wonderland italy. I NODI VENGONO AL PETTINE

I due Berlusca: «Ma... Lui chi è?»
I due Berlusca: «Ma… Lui chi è?»

DUNQUE I NODI vengono al pettine. Avevamo lasciato l’incredulo Renzi a farsi domande e darsi risposte: il popolo non capisce, non capisce lui e lui non capisce il popolo.

Non capisce perché, nonostante tutte le “evidenze”, nessuno gli renda il merito di aver trasformato questo scassato Paese in una Ferrari. Noi abbiamo cercato di aiutarlo e di fargli capire che, forse, accontentarsi di dire che il Paese non crolla più in verticale sarebbe stato più saggio e soprattutto onesto.

grafici industriaNon è poco. Ma a lui, ormai clone perfetto di Berlusconi, questo pare niente e insiste. Allora insistiamo anche noi: ecco i dati, ampiamente attesi di questo mese sugli ordinativi industriali (sui quali aleggia un silenzio di tomba):

  • Nuovi ordinativi industriali (annuale) riferiti a marzo: +0.1 da +3.8 precedente
  • Nuovi ordinativi industriali (mensile) riferiti a marzo: -3.3% da +0.7% precedente
  • Vendite industriali (annuale) riferite a marzo: – 3.6% rispetto a -0.2% precedente
  • Vendite industriali (mensile) riferite a marzo: -1.6% rispetto a +0.1% precedente
    (http://www.istat.it/it/archivio/186345http://www.istat.it/it/archivio/186300)
  • Vendite al dettaglio (mensile) riferite a marzo: -0.6% da +0.3% precedente
  • Vendite al dettaglio (annuale) riferite a marzo: +2.2% da +2.7% precedente

AUTO, FINE DELLA FESTA

L’auto s’è fermata...
L’auto s’è fermata…

Cosa è accaduto? L’estate scorsa avevo scritto che il settore industriale era trainato dal settore auto, che ha vissuto per più di due anni un vero e proprio boom di vendite a doppia cifra: questo perché dopo anni in cui le persone avevano smesso di spendere in auto nuove il parco macchine era ormai obsoleto e era ormai scritto nelle stelle che ci dovesse essere un ricambio.

E vi ponevo la domanda su cosa sarebbe accaduto nel momento in cui detto ricambio si fosse completato o attenuato. Ecco la risposta, un’altra risposta al signor Renzi sull’efficacia del suo operato in questi 3 anni: il manifatturiero è di nuovo fermo anzi no, scivola indietro.

IL CUORE DELLE COSE

Ma vediamo di capire meglio questi dati: probabilmente per quanto riguarda gli ordinativi delle industrie c’è un disturbo recato dalla Pasqua, poi c’è da dire che il crollo di questi mesi dei prezzi delle materie prime (faccio notare che per quanto riguarda l’alimentare fresco, c’è un calo in atto da anni, come testimoniano le vicende legate al prezzo del latte), si è trasmesso fino ai prezzi al consumo.

Ma d’altro canto, la stessa Pasqua avrebbe dovuto rappresentare una spinta alle vendite al dettaglio, che invece sono in contrazione. Perché? Intanto vediamo che se prendiamo il dato di vendite in volume al netto dell’inflazione il dato è ancora peggiore.

trippa per gattiE allora si capisce che continua un meccanismo che si protrae ormai da qualche anno, ma che si è accentuato negli ultimi mesi: le aziende della grande distribuzione, per mantenere le quote di mercato e i volumi di vendite, vanno avanti a colpi di feroci campagne promozionali, che permettono di aumentare i volumi di vendita ma a scapito degli utili.

I margini sono sempre più ridotti, la gente ormai compra solo in presenza di forti sconti e tutto ciò manda in sofferenza i conti aziendali: 8 miliardi di euro di mancati utili l’anno è il prezzo che le aziende pagano per drogare il mercato con le promozioni.

