wonderland Italy. I NODI, IL PETTINE E I GAS DI SCARICO. 3

Pil. Non c’è verso di svegliarlo!
Pil. Non c’è verso di svegliarlo!

In attesa della Troika che verrà, andiamo avanti con il tema di questi ultimi giorni.

FMI E STUPORI “PADOANI”

Il Fondo Monetario Internazionale abbassa le stime di crescita per l’Italia per il 2017 e il 2018.

Il Pil crescerà quest’anno dello 0,7%, 0,2 punti percentuali in meno rispetto alle stime di ottobre. Nel 2018 la crescita sarà dello 0,8%, 0,3 punti percentuali in meno rispetto alle precedenti stime.

Lo afferma il Fmi aggiornando il World Economic Outlook. Nel 2016 l’economia italiana è cresciuta dello 0,9%.

Il Fmi conferma le stime di crescita mondiali per il 2016 e il 2017. Il Pil globale crescerà quest’anno del 3,4%, per accelerare nel 2018 a +3,6%.

Il Fmi rivede al rialzo le stime per le economie avanzate, che cresceranno quest’anno dell’1,9%, 0,1 punti percentuali in più rispetto alle stime precedenti, e nel 2018 del 2,0%, +0,2 punti percentuali.

Il Fmi rivede al rialzo le stime di crescita degli Stati Uniti e dell’Area euro nel 2017.

L’economia americana si espanderà quest’anno del 2,3%, 0,1 punti percentuali in più rispetto alle stime di ottobre. Per il 2018 la crescita è stimata a +2,5%, 0,4 punti percentuali in più rispetto alle previsioni precedenti.

Che buffo. La Brexit ha colpito noi invece degli inglesi!
Che buffo. La Brexit ha colpito noi invece degli inglesi!

L’Area euro crescerà quest’anno dell’1,6%, +0,1 punti in più rispetto alle stime di ottobre. Invariata a +1,6% la crescita per il 2018.

L’economia inglese resiste alla Brexit. Il Fmi rivede al rialzo le stime di crescita della Gran Bretagna per il 2017, al ribasso quelle per il 2018. La crescita inglese si attesterà quest’anno al +1,5%, 0,4 punti percentuali in più rispetto alle stime di ottobre, ma in rallentamento rispetto al +2,0% del 2016.

Per il 2017 il Pil inglese è previsto attestarsi al +1,4%, 0,3 punti percentuali in meno rispetto alle previsioni precedenti.

In pratica signori e signore, il Fmi, che per altro non è la Bibbia, stima che l’Italia, andrà in controtendenza rispetto al resto del mondo, crescendo meno del previsto e in ogni caso 5 volte meno rispetto al resto del mondo, 3 volte meno degli Usa, due volte meno dell’area Ue e persino due volte meno degli inglesi dopo la Brexit… Eh sì! Si vede proprio che la Brexit ha colpito duramente l’Italia: speriamo che a nessun altro venga in mente di uscire dall’Ue sennò son dolori…

Padoan: l’unico stupito è lui
Padoan: l’unico stupito è lui

Ma perché questo pessimismo su di noi? La spiegazione è in queste dichiarazioni del tenero Padoan: “Sono un po’ stupito dalla revisione al ribasso delle stime del Pil per l’Italia da parte del Fondo Monetario, perché le ragioni addotte per una crescita più bassa sono più incertezza politica, difficile da argomentare dopo il referendum e con un governo in continuità con il precedente, anche coi problemi con le banche”.

“Ma – ha detto il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan al Tg3 – anche qui sono state prese misure per fronteggiare alcune situazioni bancarie che non sono preoccupanti”.

Capite bene che di fronte a parole come queste, il Fmi è stato anche magnanimo (punto).

LA SOLITA IMPRENDITORIA ITALIANA

Andiamo ora a chiudere il cerchio parlando di un caso emblematico di imprenditore tipo italiano.

Parlo di Leonardo Del Vecchio, fondatore di Luxottica, un colosso dell’occhialeria di livello mondiale. Fondata nel 1961 è diventata negli ultimi 15 anni leader mondiale del settore, con marchi acquisiti come Ray Ban. In particolare il decennio che ha visto l’azienda affidata all’Ad Guerra è stato quella del salto di qualità, con un internazionalizzazione spinta dell’azienda.

