiegabile in due righe: se ricordate i dati sulle vendite interne, segnalano una contrazione che dura da mesi.
Il governo aveva puntato molto sulla ripartenza dei consumi e confidava in provvedimenti tipo “bonus degli 80 euro”. La gente però non li ha spesi e se li è messi via o li ha usati per far fronte all’incremento della tassazione locale.
A questo punto siamo rimasti a galla grazie alle favorevoli condizioni esterne che tante volte abbiamo ricordato, come per esempio il petrolio ai minimi e, grazie alle esportazioni.
Bene, anzi male, si dà il caso che l’Istat certifica che su base annua c’è stato un crollo del 7,3% delle esportazioni a causa della brusca frenata nei commerci mondiali degli ultimi mesi.
Questo significa che entrambi i motori di crescita sono imballati e il Pil resta positivo su base annua solo grazie alla buona stagione turistica del 2016.
DEFICIT, NUOVO RECORD
A questo punto, in un Paese che non ha capacità autonoma di crescita, perché impegna tutte le sue risorse nella spesa corrente (ovvero la spesa per stipendi, affitti, personale, ecc.) e azzera gli investimenti e che, quindi, ha bisogno di fare più deficit per tenere tutto in piedi, in tutto questo Bankitalia ci informa che a luglio viene subito infranto il record storico di deficit pubblico registrato a giugno: da 2.248 miliardi passiamo, a luglio, a 2,252 miliardi di euro.
UN MIRAGGIO CHIAMATO SPENDING REVIEW
E in tale contesto le idee sembrano varie e confuse in seno al governo, al cui interno da un lato abbiamo Padoan che afferma che la spending review servirà a ridurre le tasse, mentre Marattin, consigliere economico di punta di Renzi, afferma l’esatto contrario: la revisione della spesa non serve a ridurre le tasse, ma a “riqualificare” la spesa. Ovvero a sostituire vecchia spesa con nuova spesa.
Chi ha ragione? Una cosa è certa: quest’anno sono stati fatti tagli alla spesa per 24 miliardi, per poi usarne 20 per spesa aggiuntiva.
Quindi, mi direte, sono stati tagliati 4 miliardi: e invece no, perché sono stati assorbiti dagli enti locali per compensare la riduzione dei trasferimenti dello Stato decisi l’anno scorso.
Come vedete un bel circolo vizioso. Molti sostengono che l’aumento del deficit è necessario per aumentare il Pil, ma questa è una pia illusione dovuta alla mancata comprensione delle cose, e le cose stanno che il Pil aumenta in proporzione al deficit creato in investimenti e a stimolo dei consumi, mentre non serve a nulla fare deficit in spesa corrente.
L’Italia è questo che sta facendo.
2017. ARRIVA LA RESA DEI CONTI
In settimana abbiamo assistito, dopo una decina di giorni di tregua, a nuovi crolli generalizzati delle banche, soprattutto italiane. Per quanto ci riguarda, abbiamo la consueta cattiva nuova, questa volta da Veneto Banca, che presenta la chiusura semestrale con altri 259 milioni di passivo freschi freschi.
Evidentemente i problemi gestionali sono tutti ancora intatti e questo vale per loro come per tutte le banche saltate in aria nel 2015: le persone non si fidano più e non danno più i loro soldi a queste banche.
Intanto tutto il magnifico castello di carte messo in piedi per Mps è saltato, si sono dimessi Ad e Presidente (ricordate i soldi chiesti alle casse previdenziali, le garanzie-ponte offerte da Jp Morgan per varare l’aumento di capitale?) e ora si profila un… Atlantone in grado di acquistare a prezzi fuori-mercato le sofferenze bancarie: dove e come trovino i soldi non è dato sapere, perché vogliano perderci non si sa, come faranno poi l’aumento di capitale da 5 miliardi è un mistero, però cari obbligazionisti Mps, occhio.
La parola magica ora è Burden Sharing, la condivisione degli oneri di ricapitalizzazione precauzionale prevista dall’articolo 132 della direttiva europea Brrd, che coinvolge in primis azionisti e obbligazionisti subordinati e poi anche gli obbligazionisti ordinari e i correntisti sopra i 100mila euro.
La sensazione è che se Burden Sharing sarà, farà da apripista per altre banche: ricordiamo che Unicredit, l’unica banca sistemica (cioè ritenuta indispensabile per la tenuta del sistema bancario e economico) che abbiamo, deve fare un aumento di capitale da 10 miliardi.
Si avvicina insomma, la resa dei conti, quando centinaia di migliaia di correntisti saranno chiamati a salvare le banche dove hanno incautamente deciso di mettere i loro soldi: naturalmente state certi che la colpa verrà data agli euroburocrati.
Il 2017 si preannuncia come un anno molto caldo, in Italia come in Europa.
PERCHÉ I SINDACATI VANNO RASI AL SUOLO
Chiudiamo con la consueta nota di buon umore. L’ultima volta ho fatto un’affermazione forte: ho detto che i sindacati vanno rasi al suolo.
Non era una provocazione, ne sono convinto e lo sono perché il sindacato si è trasformato da tempo, da forza propulsiva a casta pura e semplice, la cui finalità è il mantenimento di se stessa.
A dimostrazione di quanto affermo c’è la vicenda del rinvio a giudizio dell’ex segretario Angeletti e dell’attuale Barbagallo, per appropriazione indebita.
I due sono accusati di essere ripetutamente andati in crociera con alcuni collaboratori e le rispettive mogli utilizzando i soldi dei tesserati.
I soldi sono stati spesi sulle navi Costa Atlantica, Costa Favolosa e Costa Deliziosa.
I nostri eroi, si sono giustificati affermando che trattasi di riunioni di “Brain Storming” (che dire, magari l’italiano lascia a desiderare specie per Barbagallo, ma l’inglese è con i fiocchi!) per pianificare le strategie sindacali migliori per il bene del Paese.
Ma i verbali? Beh, sfortunatamente, dice Angeletti, non ci sono resoconti scritti… Sa com’è? Si va sulla fiducia…
[Massimo Scalas]
[Fonti: Bankitalia, Istat, Sole 24 Ore]
One thought on “wonderland italy. BRATISLAVA PARTE SECONDA. RENZI SBATTE LA PORTA”
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