Ma come nasce tale circolo vizioso? A parte i noti problemi legati al sistema-Paese (vedi fisco, criminalità, burocrazia, infrastrutture) c’è una peculiarità legata all’avvento dell’e-commerce e di colossi tipo Amazon e alla filiera troppo lunga che ancora caratterizza il commercio in Italia.

MA ALLORA PERCHÉ I PORTAFOGLI SONO VUOTI?

trippa per gatti --Ma se i prezzi sono bassi e il Paese è in deflazione (vedi dati della scorsa settimana), perché i nostri portafogli restano vuoti?

Intanto i dati sull’inflazione degli stipendi italiani:

  • Inflazione stipendi italiani (mensile) di aprile 0% come mese precedente
  • Inflazione stipendi italiani (annuale) di aprile +0.6% da + 0.8% del mese precedente

Cioè, gli stipendi sono fermi su base mensile e in contrazione rispetto alla precedente rilevazione su base annuale. D’altro canto uno può dire, beh… se i prezzi sono in deflazione il mio portafoglio dovrebbe comunque essere un pochino più gonfio.

Ma come sappiamo non è così. Perché? Perché lo Stato ha raggiunto il picco storico di tassazione, perché anche dove qualcosa è stato alleggerito a livello nazionale, subito viene ri-appesantito con gli interessi a livello locale, perché il Mef (Ministero Economia e Finanze e non io), certifica che la pressione fiscale dello Stato è al massimo storico del 45.2% ma non ci dice che le tasse locali portano il totale ben oltre il 50%.

E ALLORA … CALO DELLA FIDUCIA!

E quindi appare normale che questa settimana i dati relativi alla fiducia siano:

  • Livello di fiducia delle aziende maggio: 102.1 da 102.7 precedente
  • Livello di fiducia dei consumatori 112.7 da 114.1 precedente

Interessante notare che per quanto riguarda i consumatori, tale livello resta stabile per quanto riguarda le prospettive personali, mentre cala bruscamente per quanto riguarda le prospettive del Paese e questo è l’esatto contrario di quanto avveniva nei mesi precedenti. Quindi questo dato ci segnala un’insicurezza di fondo crescente da parte delle persone e delle aziende.

UN BEL QUADRETTO D’INSIEME

trippa per gatti 3Per tutto quanto esposto sinora, consegue un rischio di fondo. Il rischio è, se non s’inverte subito, che le aziende inizino un nuovo ciclo di tagli alla spesa, con ristrutturazioni interne fatte di licenziamenti e di tagli agli investimenti.

Ovviamente questo significa anche meno tasse pagate allo Stato, sia a causa del minore gettito Iva legato al calo dei fatturati, sia di minori contributi pagati dai lavoratori, che anzi, se licenziati tornano a pesare sulla previdenza in modo drammatico.

Vedremo: il tempo stringe e le riforme non si fanno.

PIOVONO POLPETTE, AVVELENATE

Ecco allora che il nostro Renzidarignano, che il conte De Magistris, un nulla prestato alla politica (Nulla ci prega di non restituirglielo… perché non è che può ingoiare proprio tutto anche lui…), ha elegantemente additato al popolo napoletano come uno da fare “cagare sotto dalla paura” (bei tempi quando ognuno sapeva quale era il suo ruolo e non lo disonorava in questo modo!), un po’ di fifa inizia ad averla perché, anche se non lo può dire, è chiaro che quanto riportato dalla Direzione Ricerca e Studi di Intesa S. Paolo è la pura verità:

Vi regalo un po’ di soldi!
E ora vi regalo un po’ di soldi…!