Alla fine del 2014, all’improvviso, nel giro di pochi mesi, prima l’amministratore delegato Andrea Guerra e poi il suo successore Enrico Cavatorta se ne vanno.

Luxottica ai francesi: una storia che si ripete (come la Breda...)
Luxottica ai francesi: una storia che si ripete (come la Breda…)

Nel 2015 uno dei due nuovi Ad, Adil Mehboob-Khan, approdato alla guida della società da poco più di un anno, farà le valigie e se ne andrà. L’altro amministratore delegato, Massimo Vian, che si occupa del prodotto, rimane al suo posto con deleghe immutate. Mentre quelle sui mercati di Khan passano al fondatore e primo azionista di Luxottica, Leonardo Del Vecchio.

Dunque, ricapitoliamo, fino al 2014 una bella storia italiana, di un signore che iniziando dal nulla diviene a tutti gli effetti il più grande imprenditore italiano, uno alla Caprotti per intenderci (il defunto fondatore di Esselunga), uno che si è fatto da solo, che a differenza dei Montezemolo e dei De Benedetti, non deve nulla alla politica.

Poi, dopo un lungo periodo di stabilità, dovuta all’affidamento dell’azienda a un bravo manager come Guerra, una scelta di stampo anglosassone, dal 2014 inizia la girandola dei manager. Perché? Perché Del Vecchio torna sui suoi passi e decide di rientrare direttamente nella gestione aziendale. Sì, ma perché questo?

Perché tiene famiglia, perché ha mogli e figli ingordi da accontentare. Insomma la solita vecchia storia dell’imprenditoria italiana. Nelle interviste, Del Vecchio dice di voler preparare la strada all’arrivo dei figli in azienda. Qualcuno storce il naso, ma si può ancora pensare che egli voglia solo avviare i discendenti al futuro: quali grandi azionisti dovranno vegliare sui destini di Luxottica.

Le notizie successive sono però scoraggianti. L’attuale moglie di Del Vecchio vuole la proprietà diretta del 25% del capitale, sconvolgendo i piani successori, e reclama ruoli in azienda per il figlio. Uno dei due amministratori delegati che succedono a Guerra, resta poco più di un anno, dopo di che vende azioni a Del Vecchio per 22 milioni; la mossa pare preludere al disimpegno dovuto, sembra, al peso in azienda di consulenti esterni legati alla famiglia.

Insomma, avete già capito. A questo punto la fine era già scritta, con la vendita di Luxottica, per altro presentata dalla stampa italiana pressoché al completo come una fusione, come una genialata del nostro annebbiato condottiero, e non per quello che è, una resa alle voracità familiari, con, e questa è la verità, la nascita di una nuova società a trazione francese, dove alla famiglia del vecchio spetteranno il 30% delle azioni. Ovvero in soldoni, Luxottica passa ai francesi (punto).

Fondazione Gates: c’è chi pòle e chi... Mediaset
Fondazione Gates: c’è chi pòle e chi… Mediaset

Un ultimo spunto di riflessione: solo il 36% dei figli americani subentra nell’attività del padre, contro il 57% degli europei e il 56% degli asiatici. In Italia siamo all’80%.

Negli Usa, infatti, il concetto è che ai figli si lasciano i denti con i quali procurarsi il pane, ovvero, ottimi studi e duro apprendistato in azienda. Poi però l’azienda la si affida ai manager o la si vende, ma non la si dà ai figli, i quali devono fare la loro strada con gli (ottimi) mezzi che hanno ricevuto.

Bill Gates per esempio non ha lasciato nulla alla figlia, ma ha deciso di conferire tutto il suo patrimonio nella fondazione filantropica da lui fondata.

Bene, augurandoci che prima o poi si possa vivere in un Paese in cui, nelle zone di montagna, ci sia uno spazzaneve che quando nevica, spazzi la neve.

Prima. Non dopo che si sono formati due metri di spessore.

[Massimo Scalas – Fine]

[Fonti: Fondazione Leoni, The Economist, Fmi]

Print Friendly, PDF & Email