CI RISIAMO, un’altra annata buttata nel cesso. Tirate pure lo sciacquone.
NON SIAMO MICA GLI AMERICANI
Ora ci mancava solo la cena da Obama per far credere a Renzi che basti chiamare un cosa come la chiama il presidente americano per farla funzionare. E infatti noi abbiamo il Jobs Act, loro i posti di lavoro.
Infatti noi abbiamo la manovra finanziaria e i cadaveri bancari tenuti in vita dai soldi pubblici, loro le banche sane senza le manovre finanziarie. Appunto: veniamo alla manovra finanziaria: priva di coperture, fatta in deficit, scimmiottando gli Usa e fraintendendone completamente le politiche economiche.
RENZI, L’AMERICANO FA IL DEBITO ITALIANO
Il nostro presidente del consiglio (non eletto) si è fatto un bel film, secondo cui il modello economico americano dell’era Obama sia il fautore della crescita di questi ultimi anni.
Il che è vero, ma non come ce lo vogliono dare a bere per giustificare l’ennesimo assalto al denaro pubblico per sostenere interessi di corto respiro (vedi alla voce referendum).
Infatti durante le presidenza Obama il bilancio pubblico si è espanso in maniera tutto sommato modesta, con un disavanzo che si è attestato intorno al 3% e che non dovrebbe variare molto nei prossimi anni.
Quindi? Quindi, se Renzi volesse davvero ispirarsi ad Obama, dovrebbe prenderne a modello i punti di forza della sua azione, ovvero dovrebbe fare l’esatto contrario di quello che ha fatto e sta facendo.
Infatti in Usa circa 400 banche dal 2008 ad oggi sono state spazzate via, espulse dal sistema, ovvero tutte quelle che, a seguito della crisi bancaria del 2008, hanno dimostrato di non poter reggere.
Come potete notare, gli Usa non sono falliti per questo, non sono scoppiate rivolte popolari, non sono stati usati soldi pubblici. Sono l’unica economia che cresce (almeno come Pil) ininterrottamente dal 2009, la disoccupazione viaggia intorno al 5%.
Ci sarà un perché se noi abbiamo Mps e Etruria e loro no?
LA VERITÀ ESISTE, LE COSE SONO COME SONO
Il perché c’è, ma non per noi italiani, che ci ostiniamo a credere di poter prosperare dentro a una realtà fasulla.
Una realtà fatta di belle foto dove vassalli, valvassini e valvassori, reggono eroicamente un nastro tricolore, all’inaugurazione di un capannone di una ditta privata che produce treni dove né loro né il capo hanno alcun merito, se non quello di avere denti bianchi e capello in ordine quanto basta da sembrare quasi assolutamente fotogienici (vedi).
Accade così che, con un sistema bancario che fa schifo, che è chiaramente sovradimensionato, con troppe filiali e troppi impiegati che rispondevano a logiche che avevano poco o nulla a che fare con la qualità del servizio reso, invece di essere avviato all’ineludibile ristrutturazione, sia stato fatto oggetto di un costosissimo, quanto inutile, accanimento terminale, aggiungendo zavorra sulle spalle di un Paese già bloccato di suo.
CONTINUIAMO A FARE SEMPRE GLI STESSI ERRORI
E infatti noi cosa facciamo? Ci inventiamo una finanziaria che non è nemmeno parente del Def, inviato solo 15 giorni fa a Bruxelles, con cui chiediamo di fare nuovo debito, in cui le coperture sono un esercizio di comicità involontaria (“a loro insaputa”, come disse Scajola), in cui torniamo, come nella migliore tradizione italica, a fare cose che per un po’, la paura di essere presi a sassate per strada e di essere fatti a pezzi dallo spread ci erano state risparmiate.
Torniamo all’Iri sotto mentite spoglie, torniamo al diluvio di mance, mancette e mancettine a categoria, con cui tutto lo scibile del populismo più bieco ci viene riversato addosso, dalla mancia ai diciottenni al pupo che verrà, al nonno che merita il suo piccione al parco, al nipotino che vuole il lecca-lecca, con un occhio di riguardo ai vitaliziati di ogni ordine e grado.
Domani illustreremo le “perle” di questa pseudomanovra. Intanto godiamoci estasiati la cena promozionale di colui che crede di aver capito i segreti dell’economia americana, ma che ancora ragiona come un Cirino Pomicino qualsiasi.
Del resto, mentre è ormai inequivocabile che Renzi non capisce niente o quasi, è altrettanto chiaro – lo ha detto in Tv, da Floris, ieri sera, Cacciari – che “non ha niente a che fare con la sinistra perché non è di sinistra”.
È solo stato messo lì da un non-presidente che applaudiva i carri armati di Budapest…
[Massimo Scalas] – continua