«Negli ultimi anni si nota un trend di crollo del costo “marginale” del debito (il costo delle nuove emissioni, dal 4,5% del 2012 allo 0,8% del 2016), che si riflette con ritardo sul costo medio del debito, che in pratica è “blindato” almeno per il biennio 2016-17 (ma verosimilmente anche oltre) grazie agli effetti ritardati di quanto avvenuto negli ultimi due anni (principalmente grazie al Qe messo in atto dalla Bce). Per quanto riguarda il saldo primario, il trend di miglioramento che si è avuto dal 2011 al 2014 sembra essersi in qualche modo interrotto e potrebbe riprendere non prima del 2018».

E quindi, egli sa perfettamente che se siamo ancora in piedi è solo merito della Bce e che se i tassi sui nostri titoli pubblici dovessero per sbaglio tornare a salire siamo fritti. Renzi lo sa…

E i professori esultano
E i professori esultano…

E quindi che fa? Fa come il mio cane: problema grosso, grossa ronfata, sperando che al risveglio tutto si sia risolto da solo. Quindi come fatto sino ad ora.

E siccome abbiamo le elezioni, inizia ad annunciare i provvedimenti più disparati e disorganici, irrazionali e spenderecci e naturalmente ininfluenti sull’andamento economico del nostro Paese, ma assai pesanti, vedrete, per i nostri portafogli di qui a 2 anni.

Come paventavo la scorsa settimana, sono allo studio una serie di provvedimenti che definirei… definirei… non definirei. Vediamo.

L’USCITA FLESSIBILE, CON INGRESSO ALL’INFERNO

Il provvedimento principe dovrebbe essere, la flessibilità in uscita dal lavoro (Ape), ovvero permettere a chi vuole di anticipare la messa in pensione: si ipotizza una penalizzazione massima (legata al reddito) del 4% l’anno sino a tre anni.

Come finanziarlo? L’ideona e quella del prestito pensionistico, con le banche a erogarlo e l’Inps a garantirlo. Alla fine, quella garanzia sarebbe traslata direttamente in un aumento del debito pubblico.

Insomma, Renzi vuole fare contenta una categoria di persone (come sempre un provvedimento non universale, ma a discrezione) e per questo gli fa credere che li manda prima in pensione, quasi “aggratiss”, in realtà fa fare un bel mutuo, che prevede poi una trattenuta ventennale sulla pensione (come la cessione del quinto dello stipendio).

Questo perché secondo lui, la gente arriva, tutta almeno, a 80 anni di vita. E se muore prima?

Il prestito viene garantito dallo Stato, che in caso di morte prematura rifonde integralmente e con gli interessi la banca… Dunque si va a smontare l’unica riforma seria (come sempre, schifezza degli esodati a parte) fatta negli ultimi 10 anni. Il costo stimato è di 1 miliardo annuo. Fate voi!

LE PENSIONI MINIME + 80 €

Altro provvedimento in tema pensioni, il bonus da 80 euro per i pensionati al minimo, provvedimento apparentemente sacrosanto, ma che, se l’intento è quello di stimolare l’economia, come già dimostrato per gli 80 euro in busta paga, non servirà a nulla (altro provvedimento discrezionale: e 2!). Costo stimato tra i 2.3 e i 3.5 miliardi annui. Fate voi!

LA DECONTRIBUZIONE STRUTTURALE A DISCREZIONE

Come dicevo la scorsa settimana, anche Renzi si è accorto di aver buttato nel cesso 60 miliardi in tre anni per provvedimenti a termine o a categoria, fatti in deficit, cioè senza coperture, che hanno fatto crescere l’Italia della metà rispetto alla media europea.

Quindi ora studiano, sempre in deficit (cioè con i soldi nostri) una bella decontribuzione fiscale di 4-6 punti percentuali (si pensa l’Irpef). Ma solo per i neoassunti: anzi no, per tutti i lavoratori a tempo indeterminato (e gli altri chi sono? Figli di nessuno?)

Costo stimato? Boh! Intanto restano poco più di due anni di governo e 60 miliardi buttati via, con i quali si sarebbe potuta ridurre subito l’Irpef e di molto, mettendo, nelle tasche di tutti, soldi da spendere come più ci pare: proprio quello che i politici non vogliono. Loro vogliono premiare chi pare a loro e mettere in castigo gli altri. E tre! E fate voi!

CI SONO ANCHE COSE BUONE…

Carlo Calenda
Carlo Calenda

A questo punto, siccome sono conscio di dare sempre l’impressione di avercela con Renzi (ma che colpa ne ho, se i numeri non coincidono con i desideri del prode fiorentino?), chiudo con una nota di comicità e con una nota di apprezzamento.

Partiamo dalla seconda: in settimana c’è stata l’assemblea di Confindustria, in cui il nuovo presidente Boccia oltre ad appoggiare il referendum costituzionale per motivi che io approvo (cari difensori della Costituzione, siete in ritardo di 50 anni, non siete credibili e poi, tenetevelo voi un Parlamento che impiega anni a varare una legge!), ha chiesto ai suoi di aprirsi e non a parole alla concorrenza e al mondo, di rinunciare alle sovvenzioni dello Stato e a tutte quelle agevolazioni a pioggia e ad personam… ma soprattutto mi è piaciuto l’intervento del neo ministro per lo sviluppo economico, Calenda, il quale ha detto cose che immagino avranno fatto da subito venire l’orticaria a Renzi: ha detto che riprenderà la spending review, sulle basi del lavoro di Cottarelli; ha detto che il Mise (il suo ministero) sarà rivoltato come un calzino e messo in grado di funzionare; ha detto che presenzierà regolarmente alle riunioni in Commissione Ue sullo sviluppo e concorrenza, cosa che gli italiani non hanno mai fatto (e si son visti i risultati); ha detto che il Mise è aperto alle aziende, ma che gli imprenditori sappiano che ogni contatto sarà reso pubblico integralmente (vero Guidi?); ha detto, tra gli applausi, che taglierà tutte le agevolazioni a pioggia alle imprese in cambio di una riforma fiscale cui il governo sta lavorando. Speriamo.

MA CHIUDIAMO CON LE COMICHE

Che ridere, ragazzi!
Che ridere, ragazzi!

I 5 Stelle, ormai si sa, sono ragazzi mediamente onesti, volenterosi, che fanno anche tante cose buone (e infatti hanno per ora, il mio voto) ma non capiscono una beata fava di economia (ed è strano per un partito-azienda come sono… Casaleggio qualcosa dovrebbe chiapparci… o almeno il suo commercialista). Si dà il caso che stiano presentando una proposta di legge per rendere pubblica la Banca d’Italia!

Ora, si dà il caso che io vi abbia postato, tempo fa, l’azionariato della Banca d’Italia (per farvi capire cosa accade se chi deve vigilare si sente “obbligato” di particolari riguardi verso gli azionisti), che è composto dalle banche private italiane.

Ma si dà anche il caso che la Banca d’Italia sia un ente di diritto pubblico e che lo statuto preveda espressamente che le quote azionarie non attribuiscono alcun diritto, alcun potere decisionale agli azionisti, che sono totalmente esclusi dalla gestione della banca.

In pratica i grillini confondono la forma giuridica con la forma societaria. D’altro canto gli stessi grillini hanno definito l’Amac, l’azienda degli acquedotti di Roma, come un’azienda privata perché SpA. Questo, oltre che essere incredibile e rivelatore di una ignoranza abissale della materia che qualsiasi politico dovrebbe conoscere a menadito, pone degli enormi punti di domanda su un movimento che vorrebbe diventare classe dirigente.

Al netto delle risate.

[Massimo Scalas]


P.S. – Questa settimana vi invito caldamente a leggere wonderland planet, dove scoprirete perché comunque Renzi è un uomo sfacciatamente fortunato e probabilmente destinato a durare. Cose grosse direi, rivoluzionarie quelle all’orizzonte…


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